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Il dizionario bellico - di B.Severgnini

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      Lunedì 24 marzo 2003
      Le nuove parole
      Verbi riesumati, citazioni
      È il dizionario bellico

      Beppe Severgnini
          Le guerre sono teatro di orrori, ma anche fabbriche di parole. L’attacco all’Iraq non fa eccezione. Una fabbrica che funziona in inglese, lingua comune alle forze principali della coalizione (Usa, Regno Unito, Australia). Ci sono vocaboli nuovi e vocaboli usati in modo nuovo. Titoli di libri riesumati, citazioni che diventano letterarie, acronimi subito popolari, semplificazioni, pietosi eufemismi.
          A-DAY
          Il generale Tommy Franks, comandante delle forze americane, nella conferenza-stampa di sabato ha spiegato come la pianificazione militare si basi su alcune lettere dell’alfabeto, che indicano le fasi successive della campagna. Ha detto Franks: «L’inizio delle operazioni di combattimento lo chiamiamo D-Day.
          Il giorno dell’introduzione delle forze speciali (special forces) lo chiamiamo S-Day. Quello dell’introduzione delle forze di terra (ground forces) lo chiamiamo G-Day. Quello dell’introduzione della forze aeree (air forces) lo chiamiamo A-Day». Nella Seconda Guerra Mondiale c’era solo il D-Day, quello dello sbarco degli Alleati in Normandia (6 giugno 1944). Più semplice.
          CATASTROPHIC SUCCESS
          Il «successo catastrofico» che dovrebbe consentire un ingresso rapido e trionfale a Bagdad delle forze angloamericane. Termine usato con ottimismo forse prematuro dai comandi Usa. Come ha scritto il quotidiano The Guardian, «per "catastrofe" non s’intende un disastro, perché gli alleati non vogliono sentir parlare di migliaia di vittime civili. L’aggettivo negativo (catastrofico) viene usato per enfatizzare il positivo, come fanno i ragazzi quando definiscono "wicked" - letteralmente "malvagio" - qualcuno molto in gamba».
          COALITION OF THE WILLING
          Coalizione di quelli che ci stanno, coalizione dei consenzienti (non «dei volonterosi», come si legge e si sente). «Coalition of the Willing» è un bushismo, così come «Axis of Evil» (Asse del Male). La prima espressione indica i Paesi che appoggiano gli Usa nell’attacco all’Iraq (quarantacinque, secondo Colin Powell, tra cui l’Italia). Il secondo termine indica i Paesi sospettati di appoggiare o finanziare il terrorismo (Iraq, Iran, Nord Corea, detti anche «rogue states», o «stati canaglia»). In un discorso nel maggio 2002, il sottosegretario di Stato americano John Bolton ha aggiunto alla lista anche Cuba, Libia e Siria.
          COLLATERAL DAMAGE
          Danno collaterale. Infelice eufemismo per indicare i morti civili in un bombardamento. Venne usato da un portavoce Usa nel 1999, quando i caccia americani colpirono per errore un convoglio di albanesi, scambiandolo per un reparto di forze serbe. Il cinismo dell’eufemismo è tale che l’espressione è stata quietamente abbandonata. Ora si parla di «unavoidable civilian deaths», inevitabili morti civili. Sempre vittime innocenti, con un altro nome.
          DECAPITATION EXERCISE
          Niente eufemismi, per una volta: «esercizio della decapitazione» significa privare l’Iraq dei capi, primo tra tutti Saddam Hussein.
          EMBEDDING
          Participio del verbo «to embed», che risale alle fine del Settecento. Secondo l'Oxford Dictionary, significa «fissare saldamente in una massa circostante solida o semisolida». La massa in questione sono le forze armate angloamericane; le cose - nel nostro caso, le persone - fissate saldamente sono i 529 giornalisti aggregati. Il termine «embedded», nel nuovo significato, è il neologismo bellico più interessante, perché è il più significativo. Indica infatti la nuova strategia mediatica del Pentagono, diversa da quella della Guerra del Golfo (1991), dove si tendeva a mostrare il meno possibile. William Safire, conservatore in politica ma progressista della lingua, ha dedicato a «embedding» la rubrica del 9 marzo sul «magazine» del «New York Times». Nell’articolo si trova questa curiosa dichiarazione di un vicesegretario della difesa: «Let’s jump right into what everybody is interested in, and that’s the embedding. Our embedding policy and our embedding procedures» («Passiamo subito a quello di cui tutti sono interessati, e cioè l’embedding. La nostra politica dell’embedding e le nostre procedure per l’embedding»).
          EMBEDS
          Aggregati. Reporter al seguito delle truppe sul campo di battaglia (vedi EMBEDDING). «Let’s go now to one of our embeds», andiamo ora da uno dei nostri inviati-incastonati (o incastrati?), dice il conduttore (quello che in Italia chiamiamo «anchorman»).
