Ikea, un no tra i mobili VOTAZIONI Bocciato l'accordo tra multinazionale e sindacati
AN. SCI. All'Ikea, l'accordo tra sindacati e azienda non passa. I dipendenti della catena svedese dell'arredamento lo hanno bocciato, e adesso si dovrà intavolare una nuova trattativa. La multinazionale ha 7 punti vendita in Italia, e dà lavoro a 2000 persone. Ha arredato la casa del Grande Fratello, ma ha avuto anche il Grande Fratello in casa: nel novembre scorso, a Genova, furono scoperti degli occhi spia negli spogliatoi dei dipendenti. Nel regno dei mobili, comunque, non ci sono state soltanto telecamere moleste, ma anche tutta una serie di scioperi, che hanno costellato l'ultimo anno di trattative tra azienda e sindacati. Hanno votato in tutto 543 dipendenti (poco più del 25%): 284 hanno detto no all'accordo, 173 sì e 68 si sono astenuti. Le trattative erano in piedi già dal marzo dell'anno scorso. Dopo qualche mese, l'azienda ha incassato un primo importante risultato, seppur provvisorio: l'apertura domenicale per cinque mesi l'anno, dallo scorso ottobre al prossimo marzo, nei 5 punti vendita (Torino, Bologna, Brescia e 2 a Milano) che non la prevedevano ancora. A Roma e Genova, si apre già tutte le domeniche dell'anno. Ma perché i lavoratori hanno bocciato l'accordo? "L'aumento del premio di partecipazione era irrisorio - dice uno di loro - e poi avremmo voluto l'eliminazione dei part time a 16 ore, in modo che fosse concesso all'Ikea di fare i nuovi contratti soltanto a partire da 20 ore in su. Nell'accordo, invece, si confermavano le 16 ore per i prossimi 4 anni". In effetti, quello del part time è un punto delicato della questione, perché i profitti Ikea ruotano proprio attorno al lavoro atipico. Come da McDonald's, i lavoratori sono spesso giovani al primo impiego. Per anni vengono ingaggiati soltanto con contratti a termine: un po' di giorni di pausa, e poi via con il nuovo contratto. Inoltre, ci sono moltissimi interinali, lavoratori presi in affitto anche soltanto per un giorno, per coprire turni di tre-quattro ore. E infine, il popolo dei part time. Ad alcuni di loro, certamente, potrà fare comodo avere un orario più breve, perché sono studenti o impegnati in altre attività. Ma molti, invece, vorrebbero lavorare a tempo pieno. I full time spesso sono dirigenti e capetti, che concedono gli straordinari soltanto a chi non dà fastidio. A questo punto, è chiaro che sul tema i dipendenti Ikea non accettano il gioco al ribasso, e che molti di loro puntino a un accordo per contratti part time di 20 ore. E sulle domeniche, chi ha votato "no", ha idee altrettanto chiare: "Il lavoro nei giorni festivi, ormai, è una realtà che si va consolidando un po' ovunque. In Ikea abbiamo maggiorazioni al 70%, ma quando si andrà a contrattare per le domeniche dei prossimi anni, si dovrebbe puntare su una diversa qualità del lavoro. Per esempio, stabilendo dei tetti massimi e delle turnazioni, e insistendo sulla volontarietà del lavoro domenicale".
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