Firenze. Un fiume di soldi "a nero" per finanziare i Fashion Café
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L´INCHIESTA Oltre ai fratelli Buti indagati anche due Benetton e altre quattordici persone Da Firenze un fiume di soldi "a nero" per finanziare i Fashion Café
FRANCA SELVATICI
CI sono anche Mauro e Rocco Benetton, due dei figli di Luciano Benetton, fra i 18 indagati per il grande pasticcio dei Fashion Café, la catena di bar-ristoranti e fast food «di tendenza» creata negli Stati Uniti dai fratelli fiorentini Tommaso e Francesco Buti. Lanciati in grande stile nel 1995 con top model come Claudia Schiffer, Naomi Campbell e Christy Turlington come testimonial, da New York i Fashion Café si moltiplicarono rapidamente. New Orleans, Londra, Manila, Mexico City, Barcellona. Il crollo fu rapido quanto era stato fulmineo il successo. Inseguiti dai creditori, Tommaso e Francesco Buti (37 e 42 anni) furono arrestati in Italia a fine 2000 su richiesta della magistratura di New York per riciclaggio e truffa aggravata. Ma non sono mai stati estradati negli Usa. E al Pm di Firenze Luigi Bocciolini - che li accusa con un socio, oltre che di truffa e riciclaggio, anche di associazione a delinquere - hanno rivelato molte cose interessanti sui finanziatori italiani dell´avventura dei Fashion Café, quasi tutti sconosciuti ma pieni di milioni di dollari da investire attraverso società con sede in paradisi fiscali. Alcuni farebbero rabbrividire Max Weber e vacillare la sua idea di etica del capitalismo. Oltre che di aver frodato il fisco per milioni di euro, sono indagati per estorsione e truffa, e addirittura per aver pagato un portaborse perché calunniasse i fratelli Buti, raccontando alle autorità americane che trafficavano in armi e diamanti. Ora l´inchiesta è chiusa. Dietro la facciata scintillante dei caffè alla moda e delle top model più belle del mondo, il Pm Bocciolini e la Guardia di Finanza hanno portato alla luce un groviglio di vipere. Sono partiti scoprendo che fra i finanziatori dei Fashion Café c´era uno dei gemelli Simoni, condannato per usura nel mondo degli antiquari. Ma Giuliano Simoni era un signor nessuno rispetto agli altri finanziatori. Enzo Benigni, titolare di una società che produce sistemi di armamenti, è accusato di frode fiscale per aver finanziato i fratelli Buti con circa 5 milioni di dollari non dichiarati al fisco, e di estorsione per averli costretti a rendergliene circa 12, sotto minaccia di rivelare che le top model non erano socie dei Fashion Café. Fra i finanziatori c´è un dentista di Milano (che ha versato oltre 8 milioni di dollari), un play boy, un imprenditore di Capri, tutti pieni di denaro ignoto al fisco italiano. E ci sono Fernando e Andrea Zini di Firenze, licenziatari Benetton per gli accessori in Oriente, che oltre a finanziare i Fashion Café con quasi 6 milioni di dollari, nel ´97 presentarono i fratelli Mauro e Rocco Benetton a Tommaso e Francesco Buti. L´idea era quella di dare vita ad un´altra catena di bar-ristoranti con il marchio Benetton Sport Café. L´iniziativa naufragò rapidamente e ora gli Zini e i Benetton sono indagati per truffa (perché secondo le accuse sapevano di non poter usare il marchio di famiglia) e del furto dei documenti contrattuali. I fratelli Benetton si dichiarano estranei ad ogni illecito.
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