10/2/2010 ore: 19:03

Gigli: la domenica rilancia i consumi

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Ma se c'è la crisi perché non provare a rilanciare i consumi anche attraverso le aperture domenicali dei centri commerciali?». E' la domanda che pone il direttore de I Gigli Alessandro Tani intervenendo nel dibattito sollecitato dal presidente di Unicoop Firenze Turiddo Campaini, che propone di non aumentare il numero di domeniche annuali in cui si lavora nei colossi della grande distribuzione delle periferie urbane.
Campaini pone una questione etica, che riguarda l'uso del tempo libero nel canonico giorno di riposo dal lavoro e che a suo parere rischia di coincidere con lo shopping, quasi che acquistare fosse diventato ormai l'unico collante che mette insieme gli interessi di tutti i componenti di una famiglia o di un gruppo. Tani si ribella di fronte alla proposizione di questo modello: «La società moderna non è passiva», dice, «e non subisce le scelte del commercio.
L'esperienza mi insegna che il consumatore, ora moderno "social shopper", si rende libero da ogni vincolo di fidelizzazione. Oggi per sopravvivere il commercio deve rispondere velocemente alle richieste dei clienti e il servizio più gradito è quello di rendersi sempre disponibili». La domenica è un giorno molto ricercato, dice Tani: «Un recente sondaggio svolto dalla Bocconi rivela che il 71 per cento degli italiani fa la spesa la domenica». E la crisi? «Oltre a nuovi modelli di consumo, ha prodotto una maggiore attenzione alla qualità reale dell'offerta.
Ma non esiste una questione etica, la domenica si fanno cose ben peggiori che visitare un centro commerciale. Mi auguro che chi si appella alle virtù del cittadino non faccia semplicemente egoistici calcoli economici sul proprio orticello e invochi chiusure legislative per le scarse performance registrate durante le aperture domenicali». Aprire la domenica, insomma, è un'opportunità sia per chi vende che per chi compra. La pensa così anche Giovanni Pace, delegato provinciale di Firenze per Federdistribuzione: «Campaini ha preso una posizione inopportuna», dice. «Non solo perché il consumatore va rispettato ma anche perché la domenica c'è un sacco di gente che in quei centri lavora e guadagna. Si compra quando si ha tempo, la domenica è un giorno molto gettonato per lo shopping e i fatturati ne sono una prova. E quando le aziende ricevono sollecitazioni dai clienti per aumentare le aperture significa che c'è richiesta di un servizio. Anche dal punto di vista sociologico penso che si debba favorire al massimo la possibilità di scegliere».

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