5/7/2010 ore: 11:40

Contratti La vertenza trasloca all’Ikea

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La scintilla è scoppiata a Corsico, terzo punto vendita per dimensioni in Italia. Un impiegato è stato cronometrato mentre andava in bagno e i colleghi hanno incrociato le braccia per protesta. L’episodio ha fatto scalpore perché il luogo di lavoro era l’Ikea, il tempio del
democratico e, a detta della vulgata sindacale, il miglior posto dove lavorare. Il danno alla reputazione del gruppo svedese, campione della sostenibilità ambientale e sociale, è stato subito riparato con le commissioni interne, ma tra i rappresentanti dei lavoratori si è accesa la spia che qualcosa non funzionava più a dovere. O per lo meno non come prevede il codice di condotta Iway, la bandiera etica che sventola su tutti i punti vendita dei mobili inventati da Ingvar Kamprad.
Un anno di attesa
È così che è iniziata all’interno di Ikea Italia la delicata trattativa per il rinnovo del contratto integrativo scaduto un anno fa. Con una novità: una piattaforma di richieste tutta impostata sullo «star bene» in azienda. Non sui premi di rendimento, quindi, ma sulla qualità del lavoro. «Il clima dei rapporti interni, la soddisfazione personale, gli spostamenti da un negozio all’altro, il riconoscimento delle mansioni, la focalizzazione sulla qualità del servizio e non sulla quantità delle vendite — spiega Cristian Sesena, di Fisac-Cgil — sono queste le cose che chiediamo a un azienda che è una delle più avanzate del settore». La discussione con l’azienda è appena iniziata ma non si presenta facile.
Orizzonti cambiati
« Innanzi tutto — spiega Elisa Chioda,
di Ikea — c’è anche una parte onerosa che riguarda l’innalzamento dei premi annuali. E poi c’è uno scenario che cambia rapidamente e di cui va tenuto conto. Oggi non è più possibile siglare accordi di lunga durata come si faceva quattro anni fa, bisogna limitare l’orizzonte a due-tre anni».
In Francia Ikea si è trovata per la prima volta a dover fare i conti con una stagione di scioperi e antagonismo Chioda — complessivamente non sono in calo a parte in qualche negozio dove c’è stata una diminuzione del fatturato per via delle aperture di punti vendita vicini. Ma è vero che il contesto macroeconomico è molto cambiato rispetto al 2006 quando registravamo una crescita a due cifre. Oggi per Ikea è necessario trattare su una piattaforma che sia sostenibile nel tempo».
Ancora in crescita
Nell’esercizio chiuso ad agosto 2009 il fatturato di Ikea Italia Retail è passato da 1,39 a 1,41 miliardi con un crescita dell’ 1,4% « riuscendo ad ammortizzare — si legge nel bilancio — la profonda crisi del settore grazie alle aperture dei nuovi negozi di Parma e Rimini e al riposizionamento dell’area di Torino». Il margine lordo è sceso dal 6 al 4,3 per cento «a causa della diminuzione del margine di contribuzione per l’abbassamento dei prezzi di vendita dell’1,6%» e alla capogruppo olandese, Ingka Holding bv, è stato girato un utile di 50 milioni di euro, erano 70 l’anno precedente. E nonostante i nuovi negozi la media dei lavoratori nel gruppo è scesa da 5.954 a 5.622 unità.
Aperture festive
Meno della metà dei 39 milioni di italiani che hanno visitato i negozi Ikea lo scorso anno hanno fatto acquisti, con uno scontrino medio di 86 euro, e lo hanno fatto anche nei giorni festivi. È proprio questo uno degli snodi di una trattativa che vorrebbe inserirsi nel solco di quella avvenuta in Luxottica sui valori e sul .
«I dipendenti — dice la Fisac — hanno votato un pacchetto di giorni di chiusura in festività laiche e religiose rinunciando al premio di festività » . Ikea replica che è prematuro parlarne. « È in corso — spiega Chioda — la discussione sul contratto nazionale del commercio che potrebbe già accogliere contenuti sul welfare».

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