 |
E TU CHE PERSEGUITATO SEI? Dall'ambizioso al servile, dal pauroso al severo, tutti i profili a rischio. Di soprusi |
Dal punto di vista scientifico non si può parlare di una vittima tipica del mobbing. Herald Hege, tedesco, psicologo del lavoro unanimemente riconosciuto in Italia come il più grande esperto di mobbing, traccia i profili dei soggetti che più di frequente sono vittime del fenomeno. Ambizioso È il vero trascinatore, porta avanti il lavoro, ma spesso provoca meccanismi di difesa negli altri. Buontempone Scherza sempre, è divertente, ma rischia di passare per poco serio, non professionale. Camerata Organizza serate di gruppo, esce con tutti i colleghi, è molto popolare. Ma la grande considerazione da parte degli altri lo rende oggetto di invidia. Capro espiatorio Gli viene attribuita ogni colpa, è la valvola di sfogo collettiva. Essendo più debole degli altri finisce per essere mobbizzato. Ipocondriaco Incline all'autocommiserazione, si sente vittima di forze esterne e si lamenta del troppo lavoro. Pauroso Ha sempre timore di fare errori, di fallire. Ma provoca preoccupazione nei colleghi che temono di essere coinvolti nelle sue paure. Permaloso Esageratamente sensibile, finisce per diventare fastidioso. Presuntuoso Crede di valere di più di quanto poi non valga in realtà. Difficile da sopportare. Servile Fa sempre di tutto per ottenere la piena soddisfazione dei superiori, ma si crea molti nemici tra i colleghi. Severo Crede e rispetta le regole e pretende che lo facciano anche gli altri. Sofferente Sempre sofferente, insoddisfatto, tendente alla depressione. Ma alla fine i colleghi non sopportano più i suoi continui lamenti. Vero collega Onesto, efficiente, disponibile e sempre pronto ad aiutare gli altri. Il collega che tutti desiderano. Ma la sua sincerità lo porta a denunciare i problemi interni e a crearsi inimicizie.
|
Il mobbing in Italia non è ancora un reato per la legge. Ergo, per il legislatore non esiste. Come ci si tutela, allora, in caso di molestie subite sul lavoro? «Dal punto di vista giuridico il mobbing non è una novità, semmai è nuova la parola» sostiene Annarita Manna, avvocato di Cittadinanza attiva. «Le vessazioni e le molestie sono sempre esistite e tutelate con le leggi vigenti». Ma adesso ci sono anche tre sentenze, l'ultima delle quali emessa a marzo dal giudice del lavoro di Forlì, in cui finalmente si ha una prima descrizione giuridica del mobbing. E le azioni civili fioccano.
I tempi tuttavia sono lunghi. «Ho chiesto la procedura d'urgenza ma dopo tre mesi non è stata fissata ancora l'udienza» afferma Giuseppe Petaccoli, giornalista di una rivista edita da un ente pubblico. Racconta: «Faccio questo giornale dal 1980, ma continuavo a essere retribuito come un impiegato di settimo livello. Ho solo chiesto un contratto giornalistico adeguato, il riconoscimento del mio status. Sono iniziate le disgrazie: la pubblicazione è stata interrotta e io mi ritrovo da 18 mesi in una stanza senza computer, con un telefono di cui non conosco il numero e a non fare niente. Io vorrei rendermi utile...».
Proprio quello che vorrebbe continuare a fare Vanessa, che fino a sei mesi fa era Giacomo (entrambi i nomi sono di fantasia). Da quando si è presentata al direttore del personale dell'azienda dove lavora per comunicare la scelta di cambiare sesso sono iniziati i guai. «Mi hanno sbattuto per tanto tempo nei magazzini. Quasi fossi qualcosa da nascondere».
Si è difeso con le unghie e con i denti Adolfo Treggiari, grand commis dello Stato. E in alcuni casi le sue denunce si sono rivelate sensate. «Ma non mi è mai stata restituita la posizione che occupavo prima all'interno del ministero degli Esteri. Anzi, ho passato mesi e mesi in giro per i corridoi. Ho pagato lo scontro con certe corporazioni: o ti adegui o sei fuori». Ed è rimasta fuori Elena (nome di fantasia), insegnante in una scuola d'inglese. Per lei, la piaga di aver subito molestie sessuali: «Il direttore mi salutava così: "Ciao brutta z...". Poi mi spiegava i dettagli di un rapporto orale o faceva degli apprezzamenti volgari sul mio corpo. Non mi ha mai toccata, certo, ma ero distrutta: avevo crisi di panico, non uscivo più la sera, ero diventata volgare. Ho finito per identificare il mio ragazzo con lui, non facevamo più l'amore. Poi ci siamo lasciati». Elena ha dovuto lasciare anche il lavoro. Ma adesso ha iniziato la sua battaglia: qualcuno, giura, dovrà pagare.
|
 |
SOS, ECCO CHI CHIAMARE Gli sportelli antimobbing in Italia |
Associazione italiana contro mobbing e stress psicosociale di Bologna, tel. 0516148919 Sportello associazione progettto quadri della Cisl, tel. 068473253 Centro della clinica del lavoro dell'università di Milano, tel. 0257992644 Centro di ascolto Ispesl (Istituto della sanità e della prevenzione della sicurezza sul lavoro), tel. 0644280390-0644280403 Cgil Roma centro, tel. 800255955 Centro clinico azienda sanitaria Roma E, tel. 0668353576 Movimento italiano mobbizzati associati, tel. 064510843 Fisac-Cgil Campania, tel. 800325500
|
|
|
© Arnoldo Mondadori Editore-1999 Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati |
|
|