2/4/2004 ore: 11:24

Cordata italiana per Autogrill

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sezione: FINANZA E MERCATI
data: 2004-04-02 - pag: 33
autore: FRANCO LOCATELLI

    GRANDI AFFARI «Pool» in cantiere a cura della Tamburi & Partners con il placet di Bsi (Generali)
    Cordata italiana per Autogrill
    L’operazione punta a conquistare il controllo della società - Pronti ad aderire diversi gruppi industriali
    ROMA • Se i Benetton venderanno la loro quota di controllo in Autogrill, un’altra delle poche multinazionali italiane finirà in mani straniere? Non è detto, perchè una cordata tutta italiana è pronta a scendere in campo per conquistare Autogrill. La sta mettendo in piedi la Tamburi investment partners (Tip), la merchant bank guidata da Giovanni Tamburi e che ha come azionisti un’ottantina di famiglie del capitalismo italiano che vanno da Angelini a Seragnoli, da Marzotto a Fossati, da Branca a Radici, da Bombassei a Bassetti, da Giubergia a Ferrero, da Vacchi a Manuli, da Burani a Volta e via dicendo e che ha tra i suoi soci la Bsi, la banca di Lugano controllata dalle Generali.Il Leone di Trieste è già presente nel capitale di Autogrill con una quota che ha di recente arrotondato al 2,5% e ha dato la sua benedizione, con la Bsi, alla cordata italiana. Il definitivo via libera è venuto dal consiglio d’amministrazione della Tip d’inizio settimana che ha autorizzato Tamburi a costituire la società veicolo e a prendere contatto con la Goldman Sachs, che è stata incaricata dai Benetton di sondare il mercato in vista della vendita della partecipazione del 57% che Edizione holding detiene in Autogrill. Dalla privatizzazione del ’94 ad oggi l’Autogrill ha moltiplicato il proprio fatturato da 712 milioni di euro a oltre 3 miliardi e i dipendenti da poco meno di 7mila a più di 37mila grazie ad una serie di acquisizioni che l’hanno trasformata da rete di ristorazione autostradale in Italia a leader mondiale della ristorazione per chi viaggia, con una roccaforte negli aeroporti americani che contribuisce al 52% del totale dei ricavi.
    Nel 2003 l’utile netto è salito a 50,2 milioni di euro, l’ebitda è stato di 418 milioni e l’indebitamento netto è sceso a 800 milioni. Finora alla Goldman Sachs sono arrivati numerosi segnali d’interesse, soprattutto di fondi di private equity internazionali, ma una cordata tutta italiana non s’era ancora vista. La nuova società-veicolo sarà costituita nei prossimi giorni e si chiamerà Autip. Avrà un capitale iniziale di 950 milioni di euro, di cui 500-600 di disponibilità dichiarate e il resto in obbligazioni convertibili sottoscritte dalle famiglie socie di Tamburi che potranno optare per quote singole di 10 o di 50 milioni di euro l’una. La cordata, oltre alla partecipazione diretta della banca di Tamburi e dei suoi soci, è aperta ad altri partner e soprattutto agli investitori istituzionali. L’offerta che la cordata in gestazione si prepara a mettere in campo ha tre caratteristiche. In primo luogo punta a garantire il controllo italiano di Autogrill.
    In secondo luogo ha la benedizione, per il tramite della Tamburi & partners che la sta organizzando, di molte famiglie storiche del nostro capitalismo e, come ultimo ma non meno importante punto qualificante, si propone, se risulterà vicente, di far leva sul management che sta attualmente gestendo il gruppo leader della ristorazione per chi viaggia. Naturalmente, la nuova cordata pensa anche a raccogliere soddisfazioni per i suoi promotori e i suoi investitori. Determinante sarà il prezzo che dovrà incorporare il premio di maggioranza ma che, secondo attendibili indiscrezioni, dovrebbe fruttare ai Benetton per la cessione del 57% di Autogrill un importo tra 1,7 e 2 miliardi di euro, a cui dovrà aggiungersi il costo dell’Opa che la nuova proprietà sarà tenuta a lanciare. E’ per questo che alcuni competitor, dopo aver sondato le richieste dei Benetton, si sono messi alla finestra.
    Non si può escludere che i nuovi compratori pensino a un futuro break up, separando le attività italiane da quelle americane.ati del gruppo che è massicciamente presente nei servizi di ristorazione degli aeroporti americani.
    Ma questi scenari appartengono al dopo-gara. Quel che invece è certo è che, se vincerà la battaglia per la società dei Benetton, Autip procederà alla fusione con Autogrill con l’obiettivo di mantenere nelle proprie mani una quota di sicuro controllo, che si può considerare attorno al 30 per cento, ma anche di alleggerire l’entità dell’investimento iniziale che resta comunque elevato. Come s’è visto dalla presentazione del consuntivo 2003 dei giorni scorsi, Autogrill è tuttavia in grado di generare un cospicuo cash flow, anche se è una società che deve crescere costantemente se vuol restare competitiva a livello internazionale. Da oggi però, se i Benetton decideranno di vendere la loro quota di maggioranza assoluta in Autogrill, faranno cassa e chiuderanno il contenzioso con l’Antitrust, ma non è detto che l’Italia perda un altro dei suoi gioielli.

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