Germania, stop ai negozi aperti di domenica
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BERLINO — I negozi aperti nelle domeniche d’Avvento e di Natale, finora legali a Berlino, sono diventati anticostituzionali e dall’anno prossimo non saranno più possibili. La Consulta tedesca ha accolto in sostanza il ricorso delle Chiese cattolica ed evangelica. Non per un primato della religione, ma per il primato dell’essere umano sugli interessi del profitto. Domeniche e festività, dice la sentenza, sono per diritto di tutti «giorni del riposo », per motivi e tradizioni religiose, ma parimenti per difendere il diritto dei lavoratori a riposarsi e a partecipare alla vita sociale e familiare. La suprema istanza della laica democrazia tedesca, ha forse avviato una svolta in Europa. Dopo confronti sofferti e aspri in Italia, in Francia e in altri paesi, la prima potenza europea dà ragione agli argomenti dei cristiani. E da istituzione profondamente laica, sceglie di premiare i diritti dell’individuo al riposo e al recupero della sua dimensione sociale, personale e familiare rispetto al consumismo e al profitto.
Anche in Italia la Chiesa ha chiesto più volte il rispetto della domenica, come giorno del Signore e del riposo, e quindi detto no ai negozi aperti. Non meno vivace è stata la polemica in Francia, paese dove il confronto tra Chiesa (e maggioranza della società) cattoliche e Stato dal massimo fervore laico vive a volte momenti tesi. Con la sentenza tedesca, il partito del giorno del signore esce vincente. Prima l’uomo, poi il profitto. Lo avevano già detto con forza sia
Giovanni Paolo II, sia Benedetto XVI. La polemica divide quasi tutte le società occidentali e cristiane. In molte i negozi sono chiusi, in altre (Francia, Belgio ad esempio) chiudono da mezzogiorno. In Belgio, i vescovi denunciano che i negozi aperti «trasformano il giorno del Signore in un giorno come gli altri». Negli Usa il laicissimo Massachusetts Institute of Technology e la cattolica Notre Dame University deplorano concordi che lo shopping di domenica sveglia tentazioni materialiste e allontana dalla spiritualità.
In Germania, le prime reazioni positive sono venute dalle Chiese. «È un segnale chiaro, il riposo alla Domenica riguarda prima di tutto i cristiani ma è un dono alla società intera», ha detto Karin Goering- Eckhardt, luterana, alto esponente dello Ekd (il consiglio delle chiese evangeliche) e politico di spicco dei Verdi. Esulta anche la Chiesa cattolica. Secondo Alois Glueck, «ridurre la vita a fatto meramente economico distrugge la dimensione umana».
Ma sono contenti anche gruppi laici. Come i sindacati dei servizi, critici sul carico di straordinario imposto ai loro iscritti. Proteste vengono solo dai commercianti: «In una metropoli come Berlino deve restare possibile fare acquisti di domenica», dicono. In Germania, dal 2006 una legge ha cautamente liberalizzato l’apertura dei negozi consentendola in alcune domeniche e festivi. A forte discrezione dei 16 Stati (Bundeslaender) in rispetto del federalismo. Berlino città-Stato si era spinta più oltre,concedendo il massimo di shopping festivo legale: 10 aperture tra domeniche e festività. Nella maggioranza degli altri Stati le domeniche per gli acquisti sono appena tre o quattro. Un paradosso: il paese della Ue dove non vige alcun divieto di shopping domenicale è la Polonia, cattolicissima ma diventata
prospera società ed economia postmoderna dopo la rivoluzione democratica che vinse grazie a Karol Wojtyla.