Certificati di malattia online

Venerdí 21 Marzo 2003
NORME E TRIBUTI |
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Certificati di malattia online
 I documenti di assenza dal lavoro verranno trasmessi direttamente all'Inps dal medico di famiglia
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ROMA - Presto i lavoratori dipendenti daranno l'addio all'obbligo di inviare all'Inps il certificato di malattia entro due giorni dall'assenza dal lavoro. Sarà merito della telematica. E della volontà dei medici di famiglia di farsene direttamente carico. Dopo una sperimentazione di otto mesi in nove città, l'Inps sta infatti per rompere gli indugi: la stipula di una convenzione-quadro aperta a tutti i medici di famiglia per dare l'avvio in tutta Italia alla «gestione telematica della certificazione di malattia». Con un colpo al cerchio (l'inossidabile burocrazia e il mare di carte che la contorna) e uno alla botte (quella sempre vuota dei conti che non tornano), uno dei "pezzi di carta" obbligatori che da sempre tormentano i lavoratori, verrà così finalmente stracciato per sempre. Con obiettivi che l'Inps ha esplicitamente dichiarato: ridurre le spese, impiegare meglio il personale, creare una banca dati «della morbilità e della morbosità», e addirittura dotarsi di uno strumento in più per contenere l'assenteismo. Pochi dati bastano del resto per capire la montagna di pratiche che comporta la gestione dei certificati di malattia: 12 milioni di certificati medici ogni anno a fronte di un rapporto con i 50mila medici di famiglia, 60 milioni di giornate indennizzate e di altrettanti contributi figurativi all'anno. Il tutto per una spesa complessiva valutata in 52,8 milioni. Proprio da queste cifre, e dalle complicazioni gestionali oltreché burocratiche per i lavoratori, è partita a giugno 2002 una sperimentazione attuata d'intesa con la Fimmg (il principale sindacato dei medici di famiglia) ad Aosta, Mantova, Bari, Bologna, Messina, Ostia, Reggio Calabria, Catanzaro e Oristano. Secondo un programma di per sé banale: utilizzare la tecnologia per la trasmissione telematica dei certificati direttamente da parte dei medici, dal Pc che hanno in studio, agli uffici Inps. E le prove di addio alla burocrazia avrebbero dato risultati positivi, anche se non sono mancate resistenze da parte dei medici (per chi aderiva era previsto un rimborso forfettario di 800 euro), che peraltro andavano debitamente istruiti al cambiamento, e anche difficoltà tecniche. Ma «i medici hanno capito di essere di fronte a una vera e propria rivoluzione culturale del proprio modo di operare con grandi ricadute all'esterno», si afferma nella relazione del commissario straordinario dell'Inps. Secondo la Fimmg, comunque, al termine della sperimentazione il giudizio dei medici è stato nel 76% dei casi «positivo o molto positivo», tanto da sollecitare all'Inps l'estensione del programma a tutta Italia. Inutile dire che ben più soddisfatti sono stati i cittadini, con un giudizio che è stato positivo nel 91% dei casi. La proposta di convenzione-quadro allo studio («aperta a tutti i medici di famiglia che lo richiedono») si articola in sostanza in due punti. Il primo è di carattere squisitamente tecnico: prevedere, cioé, che il sistema di trasmissione adottato dai medici «si attenga» al protocollo standard tecnico procedurale deciso dall'Inps, in modo tale che si possa riconoscere il medico e che siano garantite sicurezza e privacy. Il secondo punto riguarda invece i costi dell'operazione: la convenzione dovrà infatti esplicitare il compenso da riconoscere ai medici per ogni certificato inviato, che dovrà comunque stare entro i «limiti dei costi cessanti, determinato sulla base dell'aggiornamento dei costi industriali relativi alla gestione della certificazione cartacea». Quei 52,8 milioni di cui si è detto, insomma, che per l'Inps (a valori 2001) significano 4 € di costo industriale per certificato. R.TU.
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