Farmaci, liberalizzazione a metà: esclusi i Comuni sotto i 15mila abitanti
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Si preannuncia un duro scontro in Parlamento sulla liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C (quelli conricetta e interamente pagati dai cittadini) previsto dal decreto-manovra del governo. Il ministro della Salute Renato Balduzzi difende il provvedimento: «La liberalizzazione comporta vantaggi diretti e indiretti per i cittadini». Una presa di posizione che è anche unarisposta all’appello lanciato da73 parlamentari di Pdl, Terzo polo e Io sud, al premier Monti perché «ripensi » il provvedimento. Il promotore dell’iniziativa, il senatore del Pdl Luigi D’Ambrosio Lettieri, farmacista e presidente dell’Ordine dei farmacisti di Bari, si scaglia contro la liberalizzazione che a suo giudizio rappresenta «un segno gravissimo di irragionevolezza che sembra rispondere più a logiche mercatiste che all’effettivo bene della collettività». Tra i firmatari anche il senatore Maurizio Gasparri che, insieme al collega Antonio Tomassini, nel luglio 2008, presentò un disegno di legge per limitare l’attività delle parafarmacie. EseFederfarma, l’associazione dei titolari di farmacie, si schiera categoricamente per il«No all’uscita della ricetta dalla farmacia», sul fronte opposto i farmacisti non titolari di Anpi, Mlf e del Forum farmacia non convenzionata in una nota congiunta rispondono punto su punto alla lettera-appello dei 73 parlamentari. «Quando il senatore D’Ambrosio Lettieri afferma che il cittadino non avrà vantaggi dalla nuova liberalizzazione rispondiamo che i risultati di quattro anni di liberalizzazione di farmaci da banco e medicinali senza obbligo di ricetta (prevista dalla prima lenzuolata Bersani, ndr) hanno assicurato ai cittadini 400 milioni di risparmio all’anno e sono stati aperti 3.824 esercizi che garantiscono 8 mila occupati. Siamocerti che con la nuova liberalizzazione, si apriranno 3.500 esercizi nuovi, si darà lavoro a altre 8mi- la persone, con risparmi per i cittadini di ulteriori200 milioni di euro annui ».
Le associazioni di categoria dei non titolari e delle parafarmacie confutano anche la tesi secondo la quale la liberalizzazione della fascia C comprometterà l’attività di centinaia di farmacie tradizionali. «È bene ricordare - dicono - che i farmacisti titolari di farmacia, per reddito dichiarato (126mila euro all’anno),sono i più ricchi in Italia, dopo i notai e prima di medici. La liberalizzazione dei farmaci di fasciaCprevisto dal decreto, rappresenta il9%di tutta la spesa farmaceutica italiana (26,5 miliardi di euro), il che tradotto in termini di perdite reali medie per ciascuna farmacia, sulla base delle quote di mercato attuali, è di appena380 euro al mese.Unsacrificio che riteniamo accettabileda parte di chi mediamente può contare su un fatturato annuo di circa 1,5 milioni di euro». Se sul provvedimento è muro contro muro, in Parlamento si lavora per cambiare il testo. In una prima versione del decreto, infatti, la possibilità di vendere medicinali di fascia C con obbligo di prescrizione medica anche nelle parafarmacie e nei corner della grande distribuzione veniva concessa su tutto il territorio nazionale. Nel testo pubblicato in Gazzetta ufficiale però il governo ha introdotto un «tetto» alla liberalizzazione: i farmaci di fascia C potranno essere venduti al di fuori delle farmacia solo nei comuni con più di 15mila abitanti. Una decisione che rischia di escludere dai benefici del provvedimento il 30% delle attuali parafarmacie. Contro il «tetto» stabilito dal governo si schiera il Movimento nazionale liberi farmacisti: «Le modifiche introdotte hanno un sicuro profilo d’incostituzionalità perché tutti i cittadini che risiedono nei comuni al di sotto dei 15mila abitanti (25 milioni) non potranno godere degli effetti della concorrenza». Molto critico anche il Pd. «L’esclusione della liberalizzazione nei comuni al di sotto dei 15mila abitanti è una novità assoluta che non trova alcuna giustificazione né di ordine economico, sociale e sanitario, né di ordine giuridico», commentano Andrea Lulli e Antonio Lirosi. «È auspicabile - concludono - che il governo proceda con più coraggio e chiarezza sulle liberalizzazioni, rivedendo in primo luogo questo ingiustificato vincolo territoriale, modifica per la quale il Pd si batterà in Parlamento ».