Crac Aiazzone, arrestato Borsano
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Mentre migliaia di famiglie inferocite aspettavano i loro mobili, i «furbetti del comodino» si godevano la vita. I clienti esasperati abbattevano a sassate le insegne di Aiazzone? E i furbetti si facevano un voletto sul Cessna privato (e ora sequestrato). Il direttore di un mobilificio in Puglia veniva massacrato di botte da qualche cliente frustrato? E i furbetti mandavano a lucidare il Porsche Cayenne (ora sequestrato). Il web ribolliva di insulti e a Modena qualcuno sparava contro le saracinesche? I furbetti si facevano una traversata in barca (un 24 metri attraccata a porto Santo Stefano, ora sequestrato). Nulla sembrava turbarli. Sicuri, rilasciavano interviste e inviavano comunicati: i mobili verranno consegnati. Non succedeva mai.
Ora sono finiti dietro le sbarre. Dopo settimane di polemiche sul crac Aiazzone, il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Roma ha arrestato Gianmauro Borsano (ex presidente del Torino calcio), il socio Renato Semararo (noto mobiliere) e Giuseppe Gallo (amministratore unico di Panmedia, società torinese che per ultima ha gestito i 46 punti vendita Aiazzone). Agli arresti domiciliari è finito il commercialista del gruppo, Marco Adami. Un altro professionista, l’avvocato romano Maurizio Canfora, è stato sospeso dall’attività per un anno.
Le accuse sono a vario titolo di bancarotta, sottrazione fraudolenta dal pagamento delle imposte e riciclaggio. Secondo la procura di Roma i furbetti creavano e disfacevano società con un unico scopo: nascondere i soldi.
Al centro dell’indagine, cominciata nel marzo 2010, la B&S (acronimo di Borsano e Semeraro), società fallita intorno a cui ruotavano altre società come la Holding dell’Arredo e la Mobildiscount. Secondo l’accusa il gruppo, dopo aver rilevato marchi storici come Aiazzone ed Emmelunga, aveva lanciato un martellante battage pubblicitario: investimenti, nuovi punti vendita, 850 dipendenti sparsi su tutto il territorio nazionale. Ai clienti chiedevano una caparra del 30%, ma poi i mobili non arrivavano. Crisi finanziaria? Fabbricanti di mobili che fallivano? Padroncini che sbagliavano la consegna? Niente di tutto questo. Le società venivano via via spolpate. Quelle che non era possibile recuperare venivano trasferite in Bulgaria (Paese d’origine della moglie di Adami) per evitare le procedure fallimentari; per quelle ancora recuperabili si creava una newco e si presentavano documenti con crediti, fittizi secondo la procura, per ottenere un concordato e continuare il giochino.
Risultato: all’ultimo passaggio di società, l’affitto del ramo d’azienda dalla B&S (54 milioni di capitale) alla Panmedia (appena 1,5 milioni), i clienti senza mobili erano 11.800. Mentre questi aspettavano, gli altri ingrassavano. La Finanza ha sequestrato beni per 50 milioni. Il Fisco aspetta decine di milioni. Semeraro e Gallo sono in carcere a Torino, Borsano si è costituito solo in serata a Roma. Era nella Capitale per un incontro con i suoi legali.