30/9/2002 ore: 10:18
Dalle terme allarme lavoro
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di Giuseppe Cappitt |
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Ancora una volta le cure termali finiscono nel mirino della Finanziaria, seminando sconcerto e viva preoccupazione per il futuro degli stabilimenti, anche in Valcamonica. Le indiscrezioni trapelate da Roma sulla proposta di escludere le cure termali dal Servizio sanitario nazionale, ha ben presto messo in allarme i responsabili delle Terme di Angolo e Boario e fra gli amministratori comunali di Darfo Boario Terme.
«Se dovesse succedere, sarebbe un vero disastro non solo per le Terme ma anche per tutta l’economia della media e bassa Valle - ha detto Eugenio Solini, direttore delle Terme di Angolo -. Io però non credo che ipotesi del genere trovino concreta realizzazione: nessuno può essere così stolto da adottare provvedimenti tanto controproducenti per l’economia di oltre 350 centri termali e di ampi settori alberghieri».
In realtà, fra l’altro, i «tagli» annunciati non darebbero alcun beneficio alle casse dello Stato. «Le terme - sottolinea Solini - allo Stato italiano non costano nulla, perché la spesa viene recuperato in contributi e con l’indotto. Io, comunque, qualunque cosa accada non chiuderei certo le mie Terme, le lascerei aperte, riducendo però drasticamente il personale. A pagare, alla fine, sarebbero ancora una volta i lavoratori».
A Boario Terme i responsabili termali, la direttrice dottoressa Patrizia Bianchi e l’amministratore delegato Jean Pilippe André, non sono raggiungibili perché, entrambi, «fuori sede». Nessuna dichiarazione ufficiale si sentono di fare i dirigenti presenti in sede.
«Nessuno di noi è autorizzato a fare dichiarazioni su temi tanto delicato», rispondono con molto garbo ma con altrettante fermezza. Pare però di capire (dall’atmosfera che si respira) che le Terme di Boario, come quelle di Angolo, sposino totalmente la posizione ufficiale della Federterme, e cioè di altissimo allarme e di ferma opposizione ai tagli annunciati.
«Federterme ribadisce - si legge nell’intervento ufficiale del comitato di presidenza - che il costo complessivo a carico del servizio sanitario nazionale delle cure termali, oggettivamente documentabile dai dati pubblici in possesso delle Regione, sia per tutte le terme italiane pari a 190 miliardi di vecchie lire, che rappresentano lo 0,13 della spesa sanitaria pubblica. Alla luce degli aspetti qui evidenziati - dice ancora il comunicato di Federterme - si ribadisce che il taglio delle cure termali, nel produrre effetti devastanti e non rimediabili per l’occupazione e per le imprese, provocherebbe inesistenti risparmi per le casse dello Stato. Si tratta di un provvedimenti cieco e irresponsabile».
Le preoccupazioni dei massimi responsabili termali nazionali sono fatte proprie dall’ingegner Francesco Abondio, sindaco di Darfo, e dall’assessore al Turismo Sergio Ghitti.
Dello stesso tenore le loro dichiarazioni. «Se diventasse legge ciò che la bozza della Finanziaria prevede in tema di cure termali, e cioè che esse non saranno più a carico del servizio sanitario nazionale - dice Abondio - sarebbe un colpo mortale non solo per le nostre terme, ma per tutta l’economia del nostro territorio che sul termalismo in particolare e sul turismo in genere vive ormai da anni. Alberghi, ristoranti, esercizi commerciali da un provvedimento del genere, se attuato, rischierebbero di ricevere un colpo mortale. Mi auguro quindi che il Governo, quando lunedì sarà chiamato ad approvare la bozza, rifletta un po’ sui danni che un taglio del genere potrebbe causare all’economia di tante cittadine che, come la nostra e quella di Angolo, sul termalismo basano tutta la loro economia. In un solo colpo - conclude - verrebbero vanificati tanti sforzi che noi amministratori andiamo facendo per tenere in vita l’economia del nostro territorio, già di per sé povero».
Ma anche sul Garda c’è vivo allarme, anche se resta estremamente cauto nei commenti il consigliere delegato delle Terme di Sirmione, Filippo Maria Ferné. Forse la sua cautela è dettata da un rifiuto inconscio del pericolo che uno sciagurato taglio delle cure termali potrebbe davvero causare alla prima azienda privata del settore in Italia.
«Il documento della Finanziaria - risponde Ferné - non è stato ancora scritto. Non posso quindi esprimermi su un qualcosa che non c'è. Tuttavia, posso dire che alcune richieste di Federterme sono state inviate agli organi istituzionali perchè venissero messi a conoscenza dell'ipotetico scenario economico che si configurerebbe, in caso malaugurato di tagli alle cure termali. Penso che si renderanno conto che una scelta del genere, in realtà, porterebbe danni alle casse statali e regionali».
Il numero uno delle Terme di Sirmione non aggiunge altro. Indubbiamente il clima che si respira in piazza Virgilio, a Colombare, sede della società, è davvero pesante. L'incubo è dietro l'angolo. E tutti si augurano che la commisisone di esperti che sta lavorando alla stesura del documento di previsione finanziaria, abbia la consapevolezza di accantonare ogni misura restrittiva sul settore, di cui l'Italia è tra i primi Paesi al mondo per sfruttamento delle risorse termali e per indotto economico