Autogrill, duello Antitrust-Benetton

sabato 24 aprile 2004
Autogrill, duello Antitrust-Benetton
L’Autorità: non trasparenti le gare sulle autostrade. La replica: siamo in linea con l’Europa
MILANO - Sembra non avere fine la vicenda che contrappone Antitrust ed Edizione Holding, la finanziaria della famiglia Benetton, sul nodo degli Autogrill. L’autorità guidata da Giuseppe Tesauro ha fatto sapere di avere avviato nei giorni scorsi un procedimento di «inottemperanza» nei confronti della finanziaria azionista di maggioranza sia di Autostrade sia di Autogrill. Per ora è solo un primo passo, l’apertura di un iter che prevede la parola alla difesa. Ma se si dovesse arrivare a una multa entro i 90 giorni previsti dal «contraddittorio» questa potrebbe essere pari al 10% del fatturato della finanziaria della famiglia che ha portato in tutto il mondo il made in Italy con gli «united colors». Sotto la lente dell’autorità, dopo la multa da 15 milioni di euro già comminata nel 2002 alla stessa Edizione Holding, ci sono le gare effettuate dall’ advisor Roland Berger per la concessione dei punti ristoro lungo i tratti autostradali, che richiedendo un partenariato nella distribuzione della benzina «non garantiscono a tutti i partecipanti modalità di accesso potenzialmente paritetiche». Soprattutto per le società non italiane. Ma in discussione c’è anche lo stesso meccanismo scelto dall’ advisor che prevede la partecipazione alla gara degli "Ati", le associazioni temporanee di imprese, e che permette alla società che ha il diritto di prelazione di scegliere il gestore del servizio di ristoro senza una ulteriore gara e di passare il testimone successivamente. Insomma, il pericolo, potenzialmente ravvisato dall’Antitrust sin da quando nel 2000 la finanziaria presieduta da Gilberto Benetton acquistò Autostrade e per Tesauro mai venuto meno, è quello di una concentrazione dei punti ristoro con il marchio Autogrill lungo la rete italiana grazie all’intreccio azionario dei tre gruppi. La finanziaria insomma non starebbe rispettando i termini del via libera condizionato ricevuto nel 2000. Tutti e tre i gruppi hanno contestato la decisione. In prima linea, chiaramente, Edizione Holding che ha sottolineato come l’ advisor abbia agito in «piena autonomia», non avendo la finanziaria nessun «potere di indirizzo» su di esso. Ma non si ferma qui. E contesta anche nel merito tutti i punti del documento firmato da Tesauro. Il meccanismo è «ampiamente utilizzato in molti Paesi della Ue». Roland Berger ha fatto sapere di aver operato «nel rispetto delle regole». Solo un mese e mezzo fa Gilberto Benetton scriveva alle più alte cariche dello Stato «rammaricandosi» di dover avviare una procedura esplorativa per la vendita del 57% di Autogrill, a causa delle «pressioni» subite dall’Antitrust. Una vendita che aiuterebbe anche a gestire le difficoltà finanziarie di Benetton. Il mandato per l’esplorazione è stato dato a Goldman Sachs. Sia Intesa sia UniCredito hanno annunciato interesse per l’eventuale cessione. E tra le cinque cordate che stanno valutando finanziamenti e forze ce ne sarebbe solo una italiana, promossa da Giovanni Tamburi.
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Massimo Sideri
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