21/2/2007 ore: 10:21

Crac Parmalat: 17 patteggiamenti

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    mercoledì 21 febbraio 2007

    Pagina 45 - Economia

    Stefano e Francesca concordano (con l´ok dei pm) pene di 4 anni e 10 mesi e 3 anni e 5 mesi
      Crac Parmalat, 17 patteggiamenti
      niente processo per i figli di Tanzi
        Ma la Procura dice no al rito alternativo per Fausto Tonna


        dal nostro inviato
        Ettore Livini

        PARMA - Stefano e Francesca Tanzi non andranno a processo per il crac Parmalat. I due figli dell´ex-patron Calisto hanno chiesto ieri (con l´assenso dei pm del capoluogo emiliano) di chiudere le pendenze per tutti i capi d´imputazione a loro carico – sia per il filone principale che per quelli paralleli come Parmatour – patteggiando una pena rispettivamente di 4 anni e 10 mesi e di 3 anni e 5 mesi. Oltre a loro hanno scelto la strada del rito alternativo, con l´ok della Procura, altri 15 imputati tra cui quasi tutto l´ex vertice finanziario: Alberto Ferraris (direttore per alcuni mesi del 2003) ha patteggiato 4 anni in continuità con la pena già concordata a Milano. Escono dal processo anche i contabili Claudio Pessina (3 anni e 6 mesi) e Gianfranco Bocchi (3 anni e 5 mesi) assieme a due storici "sodali" di Calisto Tanzi come Ettore Giugovaz (2 anni e 2 mesi) – il compagno di viaggio dell´ex-numero uno nel misterioso viaggio in Sud America – e Gianni Grisendi (3 anni) ex plenipotenziario in America Latina. Tutte pene che con l´indulto non dovrebbero tradursi in provvedimenti detentivi. I pm di Parma hanno detto invece «no» a Fausto Tonna, che era disponibile a concordare 4 anni e 6 mesi. L´ex braccio destro di Tanzi rimarrà così sul banco degli imputati assieme al suo vecchio datore di lavoro e ad altre 43 persone.

        La raffica di patteggiamenti benedetta dal Gup Domenico Truppa non è stata l´unica sorpresa dell´udienza preliminare di ieri. I legali di Tanzi – scottati dalla mancata riunificazione dei processi con quelli contro le banche – sono passati al contrattacco presentando tre istanze su cui la procura si è riservata di rispondere. La più esplosiva è la richiesta di invalidare tutti gli atti di indagine a decorrere dal 23 dicembre 2004 (la maggior parte) per un vizio formale relativo ai termini di proroga. Giampiero Biancolella e Fabio Belloni hanno chiesto anche una traduzione di tutti gli atti in lingua straniera.

        La strada per certificare le responsabilità del più grande crac della finanza europea resta dunque ancora lunga e accidentata. L´uscita di scena di Stefano e Francesca Tanzi (che nei primi mesi del 2004 hanno passato anche una ventina di giorni in carcere) conferma quello che molti sospettavano da tempo: il loro ruolo nel fallimento – come ammettono fonti vicine ai pm – è stato del tutto marginale visto che in azienda «decideva tutto il padre». Stesso discorso per le seconde linee della contabilità di Collecchio e i revisori, che con i patteggiamenti vedono forse premiati gli accordi transattivi raggiunti con Enrico Bondi o la collaborazione alle indagini.

        Il cerino è adesso in mano al tandem di vertice Calisto Tanzi-Fausto Tonna con le banche nel ruolo di convitato di pietra. Per i legali dell´ex-patron proprio gli istituti di credito sarebbero i veri responsabili del buco da 14 miliardi perché hanno tenuto in vita Parmalat (scaricando miliardi di bond nei portafogli dei risparmiatori) pur essendo perfettamente a conoscenza dello stato di crisi. Il processo ai vertici del gruppo dovrebbe scattare dopo l´estate alla conclusione dell´udienza preliminare. Quelli agli istituti di credito sono invece ancora ai primi passi. Nei prossimi giorni il Gup Domenico Truppa dovrebbe riunificare i procedimenti Ciappazzi e Parmatour (per quest´ultimo si attende una nuova ondata di patteggiamenti). Mentre per molti altri filoni di indagini sul ceto bancario non si è ancora arrivati a istruire l´udienza preliminare.

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