31.07.2002 I carabinieri in azienda: «Conosciamo i vostri nomi...» di Massimo Solani
Sono saliti nelle stanze della dirigenza dopo essere stati convocati, e ad attenderli hanno trovato due carabinieri della stazione di Zogno che, stando ai racconti dei presenti, hanno dapprima ascoltato i motivi e le forme della protesta, e successivamente hanno preso a rivolgersi a loro con tono di minaccia, affermando di conoscere i nomi di tutti i lavoratori e assicurando che li avrebbero cercati di persona se solo si fossero verificati dei disordini. La vicenda risale allo scorso 28 giugno, e ha per teatro lo stabilimento di Ruspino, in provincia di Bergamo, della Sanpellegrino Spa, l’azienda di acque e bibite del gruppo Nestlè. Protagonisti della storia due rappresentanti delle Rsu dell’azienda, impegnati da giorni nella pianificazione dello stato di agitazione per la messa in sicurezza di alcuni locali dello stabilimento. Dopo alcune riunioni sindacali, cui hanno fatto seguito ore di sciopero, una parte delle Rsu aveva infatti deciso di proseguire lo stato di agitazione anche per la giornata di sabato 29 giugno. Ed è a questo punto che sulla scena sono apparsi i militari dell’arma: due di loro, fra cui il comandante della stazione di Zogno, si sono presentati alla Sanpellegrino nel pomeriggio del 28, trattenendosi per qualche minuto in colloquio coi vertici dell’azienda.
Poche battute al termine delle quali sono state convocate le rappresentanze sindacali, lasciate dall’azienda a colloquio con i miliari. Un incontro che, stando ai racconti fatti, si deve essere sviluppato su binari decisamente poco convenzionali: dapprima le spiegazioni, le delucidazioni sui tempi e sulle modalità della protesta, poi le minacce. «Conosciamo i vostri nomi - hanno detto in sostanza i militari - e se domani dovesse succedere qualcosa vi veniamo a prendere». Parole che, raccontano i protagonisti, hanno mandato su tutte le furie un delegato delle Rsu della Flai-Cgil, il quale anzichè restare in silenzio di fronte all’avvertimento-minatorio ha fatto presente ai militari la loro strana ingerenza in una trattativa prettamente sindacale, sottolineando inoltre le possibili reazioni dei lavoratori.
Una evenienza che evidentemente deve aver sorpreso i militari i quali, prosegue il racconto, hanno cercato allora di stemperare il clima raccomandando ai due rappresentanti di non far conoscere al resto dei lavoratori i contenuti del loro colloquio.
Come prevedibile, però, la vicenda ha varcato i confini dello stabilimento di Ruspino ed è giunta sui tavoli dei sindacati, i quali si sono affrettati a chiedere una spiegazione alla dirigenza della Sanpellegrino, rea a loro dire di non aver tutelato a sufficienza i propri dipendenti e, anzi, di aver sollecitato l’intervento dei carabinieri. Una accusa che l’azienda si è affrettata a smentire in una lettare fatta pervenire due settimane fa alle organizziazioni sindacali ed in cui si affermava, tra l’altro, di essere venuti a «conoscenza di un’agitazione sindacale con probabilità di picchettaggio e possibili situazioni d tensione per i contrasti emersi fra gli stessi rappresentanti dei lavoratori» e di aver «semplicemente provveduto ad informare la sezione locale dei carabinieri». Il tutto, però, senza che ai militari venisse richiesto alcun intervento preventivo.
Dal comando provinciale di Bergamo, però, spiegano che alla stazione di Zogno era giunta notizia di un probabile blocco stradale ad opera dei lavoratori in sciopero, e pertanto si era ritenuto opportuno un intervento per scongiurare la possibilità. Peccato però che nessuno dei sindacalisti avesse mai proposto una tale iniziativa che, infatti, non è mai stata presa da anni a questa parte. Dopo settimane di assemblee e colloqui, la vicenda è finita due giorni fa sul tavolo del prefetto di Bergamo il quale, dopo una veloce ha inchiesta, ha minimizzato l’accaduto addebitandolo ad un «eccesso di zelo» del comando dei carabinieri, ed assicurando che simili episodi non si sarebbero più verificati.
Più o meno le stesse cose dette la scorsa settimana sul caso degli elenchi dei lavoratori sindacalizzati di Tolentino. Un ripetersi di situazioni «strane» che però preoccupa molto i sindacati e l’opposizione parlamentare. «Il comportamento di carabinieri e forze dell’ordine è molto grave - ha commentato Vincenzo Sgalla, responsabile del dipartimento industria della Flai-Cgil - interventi come quelli di cui si è avuto notizia negli ultimi giorni travaricano i principi costituzionali ed i diritti fondamentali della libera associazione».
Nel frattempo, le vicende di Tolentino e Bergamo sono giunte sui banchi del parlamento, ed in merito a quanto accaduto nello stabilimento della Sanpellegrino ha già presentato una interrogazione parlamentare il senatore dei Ds Guido Calvi, a dimostrazione di un allarme che non è riconducibile solamente a livello locale. Due giorni fa, inoltre, il deputato della Quercia Alfiero Grandi ha inviato una lettera al presidente della Repubblica Ciampi per richiamarne l’attenzione sull’iniziativa del ministro del Lavoro Maroni di accertare l’esito degli scioperi organizzati a livello regionale dalla Cgil. «Sottopongo alla Sua attenzione - scrive Grandi al presidente della Repubblica - la compatibilità di queste scelte del ministero del Lavoro con gli articoli 39 e 40 della Costituzione, che come Le è ben noto riguardano la libertà pienamente pienamente riconosciuta alle organizzazione sindacali e il diritto dei lavoratori di scioperare». L’iniziativa di Maroni, secondo Grandi, avrebbe infatto creato i presupposti ideali perchè iniziative dei singoli, come quelle di Tolentino e della Sanpellegrino, possano verificarsi in sprezzo alla libertà di associazione sindacale. «L’effetto politico delle circolari di Maroni - ha commentato Grandi - è stato quello di ingenerare un clima che è quasi di polizia».
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