Epifani, la legge Biagi va cancellata
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venerdì 16 settembre 2005
pagina 6
Convegno cgil
Epifani, la legge Biagi va cancellata
da Modena Antonella Cardone
La Cgil non usa mezzi termini: la legge Biagi va ´cancellata'. Secondo il segretario generale del sindacato di corso Italia, Guglielmo Epifani, la legge contiene norme dannose o ´senza corrispondenza con la realtà', come per esempio il lavoro a chiamata, che ´non usa nessuno'.
Epifani, chiudendo a Modena un convegno sulle politiche territoriali del lavoro, ha sottolineato come per limitare i danni della legge Biagi siano stati fondamentali i contratti siglati. ´È stato un bilancio apprezzabile', ha sostenuto Epifani, il quale ha anche aggiunto che ´le regioni hanno lavorato bene', riferendosi a quei consigli regionali che hanno utilizzato ´le loro potestà' per ´dirimere parte dei problemi della legge 30'. Opera meritoria, ha ribadito il segretario della Cgil, visto che la Biagi è entrata prepotentemente ´nella sfera di autonomia contrattuale delle parti per limitarla. L'autonomia contrattuale, quindi, passa dalla messa al bando di quella legge'. Infine Epifani ha criticato quella che ha definito la ´miopia di Confindustria', perché, a suo giudizio, in alcune regioni l'associazione degli industriali si è rifiutata di firmare ´accordi di valore alto' sulla formazione, ferma sull'idea che essa ha avvio, sviluppo e conclusione solo all'interno dell'azienda. Al termine del suo intervento Epifani ha ribadito come il tema della precarietà del lavoro debba essere ´il cuore di un programma di profilo alto delle forze di opposizione' in grado di affrontare insieme a una nuova politica industriale la grave situazione in cui si trova il paese.
Cgil inoltre rilancia sul ruolo delle regioni nelle politiche del lavoro, in un processo che porti a un sistema pubblico più efficiente di incontro tra domanda e offerta, a forme di inclusione lavorativa e sociale per i soggetti più svantaggiati e deboli come disoccupati di lunga durata, immigrati e disabili. Gli interlocutori istituzionali per le parti sociali, da qui al 2007, con il rinnovo del parlamento alle porte, non possono che essere le regioni, dicono dal sindacato, benché per esse gli spazi di intervento in materia di politiche del lavoro siano estremamente ridotti: la sentenza 50 della Corte costituzionale pochi mesi fa ha ribadito come solo una legge nazionale in materia di rapporti di lavoro e di diritti economici e sociali (ammortizzatori o redditi di cittadinanza) può garantire uguaglianza.
Eppure oggi le Marche, l'Umbria, la Toscana, l'Emilia-Romagna e il Friuli hanno delle proprie leggi regionali sulla valorizzazione della qualità del lavoro che, in un modo o nell'altro, cercano di fare fronte agli aspetti più ´inaccettabili' della legge Biagi.
(riproduzione riservata)
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