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La Farnesina «libera» 250 turisti

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La Stampa web

Lunedì 8 Gennaio 2001
La Farnesina «libera» 250 turisti
Pagato il conto in Egitto, sono tornati a casa

MILANO

Alla fine è dovuta Intervenire la Farnesina, per liberare i 250 disgraziati turisti italiani bloccati in Egitto. Fallito all’improvviso il tour operator che li aveva portati a Sharm el-Sheik, il gruppo ha provato tutte le amarezze del caso: l’albergo che rifiuta le stanze. I pasti saltati. I bambini in lacrime, e le minacce, «o pagate tutto il conto o non vi lasciamo ripartire».
E’ finita bene, ma solo grazie al ministero degli Esteri che ha autorizzato l’ambasciata italiana al Cairo ad utilizzare un fondo speciale istituzionale del ministero dell’Industria, previsto proprio per l’assistenza a cittadini italiani che si trovino in difficoltà all’estero.
Solo così i 250 hanno potuto rientrare in patria. I primi (lombardi, veneti e piemontesi) sono sbarcati all’aeroporto di Orio al Serio la notte scorsa alle 2,40. Stremati e furibondi, hanno raccontato di «una vacanza da dimenticare»: «Abbiamo dovuto pagare i pranzi e le cene, nonostante avessimo già saldato all’agenzia», «ci hanno sistemato in camere scandalose». Un turista ha raccontato che persino il personale italiano dell’agenzia è stato rifiutato dall’albergo e si è dovuto arrangiare presso conoscenti egiziani.
La pietra dello scandalo è la Topkapi, tour operator romano che ha evidentemente mandato allo sbaraglio i suoi fiduciosi clienti, garantendo loro una sistemazione a cinque stelle al Pyramisa Hotel, ma dimenticando di pagare l’albergo. Partiti dall’Italia il 30 dicembre, appena messo piede in Egitto i turisti si sono resi conto che la vacanza non sarebbe finita bene. «L’albergo, pubblicizzato come cinque stelle, era al massimo un due stelle», spiega Armando Russo, di Bergamo.
«Stanze inadeguate, sporcizia dappertutto. Appena arrivati, ci hanno trattati malissimo: abbiamo passato la notte in piedi e cambiato tre camere prima di trovarne una appena decente», continua Russo. La mattina dopo è anche peggio, racconta Franco Bertulas: «Ci hanno detto che l’agenzia era fallita, e perciò se volevamo mangiare dovevamo pagare. Non con la carta di credito, ma in contanti».
«Di colpo, io e le mie tre figlie non abbiamo più potuto entrare in sala da pranzo. Non ci volevano dare da mangiare, nemmeno alle bambine, che hanno solo tre, cinque e 10 anni», racconta una turista romana. Un disastro. Confermato anche da Massimo Cofani, responsabile del viaggio: «I gestori dell’albergo hanno sbattuto fuori cinque persone del nostro staff, e preteso che i clienti ripagassero pernottamento e pasti». Dopo lunghe trattative, si è raggiunto l’accordo di «far pagare solo i pasti fino a ieri», giorno del rientro, previsto con due voli (uno verso Orio al Serio, l’altro su Roma) che hanno rimpatriato tutti i turisti ma non il personale dello staff.
Il gruppo ha così trascorso un tristissimo Capodanno, meditando il modo migliore per tornare a casa. A patto di pagare 80 dollari a testa, cifra richiesta dall’albergo per lasciare liberi gli italiani. Vacanza rovinata, quindi, senza poter godere delle tante bellezze promesse dal catalogo Topkapi: camere «doppie, triple e quadruple tutte arredate finemente», «cocktail di benvenuto nella splendida hall hollywoodiana», «il menu preparato dal nostro chef italiano Massimo», «la piscina spettacolare con la simulazione delle onde, l’unica a Sharm el-Sheikh».
In cambio, arrabbiature, litigi con il personale, e appello finale all’ambasciata italiana. Con la sicurezza di dover avviare una causa di risarcimento. La vacanza rovinata vale, secondo gli avvocati dell’associazione «Telefono blu», cinque milioni a testa. Ma a patto di inoltrare il ricorso tramite raccomandata, entro 10 giorni. Nel frattempo nessuna notizia dell’agenzia Topkapi (sede a Fiumicino e sito Internet ancora operativo), misteriosamente fallita da un giorno all’altro.
 

 

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