Empoli. Lavori atipici, una vertenza al giorno
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sabato 24 novembre 2007
Pagina III - Primo Piano Empoli
Lavori atipici, una vertenza al giorno
Alla Cgil piovono le cause, il 90% delle volte ha ragione il dipendente
di ANDREA CIAPPI
UNA VERTENZA al giorno, alla Cgil di Empoli, di lavoratori precari che chiedono di vedersi trasformato il proprio contratto da tempo determinato, o a progetto, in tempo indeterminato. Questo in presenza di irregolarità nel trattamento ricevuto. Il dato impressionante proviene dallo stesso sindacato, che fornisce anche la percentuale di “cause” vinte: il 90%, una vera Waterloo per gli imprenditori. Per essere più precisi, nell’ultimo anno si sono aperte nell’Empolese Valdelsa 300 vertenze di questo genere, ed appunto il 90% di esse è andato a buon fine, dal punto di vista del lavoratore. Ne abbiamo parlato con la segretario della Camera del Lavoro di Empoli, Paola Galgani. Il dato saliente è che si va estendendo con celerità quello che il responsabile Filcams (sindacato di categoria per commercio, servizi, turismo) della stessa Cgil, Sergio Luschi, ha definito lavoro grigio. Concetto condiviso dalla stessa Galgani. Si tratta dell’abuso di contratti a progetto (se non addirittura di semplice collaborazione) o, quando va molto bene, a tempo determinato un po’ in tutti i settori, ma soprattutto nei servizi, nel turismo, nel commercio. Abbiamo sentito la Cgil dopo essere venuti a conoscenza del caso di una giovane lasciata ‘a piedi’ dopo aver lavorato per pochi giorni in un negozio del nuovo centro commerciale.
PERCHÉ lavoro grigio ? «Perché — spiega Galgani — chi ingaggia lavoratori in questa maniera spesso lo fa stando sul filo della legge. Non è cioè fuori regola, ma a ben vedere non sarebbe neppure tutto in regola. Prendiamo l’esempio di una commessa: ci sono casi in cui viene assunta con contratto a progetto, d’accordo col lavoratore a tempo e che costa in media il 50% in meno di imposizione fiscale al datore di lavoro. In realtà, sul contratto dovrebbe essere indicato con chiarezza il progetto, e non dovrebbero esserci particolari vincoli d’orario. Cose che sono difficili da rilevare per una che invece lavora ad orari ben determinati e il cui unico progetto è vendere la merce». Un progetto può essere, ad esempio, l’accordo a tempo con un lavoratore che intenda aprire nuove aree di mercato per un’azienda. «Altro esempio — prosegue Galgani — in caso di contratto a tempo determinato, il datore di lavoro deve indicare chiaramente perché se ne stipula uno di questo tipo invece di uno a tempo indeterminato. C’è chi ricorre alla motivazione dei picchi di lavoro, dell’aumento di commissioni in un determinato periodo. Bene: questi picchi dovranno essere poi dimostrati con le fatture. Ecco, questi sono i casi che noi come Cgil siamo riusciti a mandare in porto in quel 90% che dicevamo: lavori a progetto dove però non si vedeva proprio questo progetto, e dove abbiamo riscontrato testimoni che hanno detto che il lavoratore era all’opera anche in periodi non coperti dall’accordo, e contratti a tempo determinato dove non è stato dimostrato che solo in quel determinato periodo c’era bisogno del lavoratore. In sintesi: tutte circostanze per le quali un lavoratore è stato preso ‘a tempo’ per mansioni che invece richiedevano presenza fissa e costante, a tempo indeterminato».
UN TASSO così alto di vertenze sindacali si spiega solo però con l’aumento vertiginoso di contratti di questo genere: «E’ proprio così — conclude Galgani —, e difatti abbiamo già preso contatti con le associazioni di categoria per trovare i rimedi. Confesercenti si è già dimostrata disponibile a cercare soluzioni». Nel caso della giovane lasciata ‘a piedi’ però la materia è ancora più complessa, giacché la ragazza era nel canonico periodo di prova, lasso di tempo in cui una persona che non soddisfa il datore di lavoro può essere mandata a casa.
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