12/4/2006 ore: 12:23
Fiorani: c’era un patto fra Berlusconi e Fazio
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Pagina 21 - PRIMO PIANO L’INCHIESTA - IL BANCHIERE: ?GRILLO DISSE CHE SERVIVA UN ACCORDO POLITICO PER IL MANDATO A VITA DEL GOVERNATORE. IN CAMBIO, NON AVREBBE CRITICATO I CONTI PUBBLICI? a Brancher e ai leghisti E sull’Antonveneta: “non avete dei fondi per ‘ste azioni”? per Montecitorio con un foglio dei contatti Poi mi telefonava nascosto nei bagni? Paolo Colonnello MILANO ?Fazio era interessato al mandato a vita a governatore della Banca d’Italia per manovrare a suo arbitrio il sistema bancario... giungendo anche a suggerire l’allocazione delle azioni rastrellate presso fondi siti all’estero?. Cos? il gip Clementina Forleo in uno dei passaggi dell’ordinanza con cui ha concesso domenica gli arresti domiciliari a Gianpiero Fiorani. Un’aspirazione, quella dell’ex governatore Fazio, che Fiorani descrive bene nei suoi verbali, indicandolo addirittura come il ?regista occulto? della truffaldina scalata ad Antonveneta cos? come di altre analoghe operazioni. E sostenendo che garante delle aspirazioni di onnipotenza di Fazio sarebbe stato a un certo punto lo stesso Berlusconi che in un pranzo a Palazzo Chigi, diventato noto come ?il patto dello Sciacchetr?, dal nome del vino ligure portato dal sentaore di Forza Italia Luigi Grillo, avrebbe rassicurato il Governatore sul fatto che il suo mandato non sarebbe mai stato a termine. ?So che Grillo - racconta Fiorani - disse che era importante un accordo politico con il governo perch? si arrivasse a un mandato a vita del Governatore mantenendo tra le competenze di Bankitalia anche la vigilanza sulla concorrenza. In cambio Fazio avrebbe dato il suo ok ai conti pubblici senza criticarli?. Una ricostruzione che il premier smentisce in pieno. ?La notizia - dice un comunicato di Palazzo Chigi - ? assolutamente destituita di fondamento e il Presidente del Consiglio Berlusconi ha dato mandato a procedere al suo legale, avvocato Nicol? Ghedini?. Lo stesso Ghedini sostiene che la ricostruzione di Fiorani ?non sta n? in cielo n? in terra?. La lobby Dunque il duo Fazio-Fiorani cominci? a tessere quella rete di rapporti che avrebbe dovuto formare una vera e propria lobby politica all’interno del Parlamento, ?fin dall’estate del 2004. Con Fazio - spiega Fiorani - si era deciso di seguire un doppio binario: da un lato rastrellare il rastrellabile, dall’altro di dialogare con gli olandesi... per salvare l’apparenza istituzionale?. Ecco dunque la necessit? di finanziamenti grandi e piccoli, di favori economici, come l’acquisizione da parte della Bpl della moribonda banca del Carroccio, Credieuronord; di versamenti in contanti al sottosegretario Aldo Brancher, che svolgeva il ruolo di ufficiale di collegamento con i leghisti; dei soldi (400 mila euro in contanti) all’ex ministro Calderoli, al coordinatore di Forza Italia in Lombardia Paolo Romani e ai due principali ?sponsor? di questa lobby: il forzista Luigi Grillo e l’Udc Ivo Tarolli, generosamente ricompensati, racconta Fiorani, con conti aperti presso la Bpl e versamenti in contanti che provenivano dalla ?cassa nera? affidata al complice Francesco Spinelli. ?Fiorani - scrive il gip - ha riferito dettagliatamente degli appoggi politici che avevano supportato l’operazione Antonveneta... Sponsor erano Grillo, Tarolli, Vito Bonsignore, Aldo Brancher. Il primo anche trait d’union con il presidente del Consiglio...? Cos? come lo fu poi, scrive il gip, anche Marcello Dell’Utri. E ancora: ?Fiorani ha riferito di appoggi parlamentari, di operazioni illecite nonch? di commessi finanziamenti a molti parlamentari al fine di ottenere il loro aiuto per ingraziarseli?. Una lobby che per?, nelle intenzioni di Fiorani, doveva essere il pi? trasversale possibile. ?Cos? - racconta - presi contatti anche con Bersani, Benvenuto e Violante, che gi? conoscevo. A sinistra per? c’era una spaccatura. Bersani disse che la sola via percorribile era l’autoriforma di Bankitalia. Disse che dovevo convincere Fazio. Per l’incontro con D’Alema avevo come canale De Bustis (Banchiere di Mps poi di Deutsche Bank, ndr) che si era offerto di metterci in contatto?. In realt?, sembra di capire, l’unica vera apertura di credito a sinistra, l’ebbe alla fine con l’amico Gianni Consorte, presidente di Unipol, in seguito anche lui indagato ma per le plusvalenze Telecom. Il cot? politico era cos? importante per l’ex amministratore della Popolare di Lodi, che in un interrogatorio del 27 gennaio, il suo braccio destro e complice Gianfranco Boni riferisce che Fiorani ?si aggirava con un foglio di parlamentari che stava contattando. E, a suo dire, passava le giornate al Senato, aggiornandomi dell’evolversi della situazione con telefonate che mi faceva dall’interno dei bagni... Fiorani mi raccontava che in Senato quando lo incontravano, lo trattavano come se fosse Pera...? Fiorani si sentiva comunque tranquillo, almeno sul versante della vigilanza. Non solo perch? il Governatore era in simbiosi con lui, ma anche perch? poteva contare sulle consulenze distribuite tra figli e parenti dei responsabili Consob e dell’Ufficio italiano Cambi: ?Il figlio di Cardia (presidente Consob, ndr) - racconta Fiorani - ? nostro consulente. Credo che percepisca qualcosa come 250 mila euro l’anno?. |