3/1/2007 ore: 10:50
La finanza entra nei parchi giochi
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Pagina 14 - Economia e imprese Inchiesta - Le ultime mosse nell'industria del divertimento Un business da 300 milioni di euro all'anno La finanza entra nei parchi giochi Dalla «vendita» di Mirabilandia alla possibile scalata di Minitalia: il risiko del settore di Daniele Lepido Una partita a scacchi finanziaria fatta di fondi misteriosi, tentativi di scalata più o meno ostili, progetti fermi al pit stop. Come insegna l'affaie Gardaland, operazione perfezionata da Blackstone attraverso Merlin Entertainments, il mondo dei parchi di divertimento italiani non è fatto solo di giostre e attrazioni - segmento nel quale il Belpaese, cinesi permettendo, ha ancora la leadership con i distretti dell'Emilia Romagna e del Veneto - ma anche di private equity internazionalie e in certi casi di tenzoni azionarie che passano per gli uffici legali di mezza Europa. Il mercato del Vecchio Continente è ghiotto perché ha ancora un elevato potenziale di crescita: secondo una delle ultime ricerche di PriceWaterhouse-Coopers (Global Entertainment and Media Ourlook: 206-2010) tra quattro anni nell'area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) il business dei parchi a tema toccherà i 5,2miliardi di dollari, con una crescita media annuale del 4,7 per cento. Ancora poco rispetto agli attuali 11,7 miliardi degli Stati Uniti e ai 6,9 miliardi dell'Asia Pacifica. Come rileva il sito parksmania.it, da noi il numero di parchi si colloca tra 150 e 200, anche se quelli importanti (con oltre 300mila ingressi annuali) sono solo una decina. E nel 2006 la stima dei visitatori complessivi è di 20 milioni per un business che si assesta intorno ai 300 milioni di euro, di cui circa un terzo coperto solo da Gardaland. Il quadro italiano Ma cosa bolle in pentola in Italia? Ecco alcune delle prossime mosse: Merlin ha in progetto di portare a Gardaland, in un vero e proprio parco nel parco (i famosi second gate), il centro del mare Sea-Life insieme con Legoland (si veda l'intervista qui a fianco). C'è poi la vendita di Parques Reunidos, il gruppo spagnolo del fondo Advent che in agosto ha acquistato il 100% di Mirabilandia, il secondo parco italiano con circa 2 milioni di visitatori all'anno. Ma anche il tentativo di uno dei costruttori di giostre più noti, Alberto Zamperla, di acquistare e rilanciare Minitalia. O ancora l'idea di Alfapark Srl, società controllata dalla Draco Spa (53,13%), che ha tra i suoi soci anche Hopa (9,63%), l'ex fortino finanziario di Emilio Gnutti, di esportare il progetto di Roma Valmontone nel Nord Italia. In fieri sono anche il parco Mondo Europa di Bologna, Safari Adventure di Ravenna e Animalia di Napoli. Intanto per il parco tematico di Regalbuto (En), già ribattezzato l'Eurodisney siciliana, sembra aprirsi qualche spiraglio con la sigla dei primi contratti di cendita dei terreni sui quali dovrebbe sorgere la struttura. Un progetto da 600 milioni di cui si parla da tempo. Mirabilandia e gli spagnoli Le conseguenze di questo cambio della guardia in capo all'azionariato di Parques Reunidos si rifletterebbero anche sul Parco della Standiana Srl, la società controllata dal gruppo spagnolo che gestisce Mirabilandia, dopo la vendita della famiglia Loffelhardt e di Gedina Capital Investment. «Per la prossima stagione abbiamo un budget non superiore ai 5 milioni di euro - spiega Marco Bertozzi, 44 anni, l'amministratore delegato del parco, che sulla prospettiva di vendita degli spagnoli a pochi mesi dall'acquisto di Mirabilandia fa intendere che per loro, a Ravenna, dovrebbe cambiare poco -. Pensiamo di chiudere l'anno con un fatturato di 45milioni di euro e con un utile prima delle imposte di 6 milioni», conclude Bertozzi. Valmontone e Hopa Il "segreto" di Minitalia La stima fatta da Triberti per Minitalia è di circa 28 milioni di euro comprensivi di immobili, terreno, attrezzature e avviamento. In pratica 150 euro al metro quadro, considerando che la struttura si estende per 189mila metri quadri. Secondo quanto risulta al Sole-24 Ore, un'offerta potrebbe venire proprio da uno dei soci "invisibili" di Minitalia: Alberto Zamperla, il giostraio vicentino a capo del gruppo Antonio Zamperla Spa (40 milioni di euro di ricavi nel 2006 per quasi 200 dipendenti). Socio invisibile perché la sua quota del 33,3% è nella fiduciaria lussemburghese Tau International Sa, alla quale fa capo il 92,23% di Minitalia (il rimanente 7,77% è intestato direttamente a Ottavio Triberti). Una "scalata" che Zamperla starebbe portando avanti con un fondo di private equity, che però aspetta a muoversi, a quanto pare, per leggere l'ultimo bilancio dei Triberti. Per Zamperla le ipotesi sono diverse: da un lato uscire dall'azionariato e dedicarsi solo alla gestione, oppure rimanere ancora tra i soci e spartirsi gli eventuali utili. Complice, però, alcune vecchie (e nuove) ruggini tra gli stessi Zamperla e Triberti, la conclusione dell'affare potrebbe non essere così semplice. Anche se, come spesso capita in questi casi, il nodo è ancora quello del denaro. Come si vede quello dei parchi, più che un gioco da ragazzi, è un business per palati fini. Spesso più "finanziari" che industriali. |