L’Eurispes: «Italia in stallo, 14 milioni di poveri»
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 sabato 29 gennaio 2005
IL RAPPORTO PER IL 2005 SULLO STATO DEL PAESE: CETO MEDIO SEMPRE PEGGIO L’Eurispes: «Italia in stallo, 14 milioni di poveri» Il centrosinistra: ormai siamo alla frutta. La maggioranza: dati fasulli
Alessandro Barbera
ROMA La sintesi non è per nulla rassicurante: «Un Paese confuso e abulico, che tentenna sulla strada da intraprendere, schiacciato sul presente e incapace di proiettarsi nel futuro, alla ricerca di un progetto». Il rapporto per il 2005 dell’Eurispes, che pure fra milletrecento pagine individua non solo i difetti ma anche i pregi dell’Italia di oggi, descrive un Paese «in stallo», con «nuove forme di disuguaglianza sociale», oltre 14 milioni di individui «poveri o quasi poveri» e che perde fiducia nelle istituzioni, nessuna esclusa, e nel futuro. Ma al quale «non difettano né l'intelligenza, né le risorse, né la forza per uscirne». Come? «Con una forte assunzione di responsabilità della classe dirigente», «un progetto e una prospettiva unificante». «Il mondo gira, l'Italia no», ha detto il presidente Gian Maria Fara. E il governo «non ha preso il toro per le corna e non ha affrontato la situazione rifiutando di vedere le cose come stanno». L’analisi, come avviene puntualmente per quelle messe a punto da Eurispes, ha scatenato la polemica fra centro-sinistra e centro-destra. I primi sostengono che il rapporto denuncia una grave situazione economica e sociale, i secondi smentiscono i dati e accusano Fara o di eccessivo pessimismo o di «uso politico della statistica».
Il rapporto parte da uno dei temi più dibattuti in questi mesi: la crisi di competitività del sistema Italia. Si riporta l’ultima classifica mondiale del World Economic Forum - l’Italia è scesa dal 33° posto al 47° - ma anche quella della Heritage Foundation «più benevola», che ci pone al 26esimo posto. Due i dati particolarmente negativi: il calo costante dell’indice della produzione industriale e il sempre più scarso peso nell’innovazione tecnologica. «Pur avendo aumentato il numero di brevetti depositati, l’Italia occupa una posizione marginale rispetto ai Paesi concorrenti». C’è però anche qualche segnale positivo: un «piccolo primato» che l’Italia può vantare dovuto alla discesa di sedici punti della pressione fiscale sui ricavi delle imprese: dal 53,2% al 37,2%. «C’è però chi ha fatto di più e meglio di noi», e per questo l’Italia «resta fra i Paesi a più alta pressione fiscale sulle imprese». Altri elementi positivi sono stati l’«effetto Bush» sulle borse, che ha permesso alla piazza milanese di chiudere un anno «del tutto positivo» e «la capacità tutta italiana di creare nuove imprese e iniziative, con buon adattamento e flessibilità ai periodi di difficoltà congiunturali». L’Eurispes punta quindi il dito su due mali irrisolti dell’Italia: il sommerso e l’evasione fiscale. Il primo ha «ormai raggiunto» il 28% del prodotto interno lordo, pari a 302 miliardi di euro. Malissimo anche l’evasione: 134 miliardi nel 2004, che saliranno a 145 nel 2005.
Altro tema forte del rapporto sono le disuguaglianze e l’aumentare del disagio sociale: secondo Eurispes oggi in Italia ci sono 4 milioni e 700 mila famiglie e oltre 14 milioni di persone «povere o quasi povere». Un «logoramento» di salari e pensioni dovuto al carovita, pari, per Eurispes, all’8% annuo tra il 2001 e il 2004 e che avrebbe causato un calo del loro potere d'acquisto di oltre il 20% per operai e impiegati. Per questo oggi si ricorre agli acquisti a rate, che vivono «un vero e proprio boom»: non per comprare viaggi e vestiti, ma per l'auto, gli elettrodomestici o i mobili. C’è invece chi cerca strade più rapide e punta sul gioco d'azzardo: 23 i miliardi spesi in scommesse nel 2004.
Per l’Eurispes c’è poi un problema di precarizzazione del lavoro per i giovani: «Dall’introduzione della Legge Biagi, ben 61 collaboratori, anziché essere assunti, sono diventati lavoratori a progetto». «Se non si blocca questa spirale perversa vi è il rischio di dover assistere a una profonda trasformazione della nostra società», dice Fara. La cosiddetta «povertà in giacca e cravatta» dei ceti medi, che si aggiungerebbero ai 14 milioni già poveri o quasi poveri.
Nella maggioranza le reazioni al rapporto sono scettiche. Il più moderato è il ministro Gianni Alemanno: «Sicuramente esistono problemi di incertezza che devono essere risolti. C'è un problema di crisi di classe dirigente che è complessivo e riguarda tutte le istituzioni e la politica». Durissima invece Forza Italia: «Il rapporto non è credibile», commenta il vicepresidente dei deputati azzurri Isabella Bertolini. «Ogni anno Eurispes ci propina la solita dose di dati puntualmente smentiti dai fatti». Di tutt’altro segno il giudizio di opposizioni e sindacati: «Siamo alla frutta», dice Rifondazione Comunista. «Quei dati confermano che l’economia ristagna e le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese», aggiunge Livia Turco dei diesse. D’accordo il numero uno della Cgil Guglielmo Epifani: «Il rapporto fotografa un’Italia preoccupata».
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