Fondi pensione Chimici contro l´impiego del Tfr

SINDACATI E IMPRESE CONCORDI Fondi pensione Chimici contro l´impiego del Tfr
7/2/2003
MILANO «No», al trasferimento del Tfr maturando ai fondi pensione, senza contropartite per le piccole e medie imprese: «Private di quella importante fonte di finanziamento e senza le alternative che erano state promesse, correrebbero seri rischi». E´ questo il primo dei quattro «no» che la Federchimica, con il suo vicepresidente Aldo Fumagalli, la Fulc e il vertice del Fonchim - il primo Fondo pensione chiuso varato da una categoria imprenditoriale in Italia - hanno inviato al Parlamento impegnato a discutere la delega per la riforma del sistema previdenziale. L´intero comparto chimico fa quadrato per difendere un sistema - ha detto Fumagalli - che ha avvantaggiato i lavoratori che hanno scelto di investire nella previdenza complementare (e sono ormai il 62% degli aventi diritto in campo chimico) del Fonchim. Che - nei 5 anni dalla costituzione a oggi - ha «registrato un rendimento positivo del 15%» ed ha «sempre fatto meglio del Benchmark»: grazie alla accorta scelta dei gestori, alle logiche di lungo periodo degli investimenti e al fatto di non taglieggiare i rendimenti con le onerosissime commissioni dei Fondi aperti. Tanto vale non cambiare, è stato detto. E, così, i «niet» sono diventati quattro. «No» all´obbligo imposto a tutti di trasferire, per legge, tutto il Tfr maturando ai Fondi Pensione: «La decisione circa la quantità di Tfr da indirizzare al Fondo pensione deve essere lasciata alla decisione autonoma del singolo». «No», all´ipotesi di aumentare gli spazi della mobilità tra Fondi chiusi e Fondi aperti che oggi è già ampia visto che un lavoratore iscritto al fondo negoziale di categoria può lasciarlo tranquillamente, una volta trascorsi tre anni dall´iscrizione: «Sarebbe concorrenza sleale da parte dei Fondi aperti che hanno strumenti - le reti bancarie e assicurative - molto più robusti per fare proseliti. La concorrenza oggi vigente è più che sufficiente e in linea con quanto succede altrove in Eurolandia». «No», infine, all´ipotesi che si conceda al lavoratore che decide di spostarsi ad altro fondo, di portarsi appresso la contribuzione aziendale: «Sarebbe un onere ingiustificato per le aziende, che si fanno carico di quella contribuzione esclusivamente nell´ambito delle relazioni industriali con la controparte sindacale». Ora la parola è al Parlamento: dalle sue scelte si capirà quanto è sensibile alle potenti lobbies di banche e assicurazioni.
f.pod.
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