Le grandi catene del commercio all’assalto dei mercati rionali
Contenuti associati
TORINO - Nelle piazze dei mercati italiani presto potrebbero campeggiare le insegne delle principali catene della grande distribuzione, da Carrefour a Lidl, passando per Scarpe&Scarpe e Coin. Fantasie? No. Gli ambulanti, un esercito composto da 170 mila imprese e 380 mila addetti, sono già sul piede di guerra.
La rivolta contro la direttiva Bolkestein sulle liberalizzazioni, che è stata recepita venerdì dal Consiglio dei ministri senza modifica e rimandando il tutto alle Regioni, è partita da Torino, in maniera spontanea, con il passaparola di banco in banco. Un tam tam sfociato nella serrata di oggi che coinvolgerà parte dei mercati sotto la Mole. Prima iniziativa messa in piedi dal comitato "Stop alla Bolkestein" che si è appoggiato a Facebook per provare a coinvolgere i colleghi di altre città.
Le norme della Ue prevedono che nei mercati rionali, una volta scadute le licenze, anche le Spa e le Coop potranno partecipare alle gare per conquistare le piazzole fino ad oggi riservate alle ditte individuali. Chi per anni si è svegliato alle quattro del mattino per montare il banco non avrà né diritto di prelazione né punteggi maggiori. «Gli spazi verranno concessi al miglior offerente - spiega Davide Pinto, segretario dell´Anva di Torino, associazione di categoria che ha appoggiato la protesta - così si aprono le porte alla grande distribuzione che nel giro di poco potrebbe preferire le piazze con i banchi mobili rispetto ai classici mega-punti vendita». Si registra qualche esperienza fuori dai confini, in Spagna e in Svizzera, ma con la Bolkestein gli esercenti temono un´accelerata: «Va bene liberalizzare - dice Paolo Madoglio, presidente del comitato spontaneo - ma così come è passata la normativa si va da un eccesso all´altro. Rimandando la discussione alle Regioni si rischiano norme diverse dal Piemonte alla Sicilia».
Ma che interesse potrebbero avere i marchi della grande distribuzione? Lo spazio commerciale è enorme: 4 milioni e 380 mila metri quadri lungo tutto l’Italia, concentrato soprattutto nei capoluoghi di provincia dove si contano 1.100 mercati e più di 100 mila posteggi. Federdistribuzione è cauta, anche se riconosce un interesse: «Non tanto nel settore alimentare - sottolinea Savino Russo, responsabile del Piemonte - ma nell´abbigliamento, negli accessori e nei casalinghi. Il mercato rionale può diventare un canale alternativo dove indirizzare un tipo di merce, oppure le giacenze a prezzi ridotti. Ma è tutto da sperimentare». Per l´associazione che raggruppa le imprese della gdo sbaglia chi si arrocca su vecchie posizioni: «Anche gli ambulanti avranno vantaggi, potranno costituirsi in società, migliorare il servizio, diventando moderni».
Gli esercenti temono che i marchi non si accontentino di un paio di piazzole, che puntino a prendersi intere fette di piazze: è più economico e flessibile avere un carosello di mezzi, con tanto di dipendenti, piuttosto che allestire nuovi punti vendita fissi. A guadagnarci potrebbero essere i consumatori, ma le associazioni di settore sono perplesse: «La grande distribuzione non è servita ad abbattere i prezzi - dice Alessandro Mostaccio, presidente del Movimento Consumatori del Piemonte - sarebbe meglio invece valorizzare il mercato, puntando sulla trasparenza dei prodotti e sulla qualità».