9/5/2007 ore: 11:15
Il Pd non sfonda dentro il sindacato
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Pagine 59/57 - Attualità. Il nostro tempo Due riflettono le mozioni presentate alle assise della Quercia (fassiniani e mussiani), una l’ala vicina a Rifondazione comunista (bertinottiani), l’ultima i pochi battitori liberi a sinistra di Rifondazione, i cosiddetti cremaschiani (da Giorgio Cremaschi). Il risultato è che, seppur in recupero, i «riformisti fassiniani» sono soltanto maggioranza relativa (come dicono loro) o minoranza (come sostengono tutti gli altri). I vertici. Nella segreteria nazionale quattro sono gli esponenti riconducibili al correntone di Fabio Mussi e Gavino Angius, quattro a vario titolo a Piero Fassino, Massimo D’Alema e Walter Veltroni (al sindaco di Roma fa riferimento la componente I cento passi). Per il Pd sono invece schierati Achille Passoni (salute), Nicoletta Rocchi (reti), Mauro Guzzonato (amministrazione), Marigia Maulucci (politiche macroeconomiche). Il rapporto è apparentemente paritario, ma la bilancia pende per la sinistra grazie a Paola Agnello Modica (ambiente), esponente a cavallo tra il Prc di Fausto Bertinotti e il Pdci di Oliviero Diliberto. C’è poi Guglielmo Epifani, che i fogli Excel li tiene stampati in mente. E per questo, almeno finché sarà segretario generale della Cgil, si guarderà bene dal sostenere il Pd, la Sinistra democratica di Mussi o il cantiere della Sinistra europea aperto da Bertinotti. Le categorie. Qui i fassiniani contano ancora meno. Pro Partito democratico sono i segretari di bancari (Domenico Moccia, Fisac), telecomunicazioni (Emilio Miceli, Slc), tessili (Valeria Fedeli, Filtea), trasporti (Fabrizio Solari, Filt), chimica ed energia (Alberto Morselli, Filcem), edili (Franco Martini, Fillea). Si tratta di fortini importanti, ma sono di minor peso rispetto alle cittadelle del correntone, a partire dalla funzione pubblica (FpCgil), guidata da Carlo Podda, e dallo Spi, il sindacato dei pensionati comandato da Betty Leone. Poi ci sono Enrico Panini alla scuola (Flc), Franco Chirico all’agroindustriale (Flai) e Filomena Trizio per i lavoratori atipici (Nidil). Il caso-Fiom. Il sindacato dei metalmeccanici è diviso in quattro. I fassiniani contano su Fausto Durante. Il segretario generale Gianni Rinaldini è tra gli iscritti d’ufficio alla nuova dirigenza bertinottiana. Con il correntone sono schierati due segretari nazionali, Maurizio Landini e Laura Spezia. Infine c’è Giorgio Cremaschi, che guida la Rete 28 aprile, i duri e puri della sinistra, sindacale e non (nella Rete ci sono anche pesci come i trotzkysti di Rifondazione). Cremaschi viene indicato alternativamente come leader di una «cosa rossa» a sinistra di Bertinotti o di un ipotetico quarto sindacato, qualora dovesse compiersi l’unità tra Cgil, Cisl e Uil. Cisl e Uil. Con traumi minori, il battesimo del Partito democratico ha diviso anche Cisl e Uil. Raffaele Bonanni, leader della Cisl, vuole mantenere il suo sindacato autonomo dalla politica. Nonostante gli appelli riservati giunti dal presidente del Senato (e già segretario della Cisl) Franco Marini, Bonanni non sosterrà il Pd in maniera palese. Anzi, è più interessato a collaborazioni tra i partiti cattolici dei due schieramenti: Margherita, Udc, Udeur. Quanto alla Uil, è divisa tra filo-Pd e filocostituente socialista di Enrico Boselli. Al primo schieramento appartengono il segretario confederale Paolo Pirani e i leader di pensionati (Silvano Miniati) e pubblico impiego (Brunetto Boco). Viceversa, con Boselli sono schierati il segretario confederale Antonio Foccillo e i segretari di sanità (Carlo Fiordaliso) ed edilizia (Giuseppe Moretti). Il segretario generale Luigi Angeletti è equidistante. |