Immigrati: Non ci sarà la maxi-sanatoria

Immigrati - Accordo politico in Consiglio dei ministri sulla regolarizzazione degli extracomunitari Non ci sarà la maxi-sanatoria L'emendamento Tabacci sarà ritirato ma l'Esecutivo si impegna a trovare una nuova soluzione Gerardo Pelosi
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ROMA - L'accordo politico sull'immigrazione è stato trovato ieri in Consiglio dei ministri. L'emendamento Tabacci per la regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari verrà ritirato ma, contestualmente, un ordine del giorno della maggioranza impegnerà il Governo ad affrontare il problema con uno strumento tutto da definire (forse anche un prossimo decreto flussi). Lo scontro tra Udc e Lega è stato, per ora, scongiurato con i buoni uffici del premier Silvio Berlusconi e del suo vice Gianfranco Fini ma la soluzione tecnica (decreto o disegno di legge) non è ancora a portata di mano. Il Governo si trova, infatti, a camminare in un sentiero molto stretto: non vuole varare una sanatoria generalizzata che richiamerebbe in Italia nuove ondate di clandestini ma è intenzionato a far "emergere" gli extracomunitari occupati in nero venendo incontro alle preoccupazioni del presidente della commissione Attività produttive della Camera, Bruno Tabacci, che ha presentato un emendamento al testo del Ddl Bossi-Fini il cui esame riprenderà lunedì alla Camera. Un invito a trovare una soluzione è stato espresso in apertura del Consiglio dallo stesso premier Silvio Berlusconi. «Non possiamo permetterci di non avere l'accordo» avrebbe detto il presidente ai suoi ministri. Il dibattito è stato molto ampio e, a quanto è dato sapere, si è mantenuto sempre dentro i binari della correttezza e della moderazione. Da una parte i ministri centristi come Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi hanno sostenuto la necessità di risolvere i problemi posti dall'emendamento Tabacci. Dall'altra i leghisti, soprattutto Roberto Maroni e Roberto Castelli preoccupati di aprire le porte ad una sanatoria generalizzata. Il ministro degli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, ha proposto di regolarizzare gli immigrati che lavorano e di punire severamente gli imprenditori che li utilizzano e ha ribadito la sua proposta di creare investimenti nel Nord Africa per offrire opportunità di lavoro in quelle regioni frenando la pressione sulle nostre coste. Un ruolo di mediazione lo ha svolto il vicepremier Gianfranco Fini che ha proposto la soluzione: un ordine del giorno presentato dai capigruppo della maggioranza in Parlamento che impegni il Governo a risolvere la questione da approvare contestualmente al varo della Bossi-Fini. Una soluzione che è stata accettata dai ministri Giovanardi e Buttiglione secondo i quali l'emendamento Tabacci ha avuto il merito di accelerare la decisione. «È andato tutto bene, come avevo detto - ha osservato Berlusconi al termine della riunione di Governo - c'è stato un approfondimento molto positivo con tanto buonsenso da parte di tutti». Il vicepremer Fini ha tenuto a precisare che non ci sarà nessuna sanatoria e il problema della regolarizzazione troverà una soluzione in un provvedimento separato ancora da individuare. Potrebbe essere un decreto legge, un disegno di legge o anche il decreto sui flussi (nel qual caso la competenza sarebbe del ministro del Welfare). «L'emendamento Tabacci - ha spiegato Fini - sarà ritirato. Sarà presentato a firma di tutti i capigruppo della maggioranza un ordine del giorno che impegnerà il Governo a trovare una soluzione». L'importante, ha spiegato Bossi, è che «non ci saranno prove di forza di nessun tipo». La scelta, ha detto Bossi «è stata quella di valutare successivamente gli strumenti per l'uscita dal nero di chi lavora». Il ministro Giovanardi ha affermato che si tratta di un buon accordo. Ma Tabacci è apparso più prudente. Ha dato atto al Governo di essersi mosso con puntualità ma ha spiegato che l'emendamento non può essere ritirato perché è stato firmato anche dall'opposizione. Una posizione, quella di Tabacci, criticata dal capogruppo della Lega alla Camera, Alessandro Cè, secondo il quale il presidente della commissione Attività produttive deve «smettere di fare il gioco delle tre carte e danneggiare l'intera maggioranza». Ma Pierlugi Castagnetti, capogruppo della Margherita, ha già annunciato che l'Ulivo chiederà comunque che l'emendamento venga messo ai voti. Sabato 01 Giugno 2002
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