Lavori usuranti, lista più ampia Al traguardo il decreto per la pensione anticipata
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In dirittura d’arrivo il decreto sui lavori usuranti voluto col governo Prodi dall’allora ministro del Lavoro Cesare Damiano. Oggi è prevista l’audizione delle parti sociali alla commissione Lavoro della Camera, dopodiché il provvedimento andrà in Consiglio dei ministri: trattandosi di untesto concordato fra maggioranza ed opposizione non dovrebbero esserci brutte sorprese, e il decreto potrebbe diventare esecutivo anche prima del 26 di aprile, la data ultima per la sua ratifica.
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Il nucleo fondamentale conferma la lista dei lavori usuranti del decreto Salvi del ‘99, che identificava alcune categorie di lavoratori, come quelli esposti al caldo o al freddo, il personale impiegato in cave, miniere, gallerie, piuttosto che palombari ed operai del vetro, che possono andare in pensione con tre anni di anticipo rispetto alla norma; a tutti loro adesso si aggiungono gli operai delle catene di montaggio, i lavoratori notturni, i conducenti di autobus. In totale, si tratta di circa 5mila persone all’anno (il provvedimento andrà a regime nel 2013) che potranno ususfruire del pensionamento anticipato. Il costo del provvedimento è già interamente coperto dal relativo stanziamento di 2,52 miliardi di euro effettuato dal governo Prodi e relativo al decennio 2008-2017, che ha ricevuto anche il placet della Ragioneria dello Stato. Se non divenne legge con il ministro Damiano è solo perché la legislatura si concluse
anzitempo. «Andare in pensione tre anni prima è una questione di giustizia sociale - spiega il parlamentarePd Cesare Damiano - e anche di maggior sicurezza, perché tutela contro gli incidenti. Si tratta dell’unica misura a vantaggio del lavoro, soprattutto del lavoro manuale, con un governo che fino a questo momento non ha fatto che ridurne i diritti».
In effetti, il testo diventa tanto più prezioso se si considera lo scenario in cui diventa legge: quello di un governo che allunga il tempo del lavoro prima di poter accedere alla pensione, mentre l’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne toglie 10 minuti di pausa agli operai della catena di montaggio (il che, Damiano ha fatto i conti, in 40 anni equivale a 183 giorni di lavoro in più). «L’unico rammarico – continua Damiano- sta nel fatto che il decreto arriva con tre anni di ritardo, con un risparmio per Tremonti di 283 milioni di euro, ovvero quelli che avrebbero dovuto essere erogati nel 2009 e nel 2010. È rimasto in stand-by per molto tempo, ma ora non ci sono più scuse per non licenziarlo e farlo diventare legge».