Berlusconi: dialogo ma senza cedimenti
|
|
 |
|
 |
 |
|
 |
 |
 |
retroscena Augusto Minzolini
 |
 |
 |
(Del 18/4/2002 Sezione: Economia Pag. 7)
|
 |
Berlusconi: dialogo ma senza cedimenti |
Il premier: è stata una protesta sproporzionata, una battaglia politica «Solo due su dieci sapevano di cosa si trattava, gli altri partecipavano» |
Inviato a BUCAREST FORSE ha davvero frainteso, o forse non aveva nessuna voglia di occuparsi di quell´argomento tanto spinoso all´estero, sta di fatto che ieri Silvio Berlusconi nella conferenza stampa ufficiale del suo viaggio in Romania, nel grande salone di palazzo Victoria, tutti marmi e stucchi, e alla presenza del primo ministro Nastase, ha mal interpretato una domanda di un giornalista rumeno sull´art. 18. Per una decina di minuti, infatti, il premier si è dilungato con disinvoltura su un altro art. 18, quello contenuto in un accordo siglato dal nostro paese con la Romania sulla disciplina dei visti di soggiorno, dando vita ad una commedia degli equivoci. E´ andato avanti imperterrito fino a quando l´interlocutore gli ha spiegato che il tema della sua domanda riguardava proprio la proposta di legge del governo contro cui ha scioperato mezza Italia. Inutile dire che il nostro si è ripreso subito, alla sua maniera, con un tradizionale quanto squillante «ma poteva dirlo prima, avremmo risparmiato tempo». Da lì è tornato il Berlusconi di sempre, quello che riesce a fare «propaganda» o «pubblicità» (sono sue parole) in ogni parte del mondo. Questa volta tra una battuta e l´altra sullo sciopero più o meno riuscito, il «leit motiv» che si è imposto il Cavaliere è stato quello della ricerca del «dialogo». Insomma, l´arcobaleno che dovrebbe seguire la tempesta della manifestazione di Roma e dello sciopero generale. Solo che nel mare di parole berlusconiano del momento, in cui i termini «dialogo», «confronto», «negoziato» vengono usati a iosa, è difficile capire come, in che modo e con quali limiti il governo vuole tornare a parlare con i sindacati. Per rendere chiare delle parole volutamente fumose, è stato necessario stringere il premier nella hall dell´Hilton di Bucarest, l´albergo che lo ospita in questo soggiorno nei Balcani. «Le parti sociali - ha scandito il presidente del consiglio - debbono riprendere a trattare tra loro. Come noi abbiamo sempre detto che dobbiamo fare il cambiamento, loro comincino a fare le negoziazioni su tutto il resto. Sapendo, però, che noi sulle modifiche all´art. 18 non faremo passi indietro». Appunto, bisogna venire a Bucarest per scoprire che lo sciopero generale non ha modificato di un virgola la posizione del governo. Il dialogo c´è su tutto il resto ma non sul provvedimento che la Cgil identifica come l´immagine del Male. Eh sì, perché quello che per Cofferati è diventato un simbolo, per il Cavaliere si è trasformato, sia pure senza entusiasmi particolari, in un Totem. La battaglia per entrambi è diventata squisitamente politica. «In questo sciopero - ha osservato sarcastico il premier - due su dieci sapevano e otto su dieci partecipavano. Ho il sospetto fondato che lo sciopero sia stato tutto politico. E´ uno sciopero non proporzionato a misure parziali e provvisorie sulle quali il governo non avrebbe mai immaginato che si sarebbe scatenata una guerra di religione. E´ confortante che durante uno sciopero, in cui il sindacato ha dimostrato di avere un seguito importante, non ci siano stati incidenti. Detto questo la vita si è svolta regolarmente e il fatto che il consumo di energia si sia ridotto solo del 20% dimostra che lo sciopero ha avuto dimensioni contenute. Ora il governo spera che i sindacati tornino al negoziato, come pure che l'opposizione ritorni in se stessa e ritrovi la matassa che ha perso. Non credo che voglia continuare a fare ancora per 4 anni quello che ha fatto finora» Così piano, piano emerge un dato: le offerte di «dialogo» del Cavaliere si basano sulla convinzione che il sindacato abbia sparato tutte le sue cartucce, che prima o poi dovrà accettare l´idea di avere di fronte un governo solido con cui deve fare i conti. Non per nulla all´estero come in Italia Berlusconi non si stanca di ripetere che il suo esecutivo e la sua maggioranza scoppiano di salute. Anche il primo ministro rumeno, a dir poco sorpreso, si è visto scodellare sul tavolo davanti alle telecamere i diagrammi degli ultimi sondaggi. «Il mio governo ha una fiducia record - ha detto il premier -, quella verso il premier arriva addirittura al 68,7 per cento. E´ il primo governo che dispone di una maggioranza solida in un paese che ha cambiato 56-57 governi in cinquant´anni. Noi abbiamo la possibilità di governare cinque anni ma proprio per questo dobbiamo fare riforme in tutti i settori. Dovremo toccare interessi e privilegi sapendo che ci saranno vantaggi migliori per tutti. Ben sapendo, come diceva Machiavelli, che le riforme sono la cosa più difficile per il Principe: ha di fronte dei nemici certi, che sono quelli i cui interessi sono toccati, e dei sostenitori incerti, perché solo con il tempo si convinceranno dei loro vantaggi». E allora perché un uomo a cui piace piacere come il Cavaliere va avanti in questa battaglia? «Lo faccio per la Storia» ha detto ieri davanti al collega rumeno un Cavaliere sempre più incontenibile. Inutile nasconderlo il mestiere del governante è ormai l´unica cosa che l´appassiona, addirittura più del Milan. «Con quella squadra ho vinto tutto e di più - ha spiegato alla stampa rumena - ma è molto meglio governare il belpaese». Cofferati è avvertito. |
|
 |
 |
 |
 |
|
|
|
 |
 |
 |
 |
 |
|
 |
|
 |
Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy