Berlusconi: violenza nata dal clima di guerra civil
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(Del 20/3/2002 Sezione: Interni Pag. 5)
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IL CORDOGLIO DI CIAMPI. CASINI: «E´ IL MOMENTO DI DIMOSTRARE CHE LE ISTITUZIONI SONO SOLIDE» |
Berlusconi: violenza nata dal clima di guerra civile |
Scajola rientra dagli Usa, oggi alla Camera |
ROMA
La prima risposta del governo arriverà dal Consiglio dei ministri di stamane. Era convocato per discutere di immigrazione, ma dopo l´assassinio di Marco Biagi si è trasformato nei fatti in un gabinetto di crisi. Ci sarà il presidente del Consiglio, nonostante il malessere che gli ha impedito ieri di parlare alla Camera. Il ministro dell´Interno, Claudio Scajola, ha interrotto la sua visita negli Stati Uniti, dov´era accompagnato dal capo della polizia Gianni De Gennaro. Il loro rientro è previsto alle prime luci dell´alba, in tempo per consentire al responsabile della sicurezza di raccogliere tutti gli elementi investigativi e riferirne ai colleghi di governo. Successivamente, ne darà conto alla Camera e al Senato. Sulla matrice terroristica, Scajola ha mostrato fin dal primo istante di non nutrire dubbi. «E´ un atto gravissimo», ha dichiarato, «il capo dell´antiterrorismo è già all´opera con i suoi uomini». Il ministro ha ricordato che, dopo il delitto D´Antona, le indagini non si erano mai interrotte, e da ultimo c´era parecchia preoccupazione per altri possibili attentati. Però il ministro ha invitato a nutrire «consapevolezza della forza dello Stato» e ha insistito sull´«unità delle forze politiche». Parole che corrispondono a quelle pronunciate dal presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini: «E´ il momento per tutte le persone ragionevoli di dimostrare che le istituzioni sono solide e il terrorismo non può raggiungere i suoi obiettivi». Il contributo di tutti, anzi «la massima unità possibile tra tutti coloro che hanno a cuore le libere istituzioni» è quanto hanno chiesto a caldo anche il premier e il vice-premier. Gianfranco Fini prima ha espresso questa «speranza», poi a «Porta a Porta» ha detto che chi ha ucciso Biagi aveva un unico obiettivo: «Fare precipitare il confronto che, pur acceso, finora si era sempre mantenuto in una logica democratica». Anche Silvio Berlusconi ha voluto stabilire immediatamente un collegamento molto netto e preciso tra l´attentato di ieri sera a Bologna e lo scontro politico in atto nel paese. «Il senso di responsabilità», ha dichiarato il premier, «impone a tutti di interrompere la catena dell´odio e della menzogna, perché è di questo che si nutre l´inumana ideologia che muove la mano degli assassini». «Nel conflitto sociale e politico», ha insistito Berlusconi, «occorrono ragionevolezza, senso della misura. Bisogna smetterla di considerare nemici gli avversari. Bisogna uscire dalla spirale dell´odio politico e da un funesto linguaggio degno di una guerra civile». Il presidente del Consiglio (che dall´abitazione di Macherio s´è tenuto in contatto fino a notte fonda con Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, corsi subito a Palazzo Chigi dopo la notizia dell´attentato) non fa nomi, ma è chiaro il senso del suo sfogo: le critiche al suo governo hanno passato il segno, gli attentati sono il risultato finale. Rocco Buttiglione, senza usare toni altrettanto forti, è tuttavia d´accordo sulla tesi di fondo: questo delitto c´era da aspettarselo, visto il clima che s´è creato nel paese. Giulio Tremonti, che insieme con Roberto Maroni si trovava da Vespa quando è giunta la notizia, non ha rilasciato alcun commento. Il ministro dell´Economia è comparso in trasmissione al fianco dei leader sindacali Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, però silenzioso: segno evidente che, se avesse palato, avrebbe espresso giudizi forse troppo duri per essere pronunciati a caldo. Nemmeno Umberto Bossi, che da Gorizia s´è precipitato sconvolto a Roma, è andato oltre un «no comment» a suo modo molto eloquente. Al di là delle polemiche, comunque, Berlusconi anticipa l´impegno «a scovare gli assassini di questo italiano onesto e civile e ad assicurarli alla giustizia». Resta la consapevolezza, aggiunge il presidente del Consiglio, che «il terrorismo si dimostra una volta di più, dopo l´omicidio di Massimo D´Antona, un pericolo attuale che deve essere fronteggiato con tutta la forza necessaria». |
Ugo Magri
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