La Cgil si ferma ma solo 4 ore
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La data è decisa: lo sciopero generale della Cgil sarà il 6 maggio. Ma si è scelto lo stile minimal: 4 ore emanifestazioni solo territoriali. Dunque un doppio no: no all’intera giornata, e no a un corteo di tutti i lavoratori a Roma. L’annuncio dell’appuntamento lo ha dato la segretaria generale del sindacato. Susanna Camusso, dall’attivo dei delegati di Modena. Alcune categorie, tuttavia, hanno già deciso di raddoppiare: i lavoratori pubblici della Fp, ad esempio, che hanno revocato il loro sciopero del 25 marzo per confluire naturalmente in quello della confederazione, e hanno proclamato 8 ore di stop. La stessa opzione verrà abbracciata da scuola e università, con la Flc che proprio oggi, dopo una riunione degli organismi dirigenti, dovrebbe annunciare la fermata per l’intera giornata. E analogamente verso le 8 ore va la Fiom. Camusso ha cominciato subito a galvanizzare gli iscritti in vista della mobilitazione, parlando alla platea dei delegati che la ospitava a Modena: «La Cgil deve essere quel filo – ha detto – per cui la nostra mobilitazione tiene aperta la speranza: ogni volta che l’allarghiamo abbiamo rotto un pezzetto di quell'individualismo. Un’organizzazione come la nostra deve immaginare la sua mobilitazione in un tempo lungo: non conosco nessun altro modo per farlo che andare giorno per giorno a fare assemblee e ricostruire lamotivazione, provare a discutere anche con chi è iscritto a Cisl e Uil». Tra l’altro, proprio ieri la Cgil confermava la sua adesione e partecipazione alla manifestazione del 12 marzo in difesa della Costituzione, con un occhio particolare «alla difesa della scuola pubblica e al ruolo degli insegnanti, dopo le recenti dichiarazioni del presidente del consiglio». Ma nonostante gli auspici, i rapporti con Cisl e Uil non hanno mai toccato un punto più basso: non solo la separazione ormai sancita suimodelli contrattuali, e gli scontri sulla vertenza Fiat, ma adesso si è aggiunta la divisione sul contratto del commercio. Dentro la Cgil, dall’altro lato, rimane critica l’area di minoranza, la «Cgil che vogliamo», delusa non solo dalle 4 ore proclamate invece di 8, ma anche dalla data, giudicata «troppo in là». «La proclamazione di un sciopero generale è un risultato importante, ma un annuncio dato con due mesi di anticipo farebbe pensare a un grande evento e 4 ore risultano per questo un po’ incongruenti, ce ne sarebbero volute 8», dichiara la ex segretaria confederale Nicoletta Rocchi, oggi esponente della «Cgil che vogliamo». «Abbiamo insistito da tempo per uno stop generale e il precipitare degli eventi ci dà ragione – riprende Rocchi – Gli accordi separati Fiat, quelli nel pubblico impiego e l’ultimo sul commercio: non è più solo la Fiom ad alzarsi dal tavolo, ora c’è anche la Filcams e lo sciopero appare a questo punto una tappa obbligata, la decisione della Cgil è importante. Ma la portata dell’avvenimento avrebbe fatto pensare a un’astensione dal lavoro di un numero maggiore di ore». Bocciatura delle modalità scelte anche da parte di Giorgio Cremaschi, pure lui della minoranza Cgil: «Bene lo sciopero generale ma la data è troppo in là. È comunque necessario uno sciopero di 8 ore che provi a fermare tutto il Paese e che non sia solo contro il governo ma anche contro Confindustria». Addirittura Cremaschi vede nelle 4 ore uno spettro ancor più pauroso, e attacca: «Così sembra che si voglia fare il meno possibile». Insomma, sembra che nella Cgil nessuna decisione sia mai pacifica, e si potrebbe scommettere che nella preparazione della protesta del 6maggio – mancano ancora due mesi – i toni sia fuori (gli attacchi da parte di Cisl e Uil, del governo) che all’interno torneranno a dare materia alle cronache. Una critica, ma questa piuttosto scontata, viene dal ministro del WelfareMaurizio Sacconi, tradizionale antagonista del sindacato guidato da Camusso: «La proclamazione dello sciopero generale da parte della Cgil, a dieci giorni dal voto amministrativo, corrisponde alla richiesta della Fiom ed è purtroppo atto atteso e scontato in chi da tempo ha fatto la scelta, tutta politica, di supplire alla debole opposizione parlamentare». Sacconi ha poi aggiunto che «l’interruzione, per quanto limitata, della produzione non aiuta la ripresa». Accoglie positivamente la notizia dello sciopero il Pd, o perlomeno la segreteria del leader Bersani, con Stefano Fassina non lontano dalle posizioni della Cgil (la parte del Pd più centrista di solito si dissocia da queste manifestazioni, data l’assenza di Cisl e Uil): «La scelta di indire la mobilitazione riflette l’aggravamento della condizione dei lavoratori, con le politiche di Berlusconi, Bossi e Tremonti che scaricano tutti i costi delle loro scelte sulle fasce deboli». Nichi Vendola, governatore della Puglia e a capo della Sel, dice che «l’Italia è ormai in una situazione drammatica e insostenibile», e invita a mobilitarsi «anche Cisl eUil». Paolo Ferrero (Fed) appoggia lo sciopero,ma critica la scelta di fermarsi solo 4 ore: «Inadeguato, servono 8 ore».