18/11/2003 ore: 10:23

Ferri: così tramonta il grande impero

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BARI

Pagina III
 
 
L´AZIENDA

Così tramonta il grande impero "Inammissibile vuoto di potere"
          La reazione della famiglia: "Dovevano portare Ferri logistica alla amministrazione straordinaria"
          la sfida
          All´inizio del nuovo secolo volevano conquistare l´Europa con i supermarket non alimentari
          l´azienda
          "C´è grande disappunto per il ritardo che subisce la definizione della procedura"

          LELLO PARISE

      Ai Ferri corti. I giochi di parole, in queste ore, nascondono rabbia e disappunto. Il «gran disappunto», per la precisione, di Riccardo Ferri, primogenito di cinque fratelli che negli anni Ottanta avevano «un ingrosso di detergenti in provincia di Bari», ma che all´inizio del nuovo secolo volevano conquistare l´Europa con i supermarket non alimentari partendo da una delle regioni più lontane dal cuore del continente, la Puglia. Contrarietà che fa il paio con la meraviglia dei sindacalisti, poco benevoli nei confronti della magistratura di Trani: «Spero che il gip abbia raccolto prove diverse e forti nei confronti delle tre personalità finite in carcere» dice il vicesegretario generale della Filcams Cgil, Giuseppe Scognamiglio. Comunque vadano le cose, è verosimile immaginare che oggi a differenza della tabella di marcia stabilita, il Tribunale fallimentare tranese non deciderà circa l´ammissione della società "Ferri logistica" all´amministrazione controllata.
      Sì, perché i giudici avrebbero dovuto emettere il verdetto sulla scorta della relazione elaborata dai tre commissari del ministero dell´Industria che, però, da ieri, sono dietro le sbarre di una galera con l´accusa di avere attestato il falso: i requisiti previsti dalla legge perché fosse evitato il fallimento del Gruppo Ferri, semplicemente non esistevano. Al professor Santoro, romano, all´avvocato Mariani, fiorentino, e al dottor Lazzoni, di Massa Carrara, il procuratore capo Nicola Barbera e il pm Antonio Savasta contestano i reati di falso ideologico, abuso d´ufficio e calunnia.
      Quando Riccardo Ferri dopo le sette del mattino accende la tivù per dare un´occhiata ai tigì regionali, cade letteralmente dalle nuvole: la notizia delle manette ai polsi dei commissari giudiziali, lo lascia di stucco. Quei tre commissari «avevano da tempo, provveduto adeguatamente ad assumere ogni iniziativa tendente a garantire il passaggio della Ferri logistica all´amministrazione straordinaria». Tuttavia è come se gli inquirenti si fossero domandati: convenientemente, d´accordo; ma per chi?
      Ferri non vuole avventurarsi in una chiacchierata a ruota libera, con i cronisti. Piuttosto preferisce imbrigliare pensieri e stati d´animo, in una nota lunga non più di dieci righe: per raccontare non soltanto il «grande disappunto» (rammentate?) dovuto al «ritardo che obiettivamente subisce la definizione della procedura», ma anche il «grande stupore» per gli ordini di custodia cautelare. Il risultato? «E´ inammissibile il vuoto che rimane nell´attuale gestione ordinaria della società». Una società, la Ferri logistica, cui fanno capo 210 dei 650 lavoratori che erano stati impiegati fra gli stabilimenti di Corato e Casamassima. Proprio di quei 210 dipendenti, 70 hanno un contratto di solidarietà e tutti quanti gli altri sono in cassa integrazione a zero ore.
      Appena un paio d´anni fa, la musica era un´altra. I cinque fratelli del Nord barese - insieme con Riccardo ci sono Francesco, Antonio, Filippo e la signora Pina - passavano per essere i protagonisti meridionali della grande distribuzione e avevano in pratica ridotto tutti quanti gli altri al ruolo di comparse, costrette nella nicchia dei piccoli negozi. A settembre del 2001 avevano pure celebrato se stessi in una festa "all´americana" nella tenuta di famiglia tirata a lucido: la masseria Polvere di rose. Una serata indimenticabile: con tanto di fuochi d´artificio, e l´aria impregnata dell´aroma di sigari arrivati direttamente da Cuba così come dagli odori di distillati pregiati. In quel di Corato, era stata chiamata a raccolta la vipperia politica e modaiola: dal presidente della Regione Puglia Raffaele Fitto al coordinatore di Fi Salvatore Mazzaracchio, dalla sinuosa Valeria Marini alla sontuosa Luisa Corna, passando dalla prorompente Eva Grimaldi e da un´elegante Nina Moric con consorte al seguito.
      Nella primavera dell´anno successivo, il 2002, sembrava che il Gruppo Ferri scoppiasse di salute: gli utili netti erano stati raddoppiati rispetto al 2000, i punti vendita (tutti in franchising) avevano sfondato il tetto delle quattrocento unità e nei primi tre mesi di quello stesso anno il giro d´affari aveva segnalato un ulteriore aumento del 30 per cento. «Ma a dicembre - fa sapere Scognamiglio -, precipita tutto: le banche chiudono i rubinetti ai Ferri, che volevano espandersi sempre di più e dare l´assalto ai mercati europei».
      La corsa per evitare il fallimento fa parte della storia di questi mesi. L´epilogo: i tre "arresti eccellenti". Il sindacalista della Cgil non ha peli sulla lingua: «E´ la provocazione del secolo. Se i giudici hanno fatto finire in gattabuia tre commissari giudiziali e di fatto li hanno bollati come bugiardi, evidentemente qualcuno ha pagato questi professionisti perché truccassero le carte di fronte al Tribunale fallimentare. Però i corruttori non sono stati individuati, né tanto meno beccati. Non vorrei che ci fosse qualche personaggio, non so chi, determinato a fare morire il Gruppo Ferri una volta per tutte. Sì, c´è qualcosa che non va».
       LA SCHEDA
      Quando aveva 400 punti vendita

      CORATO - Il Gruppo Ferri ha potuto contare su quattrocento punti vendita, affidati in franchising ad imprenditori selezionati direttamente in azienda. "Ferri tutto per tutti", questo lo slogan del gruppo, ha raggiunto duecentosettantanove milioni di euro di fatturato, con milletrecento dipendenti, ad esclusione dell´indotto, ed oltre venticinquemila metri quadrati di magazzino. Trecentoventi i fornitori che servivano le piattaforme nelle Marche ed in Puglia, grazie ad una flotta di mezzi aziendali composta da circa quaranta autocarri e Tir.