 |
?retroscena Federico Geremicca
|
??
|
|
 |
|
 |
(Del 7/2/2002 Sezione: Economia Pag. 3)
|
IL RISCATTO DOPO LA FERITA PRODOTTA DAL CONGRESSO DS DI PESARO |
Il condottiero, candidato ideale per organizzare la resistenza |
Sul palco di Rimini si ? compiuta l?ennesima trasformazione del leader Cgil da duro a durissimo, una specie di Giustiziere pronto a usare l?arma finale |
inviato a RIMINI PARLIAMOCI chiaro: qui, per valutare se e quanto quel signore in grigio che parla da lass? - osannato dalla platea come solo ai veri capi accade - se quel signore, dicevamo, possa tornar utile a una sinistra e a un Ulivo messi non propriamente bene, bisognerebbe che qualcuno prima risolvesse un altro interrogativo. Che ? molto semplice, riguardando - appunto - lo stato di salute dell?opposizione al governo Berlusconi. Perch? se qualcuno dalle parti del Botteghino, fosse convinto di essere alla vigilia della grande rivincita e che per tornare in testa basti ormai un niente, diciamo un piccolo, ulteriore sfondamento nel corpaccione dell?Italia moderata, allora lo lascino stare quel signore lass?, perch? non serve: e anzi rischierebbe di spaventare le folle in transito verso il centrosinistra. Ma se invece, per ventura, la sensazione fosse diversa e la vigilia fosse intesa come vigilia non di rivincita ma di una ?lunga notte? e il problema fosse non avanzare ma resistere, cio? recuperare le truppe che disertano, richiamare l?esercito alla lotta, intanto riorganizzarsi, insomma, ecco, se a sinistra la vedessero cos?, allora un pensierino a come utilizzare quel signore in grigio che parla da lass?, forse andrebbe fatto. Perch? diciamo la verit?: per un compito cos?, generali migliori di Sergio Cofferati il giro non ce n??. E che sia cos?, del resto, lo si ? compreso definitivamente ieri alle sei della sera, quando - lass? alla tribuna - il capo Cgil ha dato luogo all?ennesima trasformazione: da duro a durissimo, una specie di Giustiziere, di Vendicatore del popolo messo l? con tra le mani l??arma finale?. ?Sono convinto - scandisce - che nel quadro articolato delle nostre iniziative debba trovare collocazione anche lo sciopero generale?. Un minuto di applausi, a significare l?assoluta vicinanza tra leader e base. L?ultima volta che l?Ulivo ha sondato la sua base ? stato sabato scorso in piazza Navona, ed ? andata com?? andata (Nanni Moretti, ricordate?). Non significher? molto: ma qualcosa forse s?. Del resto, che la faccenda sia messa pi? o meno cos?, lo si vedeva bene - ripetiamolo - ieri, in questo Congresso con niente rosso e tanto grigio, il grigio dell?abito del Cinese, della sua cravatta, il grigio del cielo che spalmava di grigio il mare, la sabbia e perfino le variopinte cabine del litorale riminese. Cofferati sale alla tribuna e il Congresso lo applaude per quattro minuti, con la platea in piedi e nelle tribune degli ospiti la solita comica diessina: D?Alema, Fassino, Violante e Angius ad applaudire seduti, Giovanni Berlinguer, Folena, Melandri e Vincenzo Vita ad applaudire in piedi. Che la ferita del Congresso di Pesaro non fosse ancora sanata lo si sapeva: che sanguinasse ancora tanto, lo si poteva forse solo sospettare. Un pezzo del partito della Quercia, insomma, continua a guardare al Cinese come al Mos? capace di portare in salvo il popolo di sinistra: e viste come sono andate le cose dal congresso ds in poi, ? possibile che quel pezzo di partito abbia perfino ingrossato le proprie fila. Ma resta un dato: mai il pci o i ds eredi del pci, hanno ritenuto di dover scegliere il proprio capo fuori dai ranghi del partito. Dopo la morte di Enrico Berlinguer preferirono la funesta ?transizione? di Alessandro Natta al carisma (discusso ma indubbio) di Luciano Lama. E anche successivamente, pur non avendo scelto sempre - diciamo la verit? - segretari della statura di Togliatti o Berlinguer, l?idea di un leader ?chiamato da fuori? non ha mai fatto troppa strada. Che sia l?ultima (una delle ultime) eredit? comuniste, col partito prima e sopra di ogni altra cosa, ? difficile dire. Che sia un fatto, c?? l? la storia a dimostrarlo. Ma tant??. E visto, appunto, che tant??, Sergio Cofferati aspetta. Cio?, piccona e aspetta. Quando va alla tribuna, potreste scommettere prima su quello che dir?. E infatti lo dice. Che il governo Berlusconi ? il peggio che poteva capitare e che ?la situazione non ? normale, compagni, visti i rapporti tra industrie private e governo, mai cos? stretti e dipendenti, tali da produrre una congiunta azione sinergica per alterare il quadro di regole e procedure?. Qualcun altro avrebbe semplicemente detto: siamo al regime. Il Cinese no. Il Cinese dice che ? venuta meno ?una condizione di fisiologico rapporto tra rappresentanti diversi che possono confliggere?. E dovreste sentire come approccia il governatore Fazio ?costretto ad ignorare tutto, realt? compresa, per non rivedere le sue mirabolanti previsioni sul boom economico del prossimo futuro?. Per non dire di Berlusconi e D?Amato, ricordati ?nello stucchevole balletto di Parma su chi, tra il presidente di Confindustria e il candidato premier del centrodestra, avesse copiato il programma dell?altro?. Alla sinistra, stavolta, rimprovera solo ?distrazione nei confronti del valore sociale del lavoro?. Una carezza, considerati i precedenti... Che sar? domani di questo generale specializzato in resistenza e guerra di posizione ? difficile dire. Un pezzo (minoritario) di ds lo vorrebbe segretario. Un pezzo (maggioritario) di mondo dell?impresa lo vorrebbe pensionato. Lui, per intanto, sar? rieletto segretario nel weekend per altri quattro mesi, visto che a giugno dovrebbe lasciare la carica di leader cgil per scadenza dei termini (otto anni, da statuto). E qui, per?, viene il bello. O potrebbe venire il bello. A parte Sergio Cofferati, infatti, in quanti sono pronti a scommettere che a fine giugno il Cinese davvero lascer?? Molti. Anzi: moltissimi. Ma non tutti. Che significa, per esempio, che a pochi giorni dal congresso il capo della Camera del lavoro di Milano (di Milano, ripetiamo) dia un?intervista a ?l?Unit? per proporre di lasciare Sergio Cofferati l? dov??? Significa che il segretario di Milano, Antonio Panzeri, e il Cinese sono molto amici, e dunque... Ma significa anche che, come alla vigilia di ogni grande cambio, giochi e giochini si infittiscono. E significa ancora che molte cose devono accadere da qui a giugno. Per esempio, il voto amministrativo di maggio. Ora, non ? che Cofferati trami chiss? quanto per diventare segretario dei ds; e non ? nemmeno che punti su un?altra sconfitta della Quercia per prenderne i comandi. Ma certo se a maggio il partito di Fassino (e D?Alema) dovesse dare segni di risveglio, per Sergio Cofferati la porta non sarebbe chiusa: sarebbe sbarrata. Con tanto di spranghe, lucchetti e serrature di sicurezza. E allora? Che il Cinese torni a lavorare alla Pirelli ? una bella favoletta, sarebbe romantico se accadesse, ma che poi accada davvero non ci crede nessuno. Resta la Fondazione, che non deve essere male, come idea, se vi ? ricorso perfino D?Alema. Potrebbe essere. Del resto, il passaggio dal sindacalismo alla politica non ? mai facile. E torna alla mente la parabola di Sergio D?Antoni, l?amico-nemico alla guida della Cisl. Tentenna oggi e rifiuta domani, dopo anni alla fine si ? deciso. Ve lo ricordate, no? Affondato un partito e si ? presentato alle elezioni. Raccontano che adesso non sia precisamente un uomo felice per come le cose gli vanno o non gli vanno pi?.
|
|
 |
 |
 |
|
|
|
 |
 |