18/2/2004 ore: 11:19

Berlusconi volta le spalle ai commercianti

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18.02.2004
Berlusconi volta le spalle ai commercianti
«Non possiamo essere il capro espiatorio degli errori del governo». Arriva la Guardia di Finanza
Laura Matteucci

MILANO La parabola dei commercianti, esaltati da Berlusconi in campagna elettorale, finiti adesso come capro espiatorio - insieme all’euro - del carovita d’Italia. Parte ai primi di marzo il programma
di monitoraggio dei prezzi nei negozi, quello ultimo richiesto da Tremonti. Ma in realtà la Guardia di Finanza rende noto di aver già effettuato tra novembre e febbraio 12.472 rilevazioni in tutto il territorio nazionale, sanzionando 503 esercizi per irregolarità varie
relative all’esposizione dei prezzi di vendita. È il primo bilancio elaborato dalle Fiamme Gialle in due distinte operazioni: la prima, tra novembre e dicembre, ha riguardato un monitoraggio sui prezzi di alcune categorie del commercio e della ristorazione e si è conclusa con 10.192 esercizi monitorati e 382 sanzioni elevate. La seconda,
scattata a gennaio e febbraio, ha riguardato la correttezza nei «saldi» con 121 multe staccate su un totale di 2.280 interventi fatti.
Persino il presidente di Confcommercio, Sergio Billè (che ieri sera si è visto con Tremonti), adesso non si dimostra troppo indulgente con il governo: con una lettera indirizzata al ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, e al presidente della Conferenza delle Regioni, Enzo Ghigo, Billè sottolinea la necessità che la riforma del commercio sia affrontata «attraverso meccanismi di concertazione interistituzionale, aperti al confronto con le associazioni d’impresa». «È importante però - conclude Billè - che tempi e modi di questa iniziativa siano sottratti ad ogni demagogia e alle incursioni tipiche di una stagione politica preelettorale».
Ma la bagarre sui prezzi fuori controllo continua. Se i commercianti si
difendono e accusano aumenti alla produzione, dall’Osservatorio Ismea arrivano notizie di direzione esattamente opposta. Prezzi in frenata per frutta e verdura nella prima settimana di febbraio, ma solo alla produzione: caduta dei listini all’origine degli ortaggi (-9% rispetto all’ultima settimana di gennaio), a fronte di aumenti del 3,6 e del 3,8% rispettivamente nelle fasi all’ingrosso e al dettaglio.
E continua anche la polemica sull’euro, l’altro capro espiatorio individuato dal governo. Stavolta interviene il ministro del Welfare, Roberto Maroni. Per dire: primo, «faremo presto un incontro con il sindacato che ci ha chiesto un tavolo sul carovita» (e il collega Antonio Marzano ha annunciato l’apertura di un altro tavolo, con le Regioni, sullo stesso tema); secondo, «i dati veri, quelli dell’Istat, dicono che il livello di povertà delle famiglie è diminuito dell’1%, cioè è diminuito il numero di famiglie che sta male»; terzo, chi va a fare la spesa «se la deve prendere, come ha detto Tremonti, principalmente
con l’euro e con chi ha speculato sul cambio».
Lui invece specula sull’affanno mensile degli italiani per insinuare uno
dei suoi principali obiettivi, spaccare il sindacato e «superare» la formula dei contratti nazionali di lavoro: «Uno dei modi - dice infatti - per far sì che stipendi e salari siano effettivi e commisurati al costo della vita è quello di rinnovare il modello contrattuale per passare dal contratto unico nazionale ai contratti regionali o locali».
Dal responsabile della consulta economica della Margherita, Roberto Pinza, arriva intanto una replica alle accuse di Tremonti sulla gestione della moneta unica. Riportando una notizia apparsa su un quotidiano romano, Pinza ricorda che «il primo aumento record dovuto al passaggio fra lira ed euro porta proprio la firma di Tremonti».
La spiegazione è nel decreto legge 452 28 dicembre 2001, in cui, ricorda Pinza, «sono indicate le “disposizioni urgenti in tema di accise, di giochi e scommesse...”, che all’articolo 9 stabiliva che la
giocata minima del lotto passava da mille lire ad un euro tondo a partire dal primo gennaio 2002, giorno di adozione ufficiale della nuova moneta».
Nuovo round anche per le polizze Rc auto, dopo l’audizione alla camera del presidente dell’Ania, Fabio Cerchiai. Per le associazioni dei consumatori la «girandola di annunci» sulle riduzioni delle tariffe «è solo l’ennesimo tentativo di gettare fumo negli occhi agli assicurati». Le diminuzioni di cui si parla, infatti, non riguarderanno i contratti in essere, «bensì solo nuove polizze, con ovvia penalizzazione degli automobilisti già assicurati».




   

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