Deroga Fiat per i metalmeccanici Così muore il contratto nazionale
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La sigla tra Federmeccanica, Fim e Uilm è di ieri pomeriggio. Mail via libera sostanziale alla demolizione del contratto nazionale delle tute blu l’aveva dato il giorno prima Sergio Marchionne, deus ex machina di tutta la vicenda, chiedendo «la governabilità degli stabilimenti Fiat» in qualsivoglia maniera «la modalità con cui ci arriviamo non mi interessa minimamente». Dunque, eccolo servito: gli industriali metalmeccanici e i sindacati firmatari di Pomigliano hanno raggiunto l’accordo sulle deroghe al contratto nazionale.
DEROGHE AZIENDALI Venti semplici righe per cancellare una normativa di lavoro valida su tutto il territorio italiano e contenente diritti conquistati in decenni di lotte e trattative sindacali. «Una scelta sbagliata che porterà inevitabilmente a non avere un contratto nazionale degno di questo nome» ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. La piena derogabilità del contratto nazionale viene introdotta nell’intesa separata del 2009, quella non firmata dalla Fiom, con l’articolo 4 bis. Le intese modificative non potranno riguardare il salario: sono esclusi quindi dalle deroghe i minimi tabellari, gli scatti d’anzianità e il salario accessorio oltre «ai diritti individuali derivanti da norme inderogabili di legge». Ma tutto il resto sarà suscettibile di modifica, purchè lo richiedano situazioni di crisi o di sviluppo occupazionale. Vale a dire, quando serva «alla creazione di condizioni utili a nuovi investimenti». Insomma, questione di libera interpretazione: le intese saranno definite a livello aziendale e poi saranno validate a livello nazionale, con una sorta di silenzio assenso dopo 20 giorni. Per ora, invece, il comparto auto non avrà proprie regole specifiche, nonostante la continua insistenza del presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi, nei confronti di Fim e Uilm. L’intesa raggiunta ieri, del resto, sarà valida per tutte le 12mila aziende metalmeccaniche, compresa la Fiat. Resta comunque in agenda l’incontro fissato per il 5 ottobre tra il Lingotto e i sindacati per parlare del progetto Fabbrica Italia e della sua concreta attuazione nei diversi stabilimenti del gruppo, mentre l’11 e il 13 ottobre Federmeccanica vedrà nuovamente Fim e Uilm. «La Fiom è stata invitata molte volte ma preferisce non venire » ha ripetuto Ceccardi. STRAPPO DEMOCRATICO Ma non è certo tempo di dialogo con le tute blu Cgil, secondo cui la forma di ieri rappresenta «uno strappo democratico gravissimo». Lo ha detto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, secondo il quale Fim e Uilm «non hanno alcun mandato a firmare sulle deroghe che aprono un percorso di cancellazione del contratto nazionale». Ma per i metalmeccanici della Cgil «il contratto in vigore è quello del 2008 senza le deroghe». Di diverso avviso il leader della Fim Cisl, Giuseppe Farina, secondo cui l’intesa «non viola la democrazia, non siamo in presenza di un nuovo accordo», mentre per Rocco Palombella della Uilm «è addirittura «a prova di bomba dal punto di vista giuridico».