11/6/2004 ore: 11:55

Boscolo: un impero a cinque stelle costruito in soli trent’anni

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FINANZA
lunedi 07 Giugno 2004
pag. 33
Angelo Boscolo
Un impero a cinque stelle costruito in soli trent’anni


PAOLO POSSAMAI


«E pensare che tutto è cominciato col radicchio: lo spacciavano tagliato con la lattuga finché hanno aperto un negozietto, quindi una rosticceria e poi un albergo, e poi un altro e un altro ancora. Ma chi li ferma questi?». In questa parabola Beppe Grillo sintetizza a modo suo, senza nemmeno romanzarla troppo, la storia dei quattro fratelli Boscolo. L’ha narrata così, un paio d’anni fa, a uno spettacolo riservato dai Boscolo ai loro clienti a Venezia. Non hanno remore Angelo e Giorgio, Rossano e Romano a ricordare i loro esordi da camerieri, baristi, cuochi, tuttofare; né di come hanno acquistato il loro primo albergo, a Sottomarina di Chioggia. Si chiamava Beau Rivage, nome cambiato in Airone per riusare tutte le lettere della vecchia scritta al neon. «Nel 1978 abbiamo rifatto i bagni dell’albergo del nostro debutto senza spaccare le piastrelle. Risparmiare era il primo comandamento» racconta Angelo, presidente di Boscolo Group.
E’ passato poco più di un quarto di secolo e Boscolo Group, contando 18 alberghi a 4 e 5 stelle lusso, è divenuta una delle maggiori catene italiane. Poiché di storia familiare si tratta, i quattro fratelli controllano pariteticamente il gruppo, al quale fanno capo la società degli hotel (quasi tutti in palazzi d’epoca), poi il ramo viaggi (Boscolo Tours e Rallo Worldwide), il settore dedicato alla gestione degli immobili (Boscolo Engineering), l’accademia di alta cucina (Boscolo Etoile). Sotto le insegne del gruppo chioggiotto lavorano 500 persone.
Con una punta di prosopopea e con l’orgoglio tipico di chi è davvero self made, i fratelli Boscolo nei dépliant propongono se stessi con un motto alquanto impegnativo: "Ambassadors of fine italian living around the world". Ce n’è d’avanzo per capire che non si pongono limiti, magari talvolta eccedendo nel leggere il futuro in chiave di puro entusiasmo. Il gruppo è arrivato a un fatturato nel 2002 di 175 milioni di euro, con un margine operativo lordo di poco superiore ai 20 milioni. Un terzo dei ricavi deriva dagli alberghi, oltre la metà dal settore viaggi, il resto dalle attività collaterali. Per il 2003 avevano indicato quale target ricavi complessivi per 300 milioni, raddoppiando in particolare la componente del fatturato alberghiero. Obiettivo mancato, perché i tempi di conclusione di alcuni dei grandi cantieri avviati per recuperare nuovi alberghi non sono stati rispettati. «Ma nel 2004 il raddoppio è garantito. Abbiamo avuto quattro cantieri contemporaneamente, che hanno richiesto decine di milioni di esborsi e non davano nulla. Il 2004 è l’anno della svolta perché metteremo a reddito strutture che daranno le ali ai nostri conti» assicura Angelo Boscolo. Non mancano gli ingredienti a sostegno di tanto ottimismo, primo fra tutti l’apertura fra un paio di mesi nel pieno centro di Budapest di un albergo da 200 camere. L’anno scorso Boscolo Group ha aperto a Praga l’hotel intitolato a Carlo V (150 camere), a Roma l’Exedra (250 camere) in piazza della Repubblica e l’Aleph nei pressi di via Veneto (100 camere). Il presidente, a chi chiede se abbia trattative in corso per ampliare ulteriormente il network, risponde caparbiamente che l’obiettivo è sbarcare anche a Londra, Parigi e Milano. A Venezia i Boscolo ci sono da sempre, poi sono arrivati a Firenze, Roma, Bologna, Lyone, Nizza, Praga, Budapest investendo centinaia di milioni di euro. Da questa imponente mole di investimenti immobiliari deriva il cospicuo livello di indebitamento accumulato dal gruppo, che tuttavia il presidente definisce «inferiore a 200 milioni di euro scadenzato a 15 anni» e comunque «del tutto fisiologico a fronte di un patrimonio immobiliare valutato, con perizie asseverate, 500550 milioni». Che possano essere necessarie risorse ulteriori per finanziare lo sviluppo, però, emerge dal progetto coltivato da Angelo Boscolo relativamente alla creazione di un Fondo chiuso per gli immobili di lusso e di un altro Fondo chiuso per gli alberghi a quattro stelle. I due Fondi sono stati concepiti per essere controllati al 100% da Boscolo Group. Ma a che servirebbe quest’architettura, se non a accogliere soci di minoranza in un secondo tempo, per portare soldi in cassa? I disegni ambiziosi al presidente non fanno difetto. Ha tentato di comprare quattro alberghi ex Ciga dalla Starwood Hotels, accompagnato da Interbanca. Ha provato a rilevare Parmatour dal disastro dei Tanzi. A suo tempo aveva tentato di prendere Italiatour da Alitalia. «Mio padre Bruno ci ha insegnato che per ogni porta che si chiude, si apre un portone. Mai demordere» dice Angelo Boscolo con la classica inflessione di chi è nato a Chioggia. A proposito di papà Bruno e di influssi genetici, è uno che dinanzi alla tragica alluvione del 1954, quando tutti i chioggiotti erano alle prese con danni e lacrime, s’è messo a vendere pompe idrauliche.
I Boscolo sono fra i pochissimi imprenditori veneziani assurti a notorietà, capaci di sedere nei salotti che vedono insieme la classe dirigente veneta. Sono membri del patto di sindacato di Banca Antonveneta, sono azionisti della compagnia aerea AlpiEagles e della società di gestione dell’aeroporto di Venezia (Save); assieme a Emilio Gnutti e Bepi Stefanel controllano l’esclusivo Golf Club "La Montecchia" ai piedi dei colli Euganei. Ma al cuore non comandano, alle origini non rinunciano. E Angelo racconta che il bello della vita sta in una gita in laguna a pesca di calamari o in una passeggiata domenicale sul corso di Chioggia.

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