27 settembre 2002
ITALIA-ECONOMIA |
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Fatturato in calo per Gucci: -6,9%
 Tra maggio e luglio giro d'affari a 577 milioni € Cesare Peruzzi
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FIRENZE - «In caso di guerra all'Irak, scenderà il gelo sui consumi dei beni di lusso». Potrebbe sembrare un'ovvietà, ma detta da Domenico De Sole, presidente e amministratore delegato di Gucci, numero due mondiale del settore (dietro il colosso Lvmh), in questo momento acquista un significato del tutto particolare. Il gruppo fiorentino ha presentato i conti del secondo trimestre dell'anno, in sensibile peggioramento rispetto allo stesso periodo del 2001, e De Sole parla esplicitamente di «momento difficile» per il comparto, ma dice anche che le prospettive restano buone, in particolare quelle di Gucci, e rivela che a settembre si sono registrati i primi segnali di ripresa del mercato. Italia compresa. «La svolta - commenta - è messa in pericolo soltanto dai venti di guerra e dall'instabilità delle Borse». Nel trimestre maggio-luglio (l'esercizio inizia a febbraio), Gucci ha realizzato ricavi consolidati per 577,1 milioni di euro (-6,9%); un utile operativo prima degli ammortamenti per avviamento e marchi di 62,4 milioni, che equivale a un margine del 10,8 per cento, in arretramento del 41% sui 105,8 milioni dello stesso trimestre di un anno fa; un risultato netto che è passato da 95,4 a 42,8 milioni (-55,1%), e un utile diluito per azione pari a 0,41 euro (-56,4%). La divisione Gucci, vera locomotiva del gruppo, sempre nel secondo trimestre ha venduto per 367,4 milioni (-14,2% che a cambi costanti diventa -7,5%), e ha registrato un utile operativo di 109,8 milioni (margine del 29,9%) in calo del 22,7% sul 2001. Per quanto riguarda il marchio Yves Saint Laurent, in fase di rilancio, i ricavi sono cresciuti del 34,7% in particolare per quanto riguarda la pelletteria (+207,3%) e le vendite dirette (+105,1%). Sulle base di questi andamenti e delle previsioni di mercato, il consiglio d'amministrazione di Gucci conferma le indicazioni di un utile diluito per azione di almeno 2,60 euro a fine 2002. Le vendite del gruppo dovrebbero raggiungere quota 2,6 miliardi di euro, e il margine operativo prima degli ammortamenti attestarsi al 13% (la stima precedente era rispettivamente di 2,7 miliardi e del 14%). Si tratta di obiettivi credibili, sempre che le condizioni generali dell'economia mondiale e in particolare del settore del lusso non peggiorino. «Usciamo da una prima parte dell'anno tutt'altro che facile, ma l'orizzonte non è nero - sottolinea De Sole -. I consumi si stanno riprendendo sia in Europa che negli Stati Uniti, e il Giappone continua ad andare bene, almeno per quanto riguarda il nostro settore. Certo, il ridimensionamento e la volatilità delle Borse non aiuta - aggiunge - e in caso di guerra c'è da aspettarsi un vero e proprio stop del mercato, come accadde nel 1991, in occasione del conflitto nel Golfo». Gucci, comunque, non esclude la possibilità di crescere anche attraverso acquisizioni: «Abbiamo più di un miliardo di dollari di liquidità netta - dice il presidente della griffe fiorentina - e se ci sarà qualche buona occasione saremo pronti a prenderla». In questo momento, però, l'impegno strategico è rivolto all'interno del gruppo: «Lavoriamo al contenimento dei costi e all'integrazione e riposizionamento dei nuovi brand - spiega De Sole -. Nel 2002 investiremo più di 250 milioni di euro e, grazie a questo programma, la divisione Ysl tornerà a produrre utili nel 2004». Borse e guerra permettendo. |
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