18/7/2005 ore: 12:21

E gli analisti studiano il ritorno della liretta

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    sabato 16 luglio 2005

    analisi
      UN REPORT DELLA SECONDA BANCA DEL MONDO
        E gli analisti studiano
        il ritorno della liretta
          ROMA
          PERÒ ci vorrebbe il corralito»: un analista finanziario sta cercando di immaginare come potrebbe essere realizzato il ritorno dell’Italia alla lira, e spiega che bisognerebbe fare come in Argentina. Messa in giro un mese e mezzo fa, ogni tanto riemerge, l’ipotesi definita irrealizzabile o suicida dalle fonti ufficiali. Il corralito fu l’impopolarissimo blocco dei conti bancari, da cui gli argentini non potevano più attingere se non per somme molto piccole: perché quando si cambia una moneta con un’altra che ha la prospettiva di svalutarsi, gli interessati potrebbero non essere d’accordo, e portare i soldi altrove.
            Finora, gli scenari ipotetici di rottura dell’euro erano centrati sul Paese più forte: ci si domandava se la Germania potesse guadagnare tornando al marco, in modo da avere tassi di interesse più bassi, adeguati alla sua modesta inflazione. Su questo si sono esercitati economisti monetaristi come Daniel Gros del Ceps o Joachim Fels della Morgan Stanley. Ma ora uno studio della Hsbc, la seconda banca del mondo, sostiene che a uscire dall’euro ci guadagnerebbe, per ragioni diverse, anche l’Italia. O così l’hanno interpretato il quotidiano inglese Daily Telegraph e il settimanale tedesco Der Spiegel.Davvero? Gli stessi autori dello studio, Robert Prior-Wandesforde e Gwyn Hacche, ammettono che la tesi che l’Italia ci guadagni è contestabilissima. Altre voci della Hsbc si cautelano: una esercitazione teorica. Alcuni dei presupposti appaiono sforzati; come per esempio che Bankitalia tenga bassi i tassi senza far ripartire l’inflazione.
              Il problema è come arrivarci. «Non è impossibile infatti, ma è talmente difficile che si può escluderlo» sostiene il capo ufficio studi di Capitalia, Sergio Lugaresi. Giuridicamente il caso non è chiaro: secondo alcuni un Paese sovrano può fare ciò che gli pare con la propria moneta; secondo un autorevole esperto Usa come Hal Scott della Law School di Harvard, invece, si darebbe la stura a un contenzioso enorme nei tribunali di tutto il pianeta. Ma il problema centrale è come giungere al beneficio competitivo di una svalutazione (esportare di più) passando attraverso una fase (il cambio della moneta) che riduce il valore di ciò che hanno in tasca i cittadini. Prima del giorno X l’esportazione di capitali all’estero, sotto forma di euro validi in tutta l’area euro, sarebbe travolgente.
                La tentazione sarebbe di fare prima ciò che l’Argentina ha fatto dopo, dichiarare l’insolvenza sul debito. Nello studio Hsbc non c’è, ma un vero scenario-limite non ne può prescindere, dicono gli analisti. C’è qualcuno disposto a sfidare al contempo i risparmiatori italiani (o «popolo dei BoT») e la finanza internazionale? Probabilmente no. Per questo «già solo parlare del ritorno alla lira danneggia l’immagine dell’Italia nel mondo» sostiene Piercarlo Padoan, rappresentante italiano al Fondo monetario.

                [s.l.]

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