La riforma Biagi in 86 articoli

Venerdí 06 Giugno 2003
ITALIA-LAVORO |
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La riforma Biagi in 86 articoli
 Occupazione - Oggi il Governo esamina il maxidecreto che applica la legge delega sul mercato del lavoro SERENA UCCELLO
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MILANO - Un testo "fiume" di ben 86 articoli. La legge Biagi arriva a un passo dall'essere operativa. Il Consiglio dei ministri oggi esaminerà il decreto attuativo della riforma del mercato del lavoro. Un provvedimento corretto fino alle ultime ore di ieri che conterrà la gran parte delle innovazioni messe a punto dal giuslavorista ucciso dalle Br. Rispetto, dunque, alle indicazioni iniziali che optavano per una divisione della legge in più decreti, il Governo alla fine ha scelto di accorpare tutti gli interventi, in modo da concludere il percorso parlamentare entro due o tre mesi al massimo. La rassicurazione arriva dal sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, che ha spiegato come dopo il passaggio in Consiglio dei ministri il decreto sarà oggetto di un confronto parallelo con le parti sociali e con la Conferenza unificata Stato Regioni, per poi andare all'esame delle commissioni di Camera e Senato e infine tornare a Palazzo Chigi per il via libera definitivo. Dal testo rimane fuori solo la parte relativa alle funzioni dei servizi ispettivi che saranno contenute in un secondo decreto. Prendono forma l'apertura del collocamento ai privati, cui è dedicata la prima parte del decreto, l'introduzione di nuovi modelli contrattuali, su cui si concentra la seconda parte, e la revisione delle collaborazioni. I centri per l'impiego saranno innovati e le vecchie strutture lasceranno il posto «ad agenzie per il lavoro». Al ministero del Lavoro sarà costituito un albo «ai fini dello svolgimento delle attività di somministrazione, intermediazione, ricerca e selezione del personale». La novità è l'apertura di questi servizi ai privati che ora potranno affiancare il pubblico nel facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro, ma anche nel fornire ai lavoratori attività di sostegno e di orientamento. Verranno, inoltre, archiviate le collaborazioni coordinate e continuative, così come sono attualmente disciplinate. L'intervento nasce dalla necessità di ridurre l'utilizzo di questi rapporti di lavoro in funzione «elusiva o frodatoria», per evitare che dietro un rapporto di lavoro subordinato ci sia una dipendenza. Le collaborazioni dovranno essere «riconducibili a uno o più progetti specifici o programmi di lavoro o fasi di esso», si legge nel decreto, specificati in forma scritta così come la sua durata e il relativo corrispettivo. Tutto quello che non rientra in questa formula «sarà invece lavoro subordinato, a tempo determinato o indeterminato», dice Sacconi. Nel caso poi di particolari «tipologie di lavoro accessorie» (ad esempio baby sitter o piccoli lavori di giardinaggio) i beneficiari potranno utilizzare di «carnet di buoni del valore nominale di 7,5 euro ciascuno». Al lavoratore andranno 5,8 euro, che non saranno soggetti a imposizioni fiscali, 1,5 euro serviranno previdenza e assicurazione Inail, 20 centesimi andranno al concessionario - potrebbero essere le Poste - dove il lavoratore potrà riscuotere la sua retribuzione. La formula è riservata a disoccupati da oltre un anno, casalinghe, pensionati, disabili, studenti e ai lavoratori extracomunitari nei sei mesi successivi alla perdita del lavoro». Con il decreto, infine, entra nell'ordinamento italiano uno strumento assai diffuso negli Stati Uniti, lo staff leasing. Si tratta della possibilità di ricorrere all'affitto di manodopera a tempo indeterminato e per interi staff. Ricorso che può scattare solo «in presenza di ragioni di carattere tecnico produttivo e organizzativo, individuate dalla legge e dai contratti collettivi». Sul riferimento alla contrattazione si sono molto battuti i sindacati, così come sul mantenimento dei limiti quantitativi di utilizzo, al pari dell'interinale. Dopo l'approvazione del Governo, per il testo del decreto si aprirà una fase di confronto, in particolare con le parti sociali. Il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, ha già fatto sapere che «alcuni passaggi della delega ci lasciano più perplessi» e che «ci sono alcuni elementi da correggere».
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