Gucci, fanno pace Lvmh e Pinault
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Moda & Lusso - Dopo una lunga battaglia legale i due colossi francesi hanno raggiunto l’accordo sul controllo
 Gucci, fanno pace Lvmh e Pinault Arnault cederà il suo 20,6% entro la fine del 2001- Ppr salirà al 53,2% sborsando circa 1.700 miliardi di lire Michele Calcaterra
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(DAL NOSTRO CORRISPONDENTE) PARIGI - È attorno alle 2 del mattino di ieri che è stata messa la parola fine alla guerra tra Ppr (Pinault PrintempsRedoute) e Lvmh (Moet HennessyLouis Vuitton) per il controllo di Gucci. La maison fiorentina batterà dunque, d’ora in avanti, definitivamente bandiera francese. Con un controllo, quello di Ppr, che promette di essere stabile e duraturo nel tempo. È stato Serge Weinberg, presidente del gruppo "vincitore", a ribadirlo ieri nel corso di una affollata conferenza stampa. «È questa l’ulteriore conferma — ha dichiarato il presidente — che intendiamo essere presenti nel settore del lusso in maniera duratura. Un accordo, quello concluso con Lvmh, che riflette anche il nostro sostegno al lavoro svolto da Domenico De Sole e Tom Ford». La pace è stata siglata dopo oltre due anni e mezzo di battaglia a colpi di carte bollate presso il tribunale di Amsterdam (sede della holding Gucci). «Finalmente — ha dichiarato Weinberg — c’è stata una chiarificazione totale», anche se tra Bernard Arnault — patron di Lvmh — e François Pinault di Ppr non c’è stata comunque ancora una stretta di mano formale, a dimostrazione del gelo tra i due imprenditori. L’accordo è stato dunque dettato dalla consapevolezza che protrarre il braccio di ferro sarebbe stato dannoso per tutti. L’armistizio prevede un’uscita onorevole per Lvmh, che al termine dell’operazione incasserà 2,1 miliardi di euro di cui 760 milioni di plusvalenza; Ppr, dal canto suo, diventerà il terzo attore mondiale del lusso; Gucci, infine, continuerà a crescere grazie anche a un trésor de guerre (così lo chiamano i francesi) di 1,9 miliardi di dollari per nuove acquisizioni nel settore del lusso e a una capacità di indebitamento di 3,5 miliardi di dollari. L’operazione (che attende ora le autorizzazioni dell’Antitrust Usa e delle autorità olandesi), come già annunciato nel Sole-24 Ore del 6 settembre scorso, avverrà in tre tappe. Ppr acquisirà, entro il 22 ottobre prossimo, l’8% del capitale Gucci in mano a Lvmh (su un totale del 20,6%) a 94 dollari per azione, portando la sua quota nella casa italiana al 53,2 per cento. Gucci, a sua volta, distribuirà entro il 15 dicembre un dividendo straordinario agli azionisti (Ppr escluso) di 7 dollari per azione. Infine Ppr offrirà a tutti gli azionisti la possibilità di vendere (sotto forma se necessario di un’Opa), a un prezzo garantito di 101,5 dollari per azione, i titoli Gucci ancora in circolazione al 22 marzo del 2004. Lvmh e Ppr ritireranno contestualmente tutte le cause depositate davanti al Tribunale di Amsterdam. È chiaro che Ppr, che sborserà per il controllo del 53,2% di Gucci 896 milioni di euro, spera che il titolo della casa italiana entro tre anni superi la soglia dei 101,5 dollari per azione, per non dovere lanciare un’Opa (senza contare il fatto che Ppr intende mantenere Gucci quotata in Borsa). «L’operazione — ha dichiarato Serge Weinberg — si fa comunque per noi a un prezzo medio più che ragionevole, pari a 79,10 dollari per azione». Tale acquisto, è detto in un comunicato, verrà finanziato tramite un aumento di capitale e il lancio di una emissione obbligazionaria convertibile dell’ammontare di 700 milioni di euro ciascuno. Gucci resterà formalmente indipendente. Fino al 2004, infatti, Ppr potrà nominare solo 5 dei 10 membri del consiglio di sorveglianza, anche se controllerà la maggioranza dei membri del comitato strategico. Weinberg ha comunque dichiarato apertamente ieri che De Sole e Ford continueranno a lavorare in piena libertà e autonomia. Grande apprezzamento all’armistizio viene dato anche in "casa" Lvmh. Dopo due anni di battaglia, il gruppo guidato da Bernard Arnault uscirà completamente da Gucci senza aspettare la scadenza del 2004. Se l’8% del capitale verrà ceduto a Ppr, la restante quota (oltre il 12%) verrà monetizzata immediatamente. E l’assegno da 1,2 miliardi di euro servirà probabilmente a finanziare qualche nuova acquisizione. www.ilsole24ore.com/finanza Martedí 11 Settembre 2001
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