Bossi scavalca Maroni sulle piccole imprese ma incassa il «no» del sindacato
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(Del 11/4/2002 Sezione: Economia Pag. 9)
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Fini: nessuno sarà licenziato per l´articolo 18 |
Bossi scavalca Maroni sulle piccole imprese ma incassa il «no» del sindacato |
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ROMA
Il ministro delle Riforme Umberto Bossi scavalca il collega di partito Roberto Maroni, ministro del Welfare, lanciando a sorpresa la proposta di estendere alle imprese con 20 o anche 25 dipendenti il limite, finora ancorato a 15 unità, entro il quale non si applica lo Statuto dei lavoratori, ma soprattutto la tanto contrastata norma dell´art.18 sui licenziamenti individuali. «La battaglia sull´art.18 - sottolinea Bossi - ha fatto rinascere la sinistra con un anno di anticipo. Rimane il fatto che noi siamo costretti a cambiare il paese, bisogna riformare, che è il contrario di resistere». Una sortita che attizza il fuoco delle polemiche non solo tra governo e parti sociali, ma pure tra maggioranza e opposizione, nonché all´interno della stessa maggioranza, proprio nel giorno in cui Maroni cerca di rasserenare il clima tra Lega Nord e Alleanza Nazionale diventato nei giorni scorsi rovente dopo l´annuncio che sarà il vice presidente del consiglio Gianfranco Fini a coordinare il confronto con sindacati ed imprenditori sul mercato del lavoro. Il quale, proprio ieri, ha detto di sentirsi «lanciare una sfida: non ci sarà mai un lavoratore che verrà licenziato a causa dell'articolo 18». «Fini - ha sottolineato il ministro del Welfare - mi ha garantito che l´iniziativa della «cabina di regia» a Palazzo Chigi va intesa nel senso di un coordinamento per evitare che il problema venga affrontato settorialmente». E´ un´idea utile, aggiunge, che rafforza l´iniziativa del governo, fatte salve le competenze di ciascun ministero: va benissimo tutto ciò che serve a sbloccare l´azione, dato che è assolutamente prioritario l´obiettivo di portare a termine le riforme, tanto «da non far cadere la Lega nella tentazione di riscaldare i rapporti nella Casa delle Libertà». Comunque il ministro non si sbilancia per il momento sul nodo dell´art.18, mentre dà un annuncio importante per la soluzione del problema degli ammortizzatori sociali, che sarebbe stato molto opportuno affrontare prima dello scontro sulla norma dei licenziamenti, come del resto si evince anche dal famoso «libro bianco» di Marco Biagi. Il ministero del welfare e la maggioranza si sono resi conto che la riforma degli ammortizzatori sociali non può avvenire a costo zero, come invece stabilito in finanziaria. «Ho concordato - precisa Maroni - con tutti i capigruppo di maggioranza alla Camera e al Senato che è indispensabile trovare al più presto risorse adeguate. Noi stiamo definendo una proposta che prevede un certo importo, domani (oggi, per il, lettore) la verificherò con il ministro dell´economia Giulio Tremonti». Questa mattina, intanto, il Consiglio dei ministri vara una riforma parziale del collocamento, che riguarda quello pubblico, rinviando quello progettato per i privati. Nonostante la «mossa» sugli ammortizzatori sociali, più volte sollecitata, i rapporti con i sindacati restano molto tesi in vista dello sciopero generale del 16 aprile. Il leader della Cisl Savino Pezzotta critica le reazioni «confuse e contraddittorie, a volte estemporanee, di alcuni ministri che certamente non aiutano il riavvio del confronto». Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, rilancia: «Non è che il giorno dopo lo sciopero facciamo finta che nulla sia successo: noi chiediamo che la questione dell´art. 18 sia tolta dal tavolo di trattativa». Insiste Stefano Cetica dell´Ugl: «E´ giusto riprendere il dialogo, ma anche difendere il principio della salvaguardia di diritti fondamentali». In riferimento alla proposta di Bossi sull´art. 18 interviene il direttore generale di Confindustria Stefano Parisi: «E´ bene che le proposte vengano fatte dalle parti sociali al tavolo del negoziato, quando questo si aprirà. Ora qualsiasi ipotesi rischia di venire bruciata e di non aiutare il dialogo». |
Gian Carlo Fossi
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