La carica delle badanti nelle case d´Europa
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sabato 24 aprile 2004
Pagina 27 - Cronaca |
La carica delle badanti nelle case d´Europa A migliaia lasciano la miseria dell´Est, sognando il lavoro che a Ovest nessuno fa
Alla vigilia dell´allargamento Ue, le storie di tante donne che vendono tutto per salire su un pullman con un biglietto di sola andata "Solo così possiamo dar da mangiare ai figli" Giorno e notte a fianco di un anziano, per assisterlo, pulirlo, dargli da mangiare Le "organizzazioni" che le deportano pretendono anche duemila dollari DAL NOSTRO INVIATO JENNER MELETTI VILLACH - Basta guardarle in faccia, nella stazione di servizio dell´autostrada per l´Italia, per capire chi ha i documenti in regola e chi no. Raia S., 44 anni, è tranquilla. «Lavoro a Rovigo, da tre anni. Ho il permesso di soggiorno da un anno. Sono tornata a casa per un mese, a rivedere i figli. Il viaggio mi costa 220 euro, andata e ritorno». Entra al bar, un panino e una bottiglietta d´acqua. C´è qualche minuto per parlare. «Anche le altre che sono sul pullman sono in regola. Ma il permesso di soggiorno lo abbiamo solo in tre, le altre hanno il visto turistico, con il quale puoi restare in Italia o in Europa solo tre mesi, e non potresti lavorare». |
I permessi di soggiorno saranno rilasciati col contagocce.
"Troppi disoccupati anche qui"
Ma per 5 anni resteranno extracomunitarie
Il rischio di creare cittadini comunitari di serie A e serie B
SYLVIA ZAPPI
- PARIGI - L´allargamento dell´Unione rappresenterà l´abbattimento delle frontiere per gli abitanti dei 10 nuovi paesi membri residenti all´estero? Sono numerosi in effetti coloro che risiedono nel territorio dell´Unione, che lavorano al nero nel settore dell´edilizia o in quello delle pulizie, e che attendono con impazienza la data del 1? maggio, quasi potesse essere l´inizio di una nuova vita. Monique, una polacca di 63 anni, partita da Cracovia nel 1991, è una di loro. Questa frizzante signora è entrata in Francia con un visto turistico per visitare Parigi," pensando che ne sarebbe ripartita. Invece è rimasta, e fa la donna delle pulizie. Ormai sono mesi che scorre il calendario, convinta com´è che l´ingresso della Polonia nell´Unione europea le darà diritto a un permesso di soggiorno in piena regola e quindi a una vita "normale." Dovrà attendere altri cinque anni.
Al pari di altri paesi vicini, anche la Francia ha stabilito che la libera circolazione delle persone all´interno dell´Unione non entrerà in vigore prima di cinque anni. «Applicheremo agli emigranti dei dieci nuovi paesi le medesime condizioni in vigore per gli stranieri extracomunitari», puntualizzano al Gabinetto di Jean-Louis Borloo, ministro del Lavoro e della coesione sociale. «Il tempo appena sufficiente affinché la Francia possa adottare delle misure di apertura progressiva al termine dei primi due anni, in funzione della situazione interna del mercato del lavoro».
Gli ultimi dati forniti dall´Insee (l´istituto nazionale di statistica e di studi economici, il corrispettivo francese del nostro Istat, ndt) - dai quali risulta che il tasso di disoccupazione è in crescita ed è pari al 9,8% della popolazione attiva, mentre il numero dei disoccupati alla fine di febbraio 2004 era di 2,68 milioni - non paiono lasciar spazio a un cambiamento di rotta. E così, quando un polacco o uno slovacco desidererà rispondere a un´inserzione di lavoro in Francia, la direzione dipartimentale del Lavoro potrà contestargli la situazione locale del mercato del lavoro e rifiutargli un permesso di lavoro adducendo come motivazione la presenza nella medesima area geografica di un lavoratore europeo qualificato. Inoltre il permesso di soggiorno si applicherà a questi nuovi immigrati con la stessa severità con la quale si agisce attualmente nei confronti degli altri residenti stranieri: dovranno essere muniti di permesso di soggiorno e saranno soggetti alle medesime restrizioni di insediamento (ricongiungimento famigliare, ricongiungimento con il coniuge).
Alcune associazioni non mancano però di far notare che questa politica di grande prudenza rischia di dare l´impressione che, per i Quindici l´allargamento dell´Unione serva a colmare le carenze di manodopera di alcuni settori. «Il governo ha appena perso l´occasione di fare dell´allargamento un atto di integrazione. Con una regolamentazione mutevole si andranno creando degli status differenti tra europei in possesso di permesso di soggiorno e europei senza permesso di soggiorno», osserva Claire Rodier, responsabile del Groupe d´information et de soutien des immigrés. Uno studio della Commissione ha del resto evidenziato che soltanto il 2% dei disoccupati dei paesi che entreranno nell´unione ha dichiarato una «ferma intenzione a partire verso l´Ovest».
Traduzione di Anna Bissanti)
Colf dal Sudamerica clandestine l´80%
- MADRID -La gran parte di badanti e collaboratrici domestiche in Spagna è latinoamericana: circa il 63% delle immigrate proviene dall´Ecuador, dal Perú e dalla Repubblica Dominicana. Il gruppo straniero più numeroso è formato proprio dalle ecuadoriane. «Sono donne molto forti - spiega Paloma Rodríguez Villegas, direttrice di Candelina, una associazione che gestisce un centro diurno per donne latinoamericane - Il lavoro in patria non consentiva loro una vita degna per via della crisi economica, con stipendi tra i 250 e i 300 euro al mese. Così, in tante fanno due calcoli e decidono di partire».In Spagna lo stipendio di una colf si aggira attorno ai 600 euro, la maggior parte dei datori di lavoro preferisce restare nell´illegalità. Da ciò deriva che il lavoro domestico in Spagna continua ad essere un settore dell´economia sommersa, situazione simile al resto d´Europa. Infatti, il mercato dei collaboratori domestici non legalizzati nella Ue oscilla tra il 50 e l´80%. E per la grande maggioranza sono immigrati. (s.al.)
Traduzione di Guiomar Parada