          MOAB
          Non una zona turistica nello Utah, come potrebbe credere chi cercasse questa parola su Internet. È invece l’acronimo per Massive Ordnance Air Blast, un gigantesco ordigno da 20.790 libbre (9.450 kg) capace di spazzar via un’intera unità nemica e provocare una nuvola a fungo. Soprannominata «mother of all bombs» (madre di tutte le bombe, parafrasi della «madre di tutte le battaglie», termine coniato da Saddam nel 1991) è considerata l’arma convenzionale più potente che esista, studiata per provocare SHOCK & AWE (vedi).
          MOPP1, MOPP2, MOPP3 e MOPP4
          I quattro livelli di protezione in caso di attacco con WMD (Weapons of Mass Destruction, vedi). MOPP sta per Mission Oriented Protection Structure (struttura per la protezione destinata alla missione).
          NBC
          Non una rete televisiva, ma l’acronimo di «nuclear/biological/chemical» (nucleare/biologico/chimico). «NBC weapons» sono le armi che tutti si augurano non vengano mai usate. «NBC suits» sono gli indumenti protettivi contro queste armi.
          SHOCK & AWE
          «Choc e Sgomento» (non «colpisci e terrorizza», come si sente dire). Quanta strada ha fatto, il titolo di un libro. «Shock & Awe - Achieving Rapid Dominance» («Choc e sgomento - Come ottenere rapidamente il predominio»): così si chiama il volume scritto da Harlan K. Ullman and James P. Wade, pubblicato nel 1996 dalla National Defense University Press (si può consultare su Internet all’indirizzo www.dodccrp.org/shockIndex.html). La tesi degli autori, che dichiarano d’ispirarsi al cinese Sun Tzu (V secolo a.C.), è questa: «Disarmare l’avversario prima della battaglia è il più grande successo che un comandante possa ottenere». Come sappiamo, «Choc & Sgomento» è il motivo dei bombardamenti di Bagdad: distruggere psicologicamente il nemico, togliendogli la forza e la voglia di combattere.
          SLICES
          Letteralmente «fette», quindi «parti, porzioni». Il termine è stato utilizzato dal segretario alla difesa Donald H. Rumsfeld, a modo di ammonimento: «Quello che vediamo non è la guerra in Iraq», ha detto. «Quello che vediamo sono fette della guerra in Iraq».
          SELF-LEGITIMATING
          La guerra si auto-legittimerà (will be self-legitimating) quando il popolo iracheno saluterà festante i liberatori. Così dice il presidente Bush. Così sperano i suoi alleati.
          SMART BOMBS
          Bombe intelligenti, ovvero capaci di colpire solo obiettivi militari. I comandi americani ripetono che la precisione dei bombardamenti è molto superiore a quella del passato. I vignettisti di tutto il mondo non stanno a sentire, e con le «bombe intelligenti» riescono a far sorridere amaramente i lettori.
          TARGET OF OPPORTUNITY,
          Bersaglio che si presenta inaspettatamente, obiettivo da prendere al volo. Termine usato il 19 marzo da George Tenet, direttore della Cia, per indicare al presidente Bush che i servizi d’informazione avevano localizzato Saddam Hussein, e si poteva colpirlo subito. Perché «bersaglio da prendere al volo»? Perché i comandanti militari americani hanno un elenco di obiettivi in Iraq, che diventano «targets of opportunity» nell’occasione in cui vengano visitati da un membro importante della dirigenza irachena.
          UNILATERALS
          Il termine è stato usato dal Coalition Press Information Center in Kuwait diretto dal generale americano Guy Shields. Indica i 1.445 giornalisti che coprono la guerra «indipendentemente dai combattenti», secondo la definizione del «New York Times». Altri 529 giornalisti sono invece aggregati alle forze americane e britanniche, e vengono definiti EMBEDS (vedi).
          WMD
          Weapons of Mass Destruction, armi di distruzione di massa, quelle che Saddam potrebbe avere, utilizzare o cedere ai terroristi. Il motivo, sostiene George Bush, per cui gli Stati Uniti sono entrati in guerra. E noi vogliamo credergli

          www.corriere.it/severgnini



      Gli acronimi
          POW
          E’ uno degli acronimi della guerra, significa «Prisoner of war». Mia, invece, sta per «Missing in action» e Kia per «Killed in action»
          MASH
          Nel dizionario della guerra è una sigla famosa perché è stata anche titolo di un film e di un serial tv. Significa «Mobile army surgical
          hospital»
          OSAMA
          Anche il nome di Bin Laden è diventato un acronimo: «Orchestrated suicide air missions, allegedely» (Presunte missioni aeree suicide), definizione che richiama l’attentato dell’11 settembre con lo schianto dei due aerei sulle Torri gemelle di New York.

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