Como. Longoni, 70 posti a rischio
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Sport & business La catena di articoli sportivi coinvolta nella crisi Giacomelli Longoni, 70 posti a rischio Già messi i sigilli al punto vendita di Montano Como È allarme per i punti vendita Longoni Sport. Giovedì mattina su decisione dell’ufficiale giudiziario sono stati messi i sigilli al centro di Montano Lucino per morosità. Il timore, ora, è che Il provvedimento potrebbe riguardare presto anche gli altri due centri nella provincia di Como: a Cantù nell’Ipercoop di Mirabello e quello nel Centro Bennet di Erba scatenando una vera e propria emergenza occupazionale. Sono circa una settantina infatti i dipendenti a rischio nel Comasco. Oltre a quelli in provincia di Lecco e in tutta la Lombardia circa 25 punti vendita. La situazione del gruppo Giacomelli, proprietario del marchio e dei punti vendita Longoni, preoccupa non poco i sindacati di categoria. Ieri hanno inviato una lettera ai dirigenti nazionali di Giacomelli, ai capi del personale e al tribunale di Rimini, per chiedere l’utilizzo immediato degli ammortizzatori sociali in modo da evitare danni ai lavoratori. «Non sappiamo nulla, nessuno ci ha comunicato nulla - ha spiegato Giovanni Fagone segretario della Filcams-Cgil di Como -. Una cosa è certa. Per questo abbiamo chiesto ai vertici Giacomelli di mettere a disposizione immediatamente gli ammortizzatori sociali. E chiederemo il pagamento delle giornate lavorative non effettuate». Nessuno sa quando ci sarà la riapertura dei centri e soprattutto se e quando i dipendenti potranno rientrare al lavoro. La vicenda è quantomai intricata. Nei prossimi giorni il tribunale di Rimini dovrà decidere infatti se concedere o meno l’amministrazione straordinaria al Gruppo. Le strade percorribili al momento sono quattro. Le prime due sono legate alla decisione da parte del giudice di ammettere il gruppo all’amministrazione, risposta attesa per la fine di ottobre. La terza riguarda la proposta da parte da Cisalfa e dallo stesso Longoni di rilevare la Giacomelli mantenendo i livelli occupazionali: la cifra messa sul tavolo è di 14 milioni di euro e vale fino a metà novembre. La quarta è quella del fallimento visto che alcuni creditori hanno già presentato istanza. In caso prevalesse quest’ultima ipotesi tutti i dipendenti perderebbero il posto di lavoro. L’udienza per valutare le domande di fallimento è fissata per il 31 gennaio del 2004. In caso passasse la richiesta di amministrazione straordinaria saranno comunque tempi difficili per il gruppo Giacomelli che dovrà rimettere a posto la situazione finanziaria e debitoria verso istituti di credito e fornitori. Una prima ipotesi potrebbe essere la cessione di pezzi della società per risanare i conti oppure una riconversione totale per i prossimi due anni di tutto il gruppo e naturalmente del core business. I problemi per Giacomelli Sport non rappresentano però una novità. Mario Cagnetta l’offerta E Cisalfa presenta il salvataggio Cisalfa Sport ha presentato al tribunale di Rimini un’offerta d’acquisto sui circa 80 negozi Giacomelli Sport. Lo ha annunciato la società in una nota precisando che nel caso di accettazione dell’offerta verrà mantenuto l’attuale livello di occupazione, con 1.400 dipendenti nei punti vendita interessati dall’offerta |