21/9/2007 ore: 9:58
Cala la disoccupazione, ma molti non cercano lavoro
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Pagina 13 - Economia & Lavoro Cala la disoccupazione, ma molti non cercano lavoro Diminuisce il tasso di disoccupazione in Italia. Ma non è una buona notizia, come si potrebbe pensare in un primo momento: il calo registrato nel secondo trimestre 2007 - dal 6,5% di un anno fa al 5,7% di oggi - è infatti causato «fondamentalmente dal diffuso sentimento di scoraggiamento che comporta una rinuncia alla ricerca attiva di lavoro». È il quadro di rassegnazione descritto dagli ultimi dati Istat: se da un lato scende il numero delle persone in cerca di occupazione, pari a 1,412 milioni in calo del 12,9% rispetto allo stesso periodo del 2006, cresce contemporaneamente il numero degli inattivi, ben 260mila in più, concentrati soprattutto nelle regioni meridionali. Parziale consolazione arriva dal numero degli occupati che si è attestato a 23,298 milioni di unità, vale a dire lo 0,5% in più rispetto all’anno passato con un incremento di 111mila unità: il tasso di occupazione stabile si assesta così al 58,9% per cento. Anche questi dati, però, non consentono una lettura ottimistica a causa del crescente divario rilevato nelle diverse aree del Paese: nel Mezzogiorno l’occupazione si è nuovamente ridotta dello 0,9%, pari ad una flessione di 62mila unità, facendo diminuire dello 0,5% il tasso di occupazione nelle regioni meridionali, rimasto invece stabile a livello nazionale. Inoltre, rileva l’Isae, l’incremento occupazionale si deve in misura marcata all’apporto della manodopera straniera (più 9,4%, pari a circa 129mila unità in più). Il che spiega la prudenza dei commenti nel mondo politico e sindacale. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano, in particolare, pone il problema della qualità dell’occupazione, ricordando il rischio che «il lavoro si frammenti e venga distribuito lo stesso orario su più persone» e che questi dati siano alimentati «dallo scoraggiamento di persone, di giovani, donne e over 50 che non si ripresentano sul mercato del lavoro, oppure dall’emersione del lavoro nero e clandestino». Sugli stessi toni anche Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil, secondo cui la rilevazione dell’Istat «conferma e in alcuni casi aggrava i problemi specifici dell’occupazione in Italia»: la situazione del Mezzogiorno quale «emergenza nazionale», la costante crescita del numero degli inattivi, e l’evidente «necessità di intervenire contro l’aumento del lavoro precario», visto che la maggioranza delle nuove assunzioni riguarda dipendenti a termine. |