11/10/2007 ore: 10:54
Draghi: la manovra non frena la spesa
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Pagina 4 - Primo Piano CONTI NEL MIRINO non frena la spesa ROMA La manovra 2008 prende tempo invece di risanare, scelta rischiosa: Mario Draghi smonta con critiche serrate il disegno di legge finanziaria, pur riconoscendo al governo Prodi che dal 2006 la situazione dei conti pubblici è migliorata. Bisognava ridurre la spesa pubblica, questo è «il problema centrale»; ci sono ampi margini» senza intaccare lo Stato sociale. All’economia italiana occorre «un’azione incisiva di riduzione del carico fiscale sul lavoro e sulle imprese» finanziata con tagli alle spese. Il rischio è che gli interessi sul debito si appesantiscano; «i mercati finanziari non sono ancora in ordine e il futuro può essere ricchissimo di sorprese». Il governatore della Banca d’Italia non l’ha detto in chiaro, ma risulta da un grafico che ha consegnato ai parlamentari della commissioni Bilancio: nella mutata valutazione dei rischi dopo la crisi dei mutui, i titoli di Stato italiani devono pagare un premio accresciuto rispetto a quelli degli altri Stati europei; ora più alto anche della Grecia. Un’attenzione nuova Draghi l’ha dedicata alla qualità della spesa sociale, perchè in Italia esiste un problema di povertà (i dati Istat: 11% di famiglie) specie nel Sud, quando i figli sono molti o il capofamiglia è disoccupato. Bisogna mirare meglio gli interventi, per non sprecare soldi dandoli a chi non ne ha bisogno: e il sussidio di fine 2007 agli «incapienti», nel decreto-legge appena varato, andrebbe collegato alla «condizione complessiva del nucleo familiare». Tra le varie misure della manovra, il governatore apprezza le «significative semplificazioni» e l’abbassamento di aliquote delle imposte sulle imprese. Non gli piace invece lo sgravio dell’Ici, poco utile allo sviluppo e «non coerente con l’obiettivo di rafforzare l’autonomia tributaria» dei Comuni. Rispondendo a una domanda, Draghi si è espresso anche sull’aliquota unica per le rendite finanziarie (meno tasse sui conti in banca, più sui Bot) che il governo per ora ha deciso di non attuare, ma sinistre e sindacati sollecitano. Si tratta di una scelta politica, ha detto; dal punto di vista tecnico ha «il vantaggio della neutralità fiscale» con controindicazioni nelle due diverse ipotesi, perché esentando i titoli già circolanti si segmenta il mercato, non esentandoli si cambiano i patti con chi li ha sottoscritti. La Banca d’Italia riconosce che «nel 2006 la situazione dei conti è significativamente migliorata» rispetto alla situazione lasciata dal precedente governo, e «il miglioramento è proseguito nel 2007». Ci sono «progressi nel contrasto all’evasione e all’elusione» pur se extra-gettiti tributari si sono riscontrati in molti altri Paesi. Il guaio è che «nel corso del 2007 le entrate inattese sono state in larga parte utilizzate per finanziare aumenti di spesa» al contrario di quanto ha fatto la Germania. Il difetto principale della manovra 2008 è che non frena la dinamica della spesa; «non sfrutta il favorevole andamento delle entrate per accrescere la riduzione del debito, non restituisce ai contirbuenti una quota significativa degli aumenti di gettito». La «decisione di posticipare gli interventi» sulla spesa al 2009 e dopo, secondo Draghi, «accresce le manovre correttive necessarie per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2011», specie se l’economia rallentasse più di quanto oggi si prevede. A causa del mancato freno alle spese, «la pressione fiscale nel 2008 rimane ancora sull’elevato livello raggiunto nel 2007»; dal punti di vista delle famiglie gli sgravi Ici saranno «in buona parte» cancellati dall’automatico aumento dell’Irpef a causa dell’inflazione (drenaggio fiscale). E se qualcuno crede che per sfuggire alle difficoltà basterebbe ricorrere all’oro della Banca d’Italia, «se ne violerebbe l’autonomia» per ottenere somme relativamente modeste; Draghi annuncia «un libro bianco». Ieri anche il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro, pure ascoltato in Parlamento, ha espresso dubbi sulla manovra 2008, soprattutto perché potrebbe esserci un calo delle entrate extratributarie. Per il centro-destra, le parole di Draghi e di Lazzaro bocciano; «Prodi è stato bastonato più volte in un giorno» secondo Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlsuconi. Romano Prodi vi vede «critiche, lodi, poi critiche e poi lodi» sottolineando che sotto il suo governo «il debito è sempre diminuito» mentre sotto Berlusconi aumentava. |