Esuberi Compass 824 licenziati senza paracadute
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Il leader della ristorazione ha deciso di tagliare il 10% di posti in Italia Le storie di Natalia e Fabio
Una multinazione con utili miliardari. Il leader mondiale della ristorazione (360mila dipendenti) con sede a Londra che ha deciso scientemente di abbandonare tutta l`Europa del Sud. La storia della Compass e dei suoi 824 licenziati in Italia non fa molto notizia. Anche se per loro, a differenza dei loro colleghi di Ilva, Fiat, Alcoa e quant`altro, non ci sarà nessuna cassa integrazione, nessun ammortizzatore sociale. Anche se si tratta degli stessi lavoratori che forniscono le mense di Fiat e Ilva. Dal 13 dicembre saranno a casa. E basta. Fra questi c`è anche Natalia. Quarantatreenne divorziata con una bambina di 13 anni e una disabilità civile al 67 per cento. “Lavoro al settore buoni pasto a Roma racconta - . L`azienda semplicemente ha cancellato la nostra struttura. Noi impiegati siamo stati i più colpiti perché se il taglio dei posti del lavoro è del 10 per cento, da noi la percentuale è del 30 per cento». In teoria fino alle lettere individuali, Natalia non dovrebbe sapere se lei è fra i licenziati. «Ma nella individuazione degli esuberi sono stati precisissimi e il mio ufficio sparirà completamente così come la mia figura professionale nella sede di Roma». L`input arrivato da Londra è stato chiaro. Il mancato rispetto dei budget previsti quest`anno ha richiesto una drastica riduzione del costo del lavoro: fra i 7.941 lavoratori italiani spariranno alcune figure specifiche anche dirigenziali (e questa è una novità per il nostro Paese) come i direttori di impianto e alcune intere aree amministrative, concentrando tutte le attività a Milano e chiudendo interi uffici a Roma, Torino, Salerno. Per Natalia le feste si prevedono drammatiche. «Sarà un Natale triste perché il vero problema è che in 12 anni di lavoro in questa azienda abbiamo acquisito una professionalità importante ma molto specialistica e difficilmente spendibile sul mercato del lavoro». Venerdì Natalia ha scioperato come quasi tutti i lavoratori italiani. Uno sciopero difficile perché fatto in un`azienda frastagliata nelle attività e nel territorio. Dalla sanità, alla scuola, alle mense aziendali. Dagli uffici ai luoghi di lavoro. Un`adesione che ha sfiorato il100 per cento con presidi molto partecipati a Roma (sotto la sede centrale sulla Colombo) e a Milano. Fra loro c`era anche Fabio 54 anni, lavoratore part time alla mensa della Banca d`Italia. «Da noi tre anni fa è arrivato il primo sub appalto, la Compass ha passato il lavoro ad un`altra piccola ditta: una procedura impensabile fino a pochi anni fa». Fabio non dovrebbe essere tra gli esuberi e salvare lui, come altri operatori degli appalti, dovrebbero arrivare le clausole sociali che prevedono come le nuove ditte vincitrici prendano in carico i lavoratori. «La novità però è che la Compass ha considerato esuberi lavoratori di appalti prima della scadenza sapendo che non parteciperà più alle gare - spiega Fabio - e questo mette a rischio anche la clausola sociale per loro».
Per Natalia e Fabio non resta che aspettare l`incontro al ministero dello Sviluppo economico. Aspettare e sperare che l`azienda, sotto la pressione di sindacati e governo, faccia un passo indietro. «La procedura di licenziamento collettivo - spiega Elisa Camellini, segretaria nazionale della Filcams Cgil - è partita il 25 settembre e quindi il 13 dicembre l`azienda può mandare le lettere di licenziamento. Ci aspettiamo la convocazione al tavolo di crisi del ministero per mercoledì 5 dicembre. Abbiamo avanzato critiche alla procedura adottata sia sul piano formale e sostanziale - continua-. La procedura è giustificata da uno stato di riorganizzazione e il contratto nazionale prevede un percorso di relazioni sindacali per affrontare il problema. Sul piano formale hanno sbagliato l`invio delle raccomandate in più gli esuberi sono stati individuati con centri di costo (un cuoco più quattro addetti, ad esempio) praticamente individuandoli invece che sui profili professionali e livello di inquadramento, come previsto dalle leggi. Noi abbiamo denunciato tutte queste questioni e al ministero le faremo pesare. Se il ministero ci dà una mano contiamo di riaprire la partita, siamo disponibili a discutere di riorganizzazione, ma togliendo dal tavolo la procedura». Natialia e gli altri 823 esuberi ci sperano.