L´informazione in sciopero contro la legge bavaglio Domani il giorno del silenzio
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Niente quotidiani. Black out di tv, radio e Internet
ROMA - Il no al bavaglio urlato con il silenzio dell´informazione. Arriva il giorno del black-out contro la legge sulle intercettazioni del governo: oggi scioperano i giornalisti della carta stampata e domani - quando i quotidiani non saranno in edicola - sarà il turno delle tv, delle radio, delle agenzie e degli uffici stampa, delle testate web. Tacciono, gli organi di comunicazione tradizionali e i nuovi media: «Sciopero inevitabile», ha ribadito ieri sera Franco Siddi, il segretario della federazione nazionale della stampa che ha indetto la protesta. Siddi precisa che «non è sopraggiunto alcun fatto nuovo» ad opera dell´esecutivo e del parlamento. Ecco allora l´autocensura che è il clou di un dissenso che vede dalla stessa parte giornalisti ed editori, con la solidarietà espressa dall´associazione dei magistrati e dell´organismo unitario degli avvocati. Una rivolta che parte da lontano, dalla mobilitazione del popolo viola, della community della rete e dei ribelli del post-it, passa dalla prima pagina bianca di Repubblica e giunge fino alla migliaia di manifestanti di piazza Navona, sette giorni fa.
Nel mirino un disegno di legge criticato in alcuni punti anche dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, mentre diverse voci istituzionali - dal garante della privacy al capo dell´agenzia delle comunicazioni - si sono levate a difesa della libertà di stampa in pericolo. Un provvedimento che ha spaccato il Pdl - con Fini e i suoi uomini a reclamare modifiche - e compattato l´opposizione: domani, tra l´altro, i siti di Italia dei Valori e di Sinistra ecologia e libertà saranno listati a lutto. Anche i poligrafici e il personale delle emittenti private - fa sapere la Cgil - parteciperanno alla protesta «contro i tagli e i bavagli».
«Sappiamo che alcuni giornali per convinzioni ideologiche o questioni di militanza non aderiranno allo sciopero - dice Siddi - Noi ci appelliamo perché questa è una battaglia di tutti. Quanto più una protesta è fragorosa tanto più il risultato è forte». Il segretario dell´Fnsi ricorda che l´organismo sindacale dei giornalisti «finora ha promosso diversi tipi di protesta. Lo sciopero è solo l´ultimo ma per noi - aggiunge - la piazza è un mezzo, non un fine. Il nostro fine è far arretrare una legge sbagliata». Il consiglio dell´ordine dei giornalisti ieri ha votato l´adesione «incondizionata» alla protesta con 122 sì e un voto contrario: «In nome della riservatezza non si possono privare i cittadini delle notizie».
Di «silenzio rumoroso» parla anche Guido Columba, presidente dell´Unione cronisti. «Lo sciopero è l´unico mezzo per arrivare a tutti i nostri interlocutori», afferma Carlo Verna dell´Usigrai. Gli editori si sono espressi ieri con il presidente della Fieg Carlo Malinconico: «Non abbiamo mai rifiutato il confronto sui temi della tutela della riservatezza, ma respingiamo la modalità con cui si intende intervenire. Le uniche soluzioni previste sono quelle delle sanzioni per gli editori, che soluzioni non sono».