(Del 11/7/2002 Sezione: Economia Pag. 3)
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NEL 2003 IL DEFICIT ALLO 0,8% DEL PIL. TAGLI NEL PUBBLICO IMPIEGO E SUL FRONTE SANITARIO |
Con la Finanziaria una manovra da 12 miliardi |
Presentato il Dpef che avvia la riforma fiscale. Tremonti: rispettati gli impegni Ue |
ROMA La Legge Finanziaria 2003 comporterà una manovra da circa un punto di pil, 12-13 miliardi di euro, per varare la riforma fiscale e ridurre il deficit pubblico italiano dall´1,1% del 2002 allo 0,8% del prossimo anno. Livello che, a dispetto delle perplessità di Bruxelles, il ministro dell´Economia Giulio Tremonti ritiene «pienamente compatibile» con il Programma di stabilità. Tanto quanto l´obiettivo di finanza pubblica del 2004, un deficit pubblico pari allo 0,3% del pil che «tecnicamente - ha detto ieri Tremonti presentando il Dpef in Parlamento - è come scrivere zero. Siamo ottimisti e convinti che tutto sia compatibile con il Patto di Stabilità». Buona parte dei 12-13 miliardi di euro della manovra 2003 saranno destinati al finanziamento del primo modulo della riforma fiscale, che assorbirà 7,5 miliardi di euro. I rimanenti saranno reperiti essenzialmente attraverso tagli della spesa pubblica che si concentreranno sul capitolo dei beni e servizi, grazie agli acquisti centralizzati che secondo il governo possono garantire a regime un risparmio di 8 miliardi di euro l´anno. Altri tagli alla spesa riguarderanno la sanità, con la prevista rimodulazione delle prestazioni del SSN e l´avvio delle mutue private per garantire quelle destinate ai cittadini con i redditi più alti. In arrivo anche il nuovo prontuario farmaceutico e le mini confezioni per i farmaci, sempre con l´obiettivo di contenere la spesa. Altri risparmi potranno essere individuati nel pubblico impiego, grazie alla flessibilità del lavoro, dal part-time al lavoro interinale, e derivare dalla riforma dell´attività di governo e dei ministeri. Il 2002, secondo i dati del Dpef, dovrebbe chiudersi con un deficit pubblico dell´1,1% ed una crescita dell´economia stimata all´1,3%, a fronte di una previsione iniziale di crescita del 2,3% e di un deficit allo 0,5%, scostamento che viene imputato dal governo essenzialmente alla congiuntura internazionale peggiore del previsto. La minor crescita, tuttavia, ha avuto effetti anche sulle entrate tributarie «la cui dinamica risulta inferiore al previsto» (ieri Bankitalia ha reso noto che le entrate nei primi sei mesi sono scese dello 0,4% rispetto allo stesso periodo 2001). Le spese, nel contempo, sono state superiori alle previsioni, soprattutto sul fronte della sanità. La correzione dei conti 2002 è affidata al decreto taglia deficit e alle nuove misure sulla sanità varate venerdì scorso, «che consentono di riassorbire una parte rilevante del maggior indebitamento». Il risultato finale è un deficit complessivo dell´1,1%, dato dall´effetto congiunturale negativo e da un deficit strutturale dello 0,5%, risultato che secondo il governo «consente un ulteriore progresso nel risanamento finanziario e che risulta coerente con gli impegni europei». Per il 2003, come detto, l´obiettivo è un deficit dello 0,8%, «con un recupero rispetto all´evoluzione tendenziale di 8 decimi di punto». L´indebitamento strutturale, sottolinea il Dpef, si colloca allo 0,4%, valore «vicino al pareggio di bilancio» e testimonia la «prosecuzione del processo di risanamento». Il deficit residuo del 2003 deriva dalla persistenza di un "output gap" negativo, vale a dire da una crescita del pil inferiore a quella potenziale. Dal 2003, e grazie alle riforme strutturali, la dinamica si rovescia, con una crescita effettiva (2,9%) superiore a quella del potenziale (2,4%), ma considerata la diversa base di partenza l´effetto negativo sul deficit resterà ancora per qualche anno, riducendosi e poi azzerandosi a fine legislatura. Nel 2004 l´obiettivo di deficit scende allo 0,3%, con un miglioramento rispetto all´ipotesi iniziale dello 0,5%. La correzione al ribasso è stata decisa dal Consiglio dei ministri venerdì scorso, ma se ne è avuta notizia solo alla presentazione del Dpef alla Camera. Il nuovo quadro programmatico, dopo la correzione, enfatizza il livello dell´avanzo primario, cioè del saldo tra entrate e spese al netto degli interessi sul debito pubblico: dal 4,7% del 2002, l´avanzo (a cui la Ue tiene in modo particolare) sale al 5,1, poi al 5,5, fino al 5,8% nel 2005. In virtù della correzione del deficit, il livello del rapporto debito/pil scende sotto al 100% (99,8%) nel 2004, per attestarsi al 94,4% nel 2006. Il Documento di Programmazione, dopo le audizioni delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato inaugurate ieri sera da Tremonti, e che nei prossimi giorni vedranno impegnate tutte le parti sociali e la Banca d´Italia, dovrebbe approdare in Aula alla Camera il 23 luglio prossimo, dopo la replica del ministro in Commissione. Tremonti ha spiegato che per il momento, anche in considerazione del fatto che le deleghe per le riforme sono già in Parlamento, la Legge Finanziaria 2003 non prevede disegni di legge collegati. Ieri mattina, nel corso di un incontro tra Tremonti e i capigruppo della maggioranza, sono state identificate le aree dei possibili interventi migliorativi che verranno attuati con la trasposizione delle indicazioni del Dpef nella prossima Finanziaria. Quattro gli ambiti di possibile modifica: la cumulabilità della Tremonti bis (che scade a fine 2002) con il credito di imposta nel sud, la tassazione delle famiglie, le piccole e medie imprese, il Mezzogiorno. |
Mario Sensini
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