Lavoro, l´allarme della Cgil "La crisi non è ancora finita"
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Genova - I liguri invecchiano, fanno pochi figli e a salvarli dal tracollo demografico, con le sue conseguenze su welfare e pensioni, per ora sono gli stranieri. Renzo Miroglio, segretario generale Cgil Liguria e Bruno Spagnoletti, responsabile dell´Ufficio Economico di Cgil Liguria, fanno il punto sulla crisi e sui suoi effetti sul tessuto economico-sociale della regione, trovando nella presenza degli immigrati uno dei punti di forza. «Dal 1985 al 2010 - spiega Spagnoletti - abbiamo perso 146.533 residenti, una variazione negativa del 9,1%, mentre l´Italia registra un più 6,2%. Il declino demografico e, quindi, la difficoltà a garantire il ricambio delle generazioni, possono produrre risultati devastanti sulla sostenibilità del wellfare e aumentare il divario tra protetti e non protetti. Purtroppo, in Liguria la natalità è bassa, 7,6 per mille, mentre la media italiana è 9,5, il tasso di crescita naturale raggiunge il - 5,9 per mille, in Italia - 0,4 e l´indice di vecchiaia è elevatissimo, 234,6% contro una media nazionale del 144%, abbiamo il record mondiale. Per fortuna il calo della popolazione nata in Liguria finora è compensato dal contributo della componente immigrata, che nel 2010 ammontava a 114.347 persone, il 7,07% dei 1.615.986 residenti».
La crisi demografica fa da sfondo a quella economica che, secondo Spagnoletti, «in Liguria non è finita e sempre più a farne le spese sono le famiglie e i lavoratori dipendenti: nel 2010 ben 15 mila lavoratori hanno usufruito delle varie forme di cassa integrazione perdendo a livello complessivo 124.156.542 euro netti. Ogni singolo lavoratore che è stato a zero ore nel periodo di riferimento, ha avuto una perdita economica personale netta certa di oltre 8 mila euro». Dal report della Cgil risulta che i numeri riferiti al primo trimestre 2011 esplicitano un boom delle richieste di ore di cassa integrazione, con un totale che passa dal primo trimestre del 2010 con 2.966.382 ore a oltre 4.624.325 del primo trimestre 2011 per un totale di 17.223 lavoratori coinvolti. Non solo: dal 2008 al 2010 l´Ufficio economico registra una contrazione dell´occupazione di 18 mila unità complessive. Il tasso di disoccupazione medio nel 2010 si attesta al 6,5 per cento (rispetto al 5,7 del 2009 e al 5,4 del 2008). Se a questi aggiungiamo gli "scoraggiati" le persone in cassa integrazione o mobilità senza possibilità di ritornare sul proprio posto di lavoro, il dato medio della disoccupazione in Liguria, secondo la Cgil, viaggia sul 10,1 per cento.
«La Liguria - commenta Spagnoletti - anche per il peso del terziario e delle piccole imprese, tarda ad agganciare la ripresa trainata dalle esportazioni e rischia di riprodurre - anche nel 2011 - un ciclo di stagnazione e di debole crescita, peraltro, disomogenea, anemica e debole». Nel corso dell´anno peserà l´esplosione di nuove crisi aziendali e settoriali, si pensi alla cantieristica, e sono da tenere ulteriori ritardi nell´avvio delle grandi pere infrastrutturali. Il lavoro in Liguria, conclude Miroglio, «è poco ma anche precario e malpagato, le assunzioni nel 2010 sono state 24.210 di cui, esclusi gli 8.680 stagionali, il 24,3 % part time, il 27,9 % a tempo indeterminato, il 5,2 % contratto di apprendistato o altre tipologie e ben il 65,2 % a tempo determinato. E il parlamento discute di tutto tranne che di questo problema».