Firmato il «Patto per l´Italia». Il sindacato si spacca

(Del 6/7/2002 Sezione: Economia Pag. 2)
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ANGELETTI: «DOPO IL PERIODO DI PROVA, RITORNEREMO ALLO STATUS QUO» |
Firmato il «Patto per l´Italia». Il sindacato si spacca |
Sospensione triennale dell´art.18 per le imprese che vanno oltre i 15 dipendenti |
ROMA Più lavoro, meno tasse. Silvio Berlusconi sintetizza così l´accordo raggiunto ieri tra il governo e le parti sociali sul nuovo Patto per l´Italia al termine della trattativa no-stop iniziata lunedì. Accordo che soddisfa tutti tranne la Cgil, che preannuncia referendum contro il nuovo articolo 18 e un nuovo sciopero generale in autunno, e che come previsto non ha firmato, sebbene abbia anch´essa ottenuto qualcosa: il diritto di partecipare al negoziato sul futuro sviluppo della riforma fiscale, che prima era esplicitamente riservato ai firmatari del Patto, e anche alcuni aggiustamenti di merito sull´attuazione del nuovo articolo 18. Per gli altri, stando alle loro parole, è una festa. Il governo incassa l´accordo, che rappresenta un valore politico in sè salvaguardando le relazioni almeno con una parte del sindacato, il via libera alle riforme strutturali messe in cantiere, compresa l´abolizione sperimentale dell´articolo 18 per i nuovi assunti nelle imprese che saliranno oltre la soglia dei quindici dipendenti. La Confindustria è strafelice per i due punti di sgravio dell´Irpeg previsti il prossimo anno, per l´articolo 18, ma anche per tutte le nuove norme fiscali comprese nell´accordo: dall´applicazione delle regole sulla «capitalizzazione sottile», che diventa una norma anti-elusione e non sarà più penalizzante, alla tassazione agevolata delle operazioni straordinarie. Le banche portano a casa la promessa di Tremonti di provvedere alla riforma della legge fallimentare che consentirà loro un recupero più veloce dei crediti in sofferenza, ed evitano un fastidioso accenno al razionamento del credito nel mezzogiorno, espunto dall´ultimo testo dell´accordo. Le piccole e medie imprese ottengono la contabilità Iva semplificata, commercianti ed artigiani incassano 500 milioni di riduzione dell´Irap nel 2003. Anche le cooperative, dopo la mazzata fiscale della Finanziaria 2002, registrano con soddisfazione il riconoscimento da parte del Governo che il loro sviluppo sia «un´opportunità da valorizzare». Cisl e Uil cantano vittoria per il mantenimento della concertazione, per i 5,5 miliardi di euro di sgravi Irpef nel 2003 concentrati sui redditi bassi (nel 2003 sparisce l´aliquota del 18% e quella del 24% viene portata al 23% coprendo i redditi fino a 25 mila euro), per gli enti bilaterali per l´assistenza sociale integrativa, i 700 milioni di euro l´anno destinati alla riforma degli ammortizzatori sociali, le nuove regole per la cessione dei rami d´azienda, l´impegno esplicito strappato al governo a non ridurre la spesa sociale nel 2003 (rispetto al 2001, però). E soprattutto per la riforma «sperimentale» dell´articolo 18 per i nuovi assunti nelle imprese che crescono oltre i quindici dipendenti. Tanto e tale è l´entusiasmo che arriva a coprire i primi dubbi interpretativi. A cominciare da quello relativo all´articolo 18. Luigi Angeletti, segretario della Uil, sostiene che alla fine dei tre anni sperimentali si «ritornerà automaticamente allo status quo». Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, puntualizza però che «per le eventuali nuove iniziative legislative su questo fronte si ricorrerà all´avviso comune delle parti sociali», che diritto di veto non è. Sul punto, la Cgil è del tutto scettica. «Quando tra tre anni avrà prodotto i suoi effetti - commenta Guglielmo Epifani - sarà impossibile tornare indietro». Quel che è certo è che l´accordo di ieri segna la spaccatura netta del mondo sindacale. Non solo per via dell´articolo 18, ma anche perchè Cisl e Uil hanno accettato implicitamente un tasso d´inflazione programmata all´1,4% nel 2003, la Cgil no. E questo è un problema destinato a farsi sentire più avanti nel tempo, al momento di contrattare i nuovi salari. Cisl e Uil hanno rinviato la formalizzazione dell´accordo al consenso dei propri organismi direttivi, che sarà una pura formalità, mentre nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro il confronto tra le due tesi sarà duro, e lo dimostrano gli scioperi spontanei di ieri dei lavoratori iscritti alla Cgil a Mirafiori e nel bolognese. C´è poi, nel testo definitivo dell´accordo, un principio nuovo e importante (di cui peraltro nessuno reclama la parternità), ma che si presta a creare qualche serio problema nell´attuazione pratica. Il Governo si è impegnato a «predisporre strumenti di monitoraggio e controllo del livello della pressione fiscale locale, insieme agli enti territoriali, per raggiungere l´obiettivo di una riduzione del carico fiscale complessivo». Un grosso vincolo all´autonomia delle Regioni, cui spetta l´onere di mantenere l´equilibrio della gestione sanitaria affidandosi eventualmente ai tributi locali. Se il governo, come dice, non vuol più coprire il buco della sanità e le Regioni devono rispettare gli obiettivi di riduzione della pressione fiscale, il problema è evidente. |
Mario Sensini
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