Camusso: Marchionne sulla difensiva non svela il piano Fabbrica Italia
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MILANO - Ancora lontana da Sergio Marchionne. Un po´ più vicina a Emma Marcegaglia. Il segretario della Cgil Susanna Camusso ha accolto con freddezza la promessa dell´ad Fiat di salari tedeschi e azioni ai dipendenti del Lingotto. Prima - è la sua idea - serve più chiarezza sui piani di investimento in Italia di Torino e «un quadro di regole certe sulla rappresentanza in azienda». Tema su cui proprio ieri sono arrivati segnali di disgelo con il numero uno di Confindustria. «Mi sembra che nell´intervista a La Repubblica sia uscito un Marchionne che gioca sulla difensiva. E che come sempre non racconta qual è il piano di Fabbrica Italia» ha commentato. Mirafiori «è la spia di un paese dove non ci sono più regole». Qualche euro in più e il miraggio di una partecipazione azionaria non bastano a risolvere i problemi di fondo: «In una stagione difficile in cui c´è bisogno di più partecipazione - ha proseguito il numero uno della Cgil - bisogna mantener viva l´idea che rinunciare alla rappresentanza dei lavoratori in azienda ci fa regredire».
La soluzione? Non certo la ricetta di Marchionne «convinto di avere in tasca un modello che funziona scaricando i costi sui lavoratori». Piuttosto «riaprire un tavolo per la crescita tra le parti sociali per fissare le regole generali in grado di dare una prospettiva al paese. Senza sottovalutare il segnale arrivato dall´alto numero di "No" uscito dalle urne di Mirafiori». Anche perché - come ha aggiunto il segretario del Pd Pierluigi Bersani - «non è stressando l´operaio alla catena che si risolvono i problemi di competitività di un paese».
L´appello di Camusso non è caduto nel vuoto, visto che anche in Confindustria, dopo la fuga in avanti dell´ad della Fiat, c´è voglia di ricucire il dialogo con i sindacati: «Non facciamoci travolgere da Mirafiori - ha risposto Marcegaglia alla Camusso - . Io sono la prima a non volere il Far West dove ognuno fa da sé. Noi abbiamo siglato con tutti i sindacati oltre 12mila accordi sul territorio e 34 contratti su 35. Tutti innovativi e senza un´ora di sciopero». Il problema della rappresentanza? «Sono pronta a discuterne, aspetto da quattro anni una proposta dai sindacati. C´è l´intesa del 2008, partiamo da lì», ha detto il presidente Confindustria. A patto che si rispettino due condizioni: «l´esigibilità del contratto dopo che è stato approvato al 51%» («va benissimo, ma lo rispettino anche le imprese», ha risposto Camusso) e il «no all´assemblearismo». Mirafiori? «Un´intesa positiva per un caso specifico. Utile per combattere problemi di assenteismo e produttività». Ma per evitare il Far West - ha proposto - bisogna che «le parti sociali concordino una cornice sottile di regole oltre le quali ognuno ha i suoi spazi per lavorare sulla produttività».
L´Italia - ha sottolineato Marcegaglia - «ha bisogno di un governo che governi e di un sindacato che cavalca il cambiamento senza rimanere ancorato al passato». Va bene il rigore sui conti pubblici - ha aggiunto - «ma non i tagli lineari. Bisogna eliminare le spese improduttive ma investire su scuola, ricerca e innovazione». «Tutto è in mano a Tremonti che fa un po´ il filosofo, un po´ il ragioniere, ma l´idraulico no», ha scherzato Bersani. Proprio il tavolo per la crescita può essere il primo banco di prova, sia per Camusso che per Marcegaglia: «Abbiamo già raggiunto un´intesa per 5 punti su 6. Manca solo quello della produttività, ma siamo vicini», ha sottolineato detto l´imprenditrice mantovana. E se non si cavalca la crescita - ha concluso - «non si va avanti».