Il primo scoglio? Gli incentivi e le finestre d’uscita

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martedì 2 Settembre 2003
FRA LE IPOTESI MAGGIORMENTE ACCREDITATE UN CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ SUI VITALIZI PIÙ RICCHI analisi Il primo scoglio? Gli incentivi e le finestre d’uscita Ampio ventaglio di proposte in esame, ma la formula è ancora incerta
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ROMA IL tema della riforma delle pensioni è di quelli caldi. Ognuno dice la sua e infatti all’interno della maggioranza e anche tra i ministri competenti le proposte sono molte, ancora confuse e talvolta contrastanti. C’è chi vuole innalzare l’età pensionabile puntando su incentivi a favore di chi prolunga l’attività lavorativa, e chi si batte per i disincentivi nei confronti di coloro che intendono beneficiare della pensione anticipata o di anzianità. C’è chi si propone di agevolare più i lavoratori e chi le imprese. C’ è ancora chi chiede di anticipare alcuni effetti restrittivi della riforma Dini e chi invece è contrario. Ed ancora c’è chi è favorevole e chi contrario ad un contributo di solidarietà a carico delle pensioni superiori a 10 mila euro mensili, mentre i dissensi sono sempre notevoli sulla prospettata chiusura, totale o parziale delle «finestre» di uscita stabilite dalla riforma Dini per chi vuole usufruire della pensione di anzianità. Nè si è d’accordo sullo strumento di attuazione: finanziaria o delega previdenziale già all’esame del Parlamento? Tanto meno in merito ad una marcia indietro sul cumulo tra pensione di anzianità ed altri redditi da lavoro. La quadratura del cerchio non sarà certamente facile, ma ecco più in dettaglio le ipotesi su cui si sta discutendo sotto gli sguardi allarmati dei sindacati e di quasi tutte le categorie.
ETÀ PENSIONABILE. L’obiettivo di Palazzo Chigi e del Tesoro è di far salire progressivamente, a partire dal 2005, l’età minima di pensionamento da 57 a 60 anni o anche a 62 entro il 2007-2008, accelerando così i tempi dell’andata a regime della riforma Dini.
ANZIANITÀ. E’ uno dei nodi più difficili da sciogliere, data la ferma opposizione della Lega e, naturalmente, del ministro del Welfare Roberto Maroni. Attualmente la pensione di anzianità spetta a chi ha 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 nel 2004), ferma restando la pensione massima con 40 anni di contributi. Tra le ipotesi allo studio ci sono il ricorso a disincentivi (penalizzazioni o contributo di solidarietà), a un semi-blocco delle finestre di uscita e all’anticipazione al 2007 o al 2006 del pensionamento di anzianità.
DISINCENTIVI. Tre le opzioni tecniche alternative: penalizzazione progressiva per ridurre direttamente l’importo dell’assegni di chi decide di usufruire del trattamento di anzianità; introduzione di un contributo di solidarietà su tutti i trattamenti anticipati; applicazione del metodo contributivo pure per il calcolo della pensione.
INCENTIVI. La delega previdenziale prevede già un incentivo da destinare in busta paga per favorire la permanenza in servizio al di sopra dei 57 anni di età, pari a metà della contribuzione (circa il 15%). Adesso Maroni spinge per un super-bonus del 30-32,7% da inserire nello stipendio, corrispondente all’intera contribuzione previdenziale attuale (per i lavoratori privati l’aliquota è appunto del 32,7%), ma tale ipotesi è contestata da un folto stuolo di economisti.
FINESTRE. Attualmente le «finestre» di uscita sono quattro, di cui la prossima al 1° ottobre. Si pensa ad un semi-blocco già nel 2004 attraverso un apposito decreto per ridurre a due o ad una le «finestre» annuali: ciò consentirebbe di recuperare subito discrete risorse finanziarie.
CONTRIBUTIVO. La riforma Dini ha disposto dal primo gennaio 1996 il metodo contributivo per i trattamenti dei neo-assunti e nella forma pro-rata per chi all’epoca aveva meno di 18 anni di contributi (oggi 25), mentre per chi aveva maturato più di 18 anni continua ad applicarsi il sistema retributivo. Ora una delle opzione tecniche prevede l’estensione a tutto campo dal giugno 2004 o dal 2005 del contributivo pro-rata o quanto meno la sua applicazione innalzando il «tetto contributivo» a 30 anni.
DECONTRIBUZIONE. Scontro sull’ipotesi, già prevista nella delega, di una decontribuzione sui neo-assunti di almeno tre punti.
TFR. Maroni e il ministro dell’economia Giulio Tremonti sostengono la necessità di rendere subito obbligatoria la destinazione del trattamento di fine rapporto «maturando» ai fondi pensione per tentare di far decollare la previdenza complementare.
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(r.r.)
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